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Eruzione dell'Etna del 1910

L'eruzione dell'Etna del 1910 iniziò alle ore 8:15 del 23 marzo; si aprì una serie di fratture tra il Cratere Centrale e la Montagnola dalle quali fuoriuscivano solo vapori. Successivamente, tra i 2.300 e i 1.900 metri di quota si aprì una nuova frattura lunga circa 2 km, accompagnata da violente scosse di terremoto. Dalla parte bassa della frattura fuoriuscì presto una colata lavica che si diresse velocemente verso valle, in direzione dell'abitato minacciando gli abitati di San Leo, Borrello, Belpasso e Nicolosi. I fenomeni effusivi si localizzarono nella parte più bassa della frattura mentre i fenomeni esplosivi caratterizzarono le zone più alte. Il 7 aprile il flusso lavico cominciò a indebolirsi notevolmente. Il 18 aprile l'eruzione, dopo 26 giorni di attività in cui aveva raggiunto la quota minima di circa 700 m, si fermò in contrada Cisterna della Regina a circa un chilometro dall'abitato di Borrello. La colata si estendeva complessivamente per circa 10 chilometri. I danni furono limitati alle zone boschive e alle coltivazioni a monte del paese di Belpasso. Durante l'eruzione si formarono due bastioni di scorie, chiamati in seguito Monti Riccò, e un cono di scorie, il monte Recupero; in seguito alle eruzioni del 1983 e del 1985, sono state ricoperte le tracce esistenti dell’eruzione del 1910.

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