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Gorgia (in greco antico: Γοργίας, Gorghías; Leontinoi, 485 a.C. oppure 483 a.C. – Larissa, 375 a.C. circa) è stato un retore e filosofo siceliota. Discepolo di Empedocle, è considerato uno dei maggiori sofisti, teorizzatore di un relativismo etico assoluto, fondato sulla morale della situazione e spinto fino al nichilismo.
La scuola eleatica è un'antica scuola presocratica di filosofia attiva ad Elea, colonia greca dell'antica Lucania, il cui esponente principale fu Parmenide. Altri membri della scuola erano Zenone di Elea, Melisso di Samo, e Senofane di Colofone, che viene da alcuni storici considerato come suo fondatore, ma questa posizione, probabilmente basata sull'apparente contiguità fra la polemica contro la molteplicità degli dei antropomorfi, propria di Senofane e il concetto dell'unità propria dell'essere, elaborato da Parmenide, è discussa. Le conoscenze su questa antica scuola, come per tutte le altre scuole presocratiche, sono indirette e si basano su testimonianze certe e testi di autori dell'epoca parmenidea.
Il Gorgia (Γοργίας) è un dialogo di Platone risalente al gruppo dei dialoghi giovanili, e scritto probabilmente attorno al 386 a.C., al ritorno del filosofo dal suo primo viaggio in Sicilia. Esso prende il titolo dal primo e più noto interlocutore che Socrate incontra in questo dialogo, il retore Gorgia di Leontini.
L’Eutidemo (in greco Εὐθύδημος) è un dialogo di Platone in cui viene messa in scena una parodia dell'eristica, l'arte sofistica di “battagliare” a parole allo scopo di confutare le tesi avversarie, qui rappresentata dai due fratelli Eutidemo e Dionisodoro. Platone, sempre caustico nei confronti dei sofisti, mette alla berlina quest'arte, per mezzo della quale è impossibile cogliere la verità e quindi poter insegnare o apprendere qualcosa: l'eristica infatti si fonda sulla convinzione che tutte le affermazioni abbiano il medesimo valore di verità, e che quindi le parole possano essere usate non per raggiungere la conoscenza, ma più semplicemente per competere con gli altri e indurli al silenzio, sostenendo o confutando una tesi a seconda dell'utilità del momento.Lo scopo di Platone nell’Eutidemo è ancora una volta difendere Socrate dalle calunnie che gli erano state mosse, mostrando come il maestro si differenziasse nel pensiero e nelle azioni dai sofisti a cui veniva equiparato. Egli costruisce dunque il dialogo come fosse una commedia (un prologo, 5 atti e un epilogo), attribuendole però un compito serio, quello di mettere in guardia i ceti elevati dalla capziosità dei sofisti e di chi, come Isocrate, dice di poter formare cittadini virtuosi attraverso l'insegnamento della retorica. A ciò inoltre si aggiunge l'intento polemico che Platone sembra avere nei confronti delle altre scuole socratiche, e in particolare quella di Euclide di Megara, il quale veniva accusato di essere a sua volta eristico e quindi lontano dall'insegnamento socratico, di cui Platone si presentava come l'unico erede legittimo.
L'elogio, o encomio, è un'orazione pubblica tributata a una o più persone. Il più delle volte si tratta di un elogio funebre (un eloquio o un discorso elogiativo pronunciato durante la celebrazione, laica o religiosa, di un funerale), di una menzione testamentaria, di una sentenza giuridica, ma non è raro che lo si usi in occasione di compleanni o eventi speciali, sempre in funzione encomiastica.
La compassione (dal latino cum patior - soffro con - e dal greco συμπἀθεια , sym patheia - "simpatia", provare emozioni con..) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui desiderando di alleviarla.Il concetto di compassione richiama quello di empatia dal greco "εμπαθεια" (empateia, composta da en-, "dentro", e pathos, "affezione o sentimento"), che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione soggettiva che legava lo spettatore del teatro greco antico all'attore recitante ed anche l'immedesimazione che esso aveva con il personaggio che interpretava. Una tecnica di recitazione questa comune anche alla commedia dell'arte.Nelle scienze umane, il termine empatia è passato a designare un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione dell'altro, escludendo ogni attitudine istintiva affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale.