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Giuseppe Chiarini (Arezzo, 17 agosto 1833 – Roma, 4 agosto 1908) è stato un letterato e critico letterario italiano.
Ottaviano Targioni Tozzetti (Vernio, 23 aprile 1833 – Livorno, 27 gennaio 1899) è stato un poeta e scrittore italiano.
Giuseppe Torquato Gargani (Firenze, 12 febbraio 1834 – Faenza, 29 marzo 1862) è stato un poeta e letterato italiano.
Carlo Placci (Londra, 23 novembre 1861 – Firenze, 14 gennaio 1941) è stato uno scrittore italiano.
Il termine Amici pedanti indica il sodalizio letterario nato a Firenze nel 1856 dal gruppo formato da Giuseppe Torquato Gargani, Giosuè Carducci, Giuseppe Chiarini, Ottaviano Targioni Tozzetti.
Francesco Carlo Pellegrini (Livorno, 18 Ottobre 1856 – Firenze, 30 Dicembre 1929) è stato un filologo e letterato italiano. Professore ordinario per 43 anni presso la Regia Accademia Navale di Livorno, oltre ad aver redatto due testi scolastici che riscossero notevole successo, ha svolto l’incarico di revisore presso la casa editrice Giusti curando anche opere di Giovanni Pascoli il quale gli dedicò la poesia: “Il castagno” contenuta nell’opera: “Myricae”. Inoltre durante tutto l’arco della sua vita ha pubblicato diversi saggi per l’Archivio Storico italiano, per il "Giornale storico della letteratura italiana" e per la "Rassegna bibliografica della letteratura italiana”.
L'allitterazione (dal latino umanistico allitteratio, -onis, derivazione di littĕra, "lettera") è una figura di parola, ricorrente soprattutto in poesia, che consiste nella ripetizione, spontanea o ricercata (per finalità stilistiche o come aiuto mnemonico), di un suono o di una serie di suoni, acusticamente uguali o simili, all'inizio (più raramente all'interno) di due o più vocaboli successivi, producendo omofonia (al pari della rima); è un fenomeno che non interessa soltanto l'arte retorica, ma appartiene anche alla lingua comune. L'allitterazione ha dato origine a varie locuzioni di uso corrente (bello e buono, tosto o tardi, senza capo né coda). Come artificio retorico, è frequente presso gli autori latini (famoso è rimasto l'esametro degli Annali di Ennio: "O Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti", 'O Tito Tazio, tiranno, tu stesso ti attirasti atrocità tanto tremende!'); nell'antica poesia germanica è elemento fondamentale del verso. Al pari di altre figure, l'allitterazione è usata in ambito pubblicitario.