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Lo scapino è una maschera della commedia dell'arte, derivata da Brighella, a cui rassomiglia. Rappresenta il servitore imbroglione, furbissimo e vigliacco: il nome di Scapino, originariamente detto Scappino, deriva infatti dal verbo scappare, e indica l'abitudine costante del personaggio a scegliere la fuga come soluzione più semplice e sbrigativa in ogni caso di pericolo. Con tale nome appare già nel dramma Don Gastone di Moncada di Giacinto Andrea Cicognini, scritto nella prima metà del Seicento. Il personaggio di Cicognini presenta delle caratteristiche proprie, prese in parte dal servo gracioso della commedia spagnola, poiché non è tanto vigliacco nemmeno tanto furbo quanto l'omonima maschera. Presentato in Francia nel Seicento dal celebre attore comico Francesco Gabrielli, Scapino, con la sua scattante vivacità, conquistò subito il gusto dei parigini. Molière lo prese a modello per la commedia Les Fourberies de Scapin (Le furberie di Scapino, del 1671), e rinnovò il carattere della maschera, arricchendolo di una più raffinata furberia e di una fantasia inesauribile. Il costume di Scapino, che fino alla prima metà del Seicento fu quello tradizionale degli Zanni, divenne poi simile a quello di Brighella, a righe verdi e bianche con alamari neri. È spesso rappresentato nell'atto di suonare: sebbene appartenga alla schiera di maschere dei servitori, il Gabrielli era un valente musicista e connotò in tal modo anche la sua maschera.
Giovanni Filippo Apolloni (Arezzo, 1635 circa – Arezzo, 15 maggio 1688) è stato un librettista e poeta italiano. Nel settembre del 1653 circa entrò al servizio dell'arciduca Ferdinando Carlo d'Austria, grazie alle raccomandazioni del cardinale Giovanni Carlo de' Medici e forse del compositore Antonio Cesti. Fu dunque attivo a Innsbruck, dove scrisse per quest'ultimo i libretti L'Argia e La Dori, che furono messi in musica e allestiti rispettivamente nel 1655 e nel 1657. Tornato in Italia nel 1659, entrò al servizio del cardinale Flavio Chigi nel maggio 1660 a Roma, posizione che terrà per il resto della sua vita. Come Cesti, egli fece parte dell'Accademia dei Percossi, un circolo letterario fiorentino, al quale appartenevano anche il poeta Salvator Rosa e Giovanni Battista Ricciardi. Nel 1669 mise in versi L'empio punito dell'impresario Filippo Acciaiuoli per il teatro di palazzo Colonna in Borgo a Roma, primo dramma per musica sul soggetto teatrale del Don Giovanni, posto in musica da Alessandro Melani. Per l'Accademia degli Sfaccendati scrisse i libretti di due opere rappresentate nel palazzo Chigi di Ariccia (Roma): La sincerità con la sincerità ovvero il Tirinto (1672), messa in musica da Bernardo Pasquini, e Gl'inganni innocenti ovvero L'Adalinda (1673), messa in musica da Pietro Simone Agostini, quest'ultima ripresa nel 1679 al Teatro Ducale di Milano. Scrisse anche il libretto di Amor per vendetta ovvero l'Alcasta, dramma posto in musica da Bernardo Pasquini e rappresentato al teatro Tordinona di Roma nel carnevale 1673. Scrisse inoltre testi per cantate profane e libretti per oratori, tra i quali Caino e Abele (1671; mus. Bernardo Pasquini); Tobia (1675; mus. Antonio Masini) Iefte (1675; mus. A. Masini; e 1689; mus. Giovan Battista Tomasi); Il sacrificio d'Abramo (1675; mus. A. Masini); L'Assalonne (mus. Paolo Petti). Apolloni fu uno dei migliori successori di Giacinto Andrea Cicognini. Il suo lavoro più noto fu La Dori, musicata da Cesti, che con Il Giasone e L'Orontea fu una delle opere italiane più rappresentate nel XVII secolo. I suoi drammi, affini a quelli di Cicognini, sono caratterizzati dalla mescolanza di elementi storici e pseudo-storici, dall'impiego di linguaggio diretto e dalla presenza di personaggi comici della tradizione teatrale italiana.
Giovanni Faustini (Venezia, 19 maggio 1615 – Venezia, 19 dicembre 1651) è stato un librettista e impresario teatrale italiano. Sua madre, Isabetta Vecellio, era figlia del noto pittore Cesare Vecellio. Tra il 1642 e il 1651 scrisse 14 libretti, tutti per essere messi in musica nei teatri veneziani dell'epoca. La maggior parte di questi furono destinati all'impiego del compositore Francesco Cavalli. Giovanni Faustini fu attivo anche come impresario dei teatri San Moisé e San Apollinare. A causa della sua morte prematura (morì a soli 36 anni) lasciò cinque libretti incompiuti, che furono terminati dal fratello Marco, anch'egli affermato impresario. La collaborazione fra Faustini e Cavalli rappresenta senz'altro il decennio più altamente fluttuante e formativo della storia dell'opera veneziana (1642-51). I drammi di Faustini, le quali trame e i personaggi erano generalmente inventati, piuttosto che storico o mitologico, lo sviluppo spesso coinvolgeva la relazione di due coppie di amanti. I suoi ultimi lavori, i quali risentono dell'influsso di Giacinto Andrea Cicognini, presentano trame con intrecci complessi.
Giacinto Andrea Cicognini (Firenze, 1606 – Venezia ?, 1650) è stato un drammaturgo e librettista italiano figlio del poeta e drammaturgo Jacopo Cicognini.