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Le Res gestae divi Augusti, cioè "Le imprese del divino Augusto", o Index rerum gestarum, sono un resoconto redatto dallo stesso imperatore romano Augusto prima della sua morte e riguardante le opere che compì durante la sua lunga carriera politica. Il testo ci è giunto inciso in latino e in traduzione greca sulle pareti del tempio di Augusto e della dea Roma (Monumentum Ancyranum) ad Ancìra (latino Ancyra), l'odierna Ankara in Turchia.
Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (in latino: Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus; nelle epigrafi: C·IVLIVS·C·F·CAESAR·IIIVIR·RPC; Roma, 23 settembre 63 a.C. – Nola, 19 agosto 14), nato come Gaio Ottavio Turino (Gaius Octavius Thurinus) e meglio conosciuto come Ottaviano o Augusto, è stato il primo imperatore romano dal 27 a.C. al 14 d.C.Nel 27 a.C. egli rimise le cariche nelle mani del senato; in cambio ebbe un imperio proconsolare che lo rese capo dell'esercito e il Senato romano, dietro suggerimento di Lucio Munazio Planco, gli conferì il titolo di Augustus il 16 gennaio del 27 a.C., cioè il più autorevole fra i politici di Roma e il suo nome ufficiale fu da quel momento Imperator Caesar Divi filius Augustus (nelle epigrafi IMPERATOR·CAESAR·DIVI·FILIVS·AVGVSTVS).Augusto volle trasmettere l'immagine di sé come principe pacifico e quella di Roma come trionfatrice universale attraverso un uso accorto delle immagini, l'abbellimento della città di Roma, la tutela degli intellettuali che celebravano il principato, la riqualificazione del senato e dell'ordine degli equites. Dal punto di vista amministrativo, le riforme di Augusto furono importanti e durature. Attribuì le province non pacificate a legati imperiali scelti da lui stesso, lasciando le altre a proconsoli di rango senatorio; tutti però rispondevano all'imperatore. Augusto tenne per sé l'Egitto, sotto il governo di un suo prefetto. Riformò il sistema fiscale e monetario. Riorganizzò l'amministrazione della città di Roma attribuendo ad alti funzionari statali la cura dell'urbanistica, la responsabilità dell'approvvigionamento alimentare e la gestione delle acque.
Le spedizioni celtiche in Grecia e nella penisola balcanica furono una serie di movimenti di popolazioni celte e di spedizioni militari, ben attestate da fonti greche e confermate dai ritrovamenti archeologici, le quali tra lo scorcio del IV e i primi decenni del III secolo a.C., determinarono la penetrazione di ondate di Celti nella Penisola balcanica, fino a lambire il recinto sacro di Apollo a Delfi. Il retroterra storico che favorì le invasioni celtiche nella penisola va ricercato nel mutato quadro degli equilibri europei: la civiltà celtica, al suo apogeo, sperimentava una fase di larghissima espansione proprio mentre sul territorio italiano si registrava l'ascesa politica di Roma; più vulnerabile era quindi il mondo ellenico, alle prese con la problematica e confusa successione ad Alessandro Magno. Le incursioni nella penisola balcanica, potenzialmente destabilizzanti, sortirono conseguenze politiche effimere: le egemonie spesso non si consolidarono o addirittura, come nel caso di Delfi e del Regno di Macedonia, non si concretizzarono neppure; laddove presero piede, come nel regno di Tylis o in Tracia, furono di breve o brevissima durata. L'unico effetto duraturo fu l'enclave dei Galati negli altopiani dell'Anatolia centrale; ma la vicenda di questo popolo, pur importante ed emblematica, ebbe un peso abbastanza marginale nella successiva storia del Mediterraneo. L'effetto perturbativo generato da quelle invasioni ebbe un ruolo nel condizionare le dinamiche politiche che erano in atto in quel nascente aggregato politico culturale che sarà il mondo ellenistico. Importantissime e durature furono invece le conseguenze culturali. I rapporti che i Celti instaurarono con il Mediterraneo, e gli interscambi che ne derivarono, aprirono la Cultura di La Tène all'assimilazione selettiva e alla rielaborazione, mai passiva, di elementi provenienti dal mondo ellenistico e cartaginese. Il fenomeno evolutivo, oltre che nel campo artistico e artigianale, incise profondamente nella sfera economico-sociale: ne sono esempi, in particolare, la diffusione della moneta, secondo modelli mediterranei, e alcuni aspetti dell'organizzazione amministrativa e urbana, che andò progressivamente modellandosi su una più complessa topologia reticolare . Paradossalmente, fu proprio questo processo di trasformazione verso relazioni e forme urbane più evolute, a rendere più facile la successiva conquista militare romana. Inoltre, l'incorporazione selettiva e la rielaborazione di elementi culturali mediterranei favorirono l'assimilazione romana successiva alla conquista, assecondando le vocazioni continentali di quella che sarebbe stata la grande struttura politica dei secoli a venire, l'Impero romano.