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Anche definito “morbo asiatico” a motivo della sua provenienza, il colera è causato da un bacillo (Vibrio cholerae), che si introduceva nell'organismo moltiplicandosi nell'apparato digerente. Nel corso dell'Ottocento, a causa di movimenti militari e commerciali dell'Inghilterra nel continente indiano, e delle macchine a vapore che resero sempre più numerosi i viaggi, il colera cominciò a diffondersi su quasi tutto il globo. L'Ottocento, infatti, rappresentò per l'Europa il secolo dello sviluppo industriale, che causò anche l'aumento demografico e l'accrescimento delle maggiori città che videro moltiplicare al loro interno rifiuti e germi, condizioni favorevoli per lo sviluppo di tale epidemia. Il colera dilagò in diverse città europee generando sette pandemie nel corso del XIX secolo. Sei di queste giunsero anche in Italia: 1835-1837, 1849, 1854-1855, 1865-1867, 1884-1886 e 1893.La rivoluzione batteriologica di fine Ottocento porterà alla scoperta degli agenti eziologici di quasi tutte le malattie epidemiche, ma alla prima comparsa del colera in Europa erano del tutto sconosciute le cause di questa malattia. Le manifestazioni coleriche iniziavano con forte diarrea accompagnata da dolori addominali, le scariche si presentavano poltacee e miste a bile, per poi diventare liquide e incolori. Contemporaneamente si presentava anche il vomito e cessava l'emissione d'urina. Il corpo si disidratava e per il malato cominciava il tormento della sete. Il volto si presentava pallido e molto sudato, gli occhi incavati nelle orbite. Quando il malato provava un'intensa sensazione di freddo, nota come fase algida, la morte sopraggiungeva nel giro di poche ore.
La peste del 1630 fu un'epidemia di peste bubbonica diffusasi in Italia nel periodo tra il 1629 e il 1633 che colpì diverse zone del Settentrione, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e la Svizzera, con la massima diffusione nell'anno 1630. Il Ducato di Milano, e quindi la sua capitale, fu uno degli Stati più gravemente colpiti. Si stima che in Italia settentrionale tra il 1630 e il 1631 morirono per la peste 1.100.000 persone su una popolazione complessiva di circa 4 milioni.L'epidemia è nota in Italia come peste manzoniana perché venne ampiamente descritta da Alessandro Manzoni nel romanzo I promessi sposi e nel saggio storico Storia della colonna infame mentre all'Estero è ricordata come "Peste Italiana": en. Italian Plague o Great Plague of Milan; es. Plaga italiana o La gran peste de Milán.
Pellegrino Artusi (Forlimpopoli, 4 agosto 1820 – Firenze, 30 marzo 1911) è stato uno scrittore, gastronomo e critico letterario italiano, autore di un notissimo libro di ricette: La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene.
Le malattie trasmesse dalle zanzare sono malattie nell'uomo o in altri vertebrati causate da batteri, virus, protozoi o elminti trasmessi dalle zanzare. Le zanzare possono trasmettere l'agente patogeno senza soffrirne.Si stima che nel mondo quasi 700 milioni di persone, con oltre un milione di morti, ogni anno siano colpite da una malattia trasmessa dalle zanzare.Gli agenti patogeni possono essere trasmessi anche per altre vie, ad esempio nelle emotrasfusioni, ma la trasmissione con il morso/puntura della zanzara durante il suo pasto di sangue è quella più frequente.
I Giancattivi sono stati un trio comico pratese-fiorentino diventato celebre alla fine degli anni settanta e scioltosi nel 1985. Divennero noti al grande pubblico grazie al programma televisivo della RAI Non stop nel 1977 - 1978. I Giancattivi furono un trio nel corso di tutta la loro storia, ma la composizione del gruppo variò più volte nel corso degli anni. Gli elementi permanenti della formazione furono sempre Alessandro Benvenuti e Athina Cenci mentre la posizione del terzo componente venne occupata nel tempo da vari artisti e personaggi di spettacolo. Tra questi il più famoso fu senz'altro Francesco Nuti.
L'epidemia di colera di Italia del 1973 è stata un'epidemia che si verificò nell'ambito della settima pandemia di colera, nelle aree costiere delle regioni Campania, Puglia e Sardegna tra il 20 agosto e il 12 ottobre, quando vennero diagnosticati 278 casi di colera causati dal vibrione del colera, biotipo El Tor (serotipo O1). Quasi tutti i casi coinvolsero gli adulti, con una preponderanza di uomini, e causarono complessivamente 24 decessi.L'improvvisa epidemia, forse causata dal consumo di cozze crude o altri frutti di mare contaminati dal vibrione, causò un grande allarmismo nella popolazione (all'ospedale Cotugno di Napoli vennero ricoverate 911 persone in dieci giorni), ma già pochi giorni dopo l'inizio dell'emergenza venne avviata la più grande operazione di profilassi nel secondo dopoguerra che portò alla vaccinazione di circa un milione di napoletani in appena una settimana, grazie anche all'aiuto dell'impiego delle siringhe a pistola messe a disposizione dalla Sesta Flotta degli Stati Uniti.Sin dai primi giorni, comunque, il veicolo di diffusione fu indicato in una partita di cozze proveniente dalla Tunisia, arrivata prima a Torre del Greco e a Napoli, poi a Bari e a Cagliari, dove si verificarono altri casi. Napoli subì un feroce attacco mediatico da parte di alcuni giornalisti come Alberto Sensini, che, a suo dire, legge nell’epidemia l’avverarsi delle previsioni di Pietro Gobetti su di un «Sud sempre più attratto verso il Medio Oriente della miseria e dell’arretratezza». Tra i giornalisti c’è anche, però, chi avverte che sulla città «il vento della calunnia soffia dal Nord».
L'epidemia di SARS del 2002-2004, comunemente indicata come epidemia di SARS, è stata un'epidemia della malattia respiratoria SARS causata dal coronavirus SARS-CoV, probabilmente iniziata nel novembre del 2002 in Cina, e successivamente diffusasi in 26 nazioni del mondo, contagiando più di 8000 persone.L'identificazione del coronavirus che causa la SARS fu resa possibile grazie al medico italiano Carlo Urbani. Le caratteristiche genetiche del virus che causa la SARS furono identificate nell'aprile del 2003 e nel 2004 finì l'epidemia.
Con epidemia del crack (o invasione) si è soliti riferirsi a un preciso contesto storico compreso tra il 1984 e il 1990, durante il quale l'uso e il traffico del crack subì un brusco aumento nelle principali metropoli statunitensi, comportando anche l'incremento di reati violenti come rapine, omicidi, furti e fenomeni correlati al traffico della droga come guerre tra bande e nomadismo di senza fissa dimora e tossicodipendenti. I primi segnali di un boom del crack nel mondo della droga si ebbero a partire dal 1980, ma in accordo con la Drug Enforcement Administration il periodo di crisi di legalità iniziò nel 1984 per finire solo nel 1990, in quello che può essere considerato l'apice dell'epidemia. La causa principale dell'epidemia era la novità del prodotto e il prezzo notevolmente inferiore a quello di altri stupefacenti, tra i 2,5 e i 5 dollari la dose. Gli effetti di una dose, però, durano notevolmente meno, grossomodo 5-10 minuti, e sono fortissimi. Il rischio incompreso era che la dipendenza si sviluppa già dopo una singola dose, una dipendenza complessivamente molto più costosa di altre droghe, data la breve durata dell'effetto e del conseguente bisogno continuo di assumerne. Con il progressivo decesso dei primi assuntori ci fu la fine dell'epidemia, essendo oramai evidente a tutti la pericolosità, all'inizio sottovalutata, del prodotto. Il crack a tutt'oggi viene assunto quasi solamente da cocainomani già cronici come sostituto della cocaina, allorquando l'assunzione nasale provoca la distruzione dei tessuti nasali: l'unico modo di assunzione diventa l'inalazione e proprio questo era, infatti, il motivo per cui il crack è stato concepito. L'epidemia colpì le principali metropoli statunitensi. Tra le città che più risentirono del fenomeno criminoso: New Orleans, Philadelphia, Houston, New York, Pittsburgh, Baltimora, Chicago, Washington, Los Angeles, Detroit, St. Louis, Miami e Oakland. Secondo Chuck Schumer, senatore dello stato di New York: "Vent'anni fa, il crack era diretto a est attraverso gli Stati Uniti come un Mack Trucks fuori controllo, e gettò New York in una situazione difficile proprio perché nessuno di noi vide segnali d'avvertimento".
L'encefalite virale è un'infiammazione del parenchima cerebrale con conseguente disfunzione neurologica causata da una infezione virale primaria. È il tipo più comune di encefalite e spesso coesiste con la meningite virale. I virus invadono l'ospite al di fuori del sistema nervoso centrale (SNC) e quindi raggiungono il midollo spinale e il cervello per via ematogena o in modo retrogrado risalendo dalle terminazioni nervose.Esiste anche una encefalite "virale" secondaria o postinfettiva dove l'infiammazione del cervello è associabile ad un virus ma è causata da una reazione immuno-mediata al virus, ad un vaccino o un'altra proteina associata all'infezione virale. Questo tipo di encefalite autoimmune per quanto innescata da un virus o da un vaccino non è propriamente una encefalite virale anche se spesso la mima e può essere confusa con l'encefalite virale primaria. In passato a seguito di una infezione virale, l'encefalite autoimmune associata veniva considerata una ricaduta o una recidiva dell'encefalite primaria, come nel caso della coreatetosi conseguente l'encefalite da virus dell'herpers simplex o una complicanza neurologica dell'infezione primaria come nel caso dell'encefalomielite disseminata acuta associate a varicella, rosolia, parotite, mononucleosi infettiva, epatite A, influenza, malattia mano-piede-bocca. La distinzione tra encefalite virale primaria e encefalite immuno-mediata associata ad una infezione virale è determinante nella scelta del trattamento.L'encefalite virale tende ad essere più comune nei giovani rispetto agli anziani. Tuttavia, anche l'ambiente gioca un ruolo fondamentale. Molti casi di encefalite virale non vengono rilevati a causa della mancanza di test e sintomi lievi. Inoltre, gli studi dimostrano che molti pazienti sviluppano alti livelli di anticorpi contro i virus ma non mostrano sintomi.Una volta nel cervello, il virus e la risposta infiammatoria dell'ospite interrompono la funzione neurale, portando a malattie e complicazioni, molte delle quali spesso sono di natura neurologica, come abilità motorie compromesse e comportamento alterato. I virus encefalitici sono tipicamente trasmessi da persona a persona o sono virus trasmessi da artropodi, insetti o aracnidi come le zecche. I giovani e gli anziani sono a più alto rischio di encefalite virale. Molti casi di encefalite virale non vengono identificati a causa della mancanza di test o di una malattia lieve e le indagini sierologiche indicano che le infezioni asintomatiche sono comuni. Esistono vari modi per prevenire l'encefalite virale, come i vaccini che si trovano nei programmi di vaccinazione standard o che sono raccomandati quando si vive o si visitano determinate regioni, e varie misure volte a prevenire le punture di zanzare, flebotomi e zecche al fine di prevenire l'infezione da arbovirus.