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Robert Anthony Plant (West Bromwich, 20 agosto 1948) è un cantautore, musicista e compositore britannico. Nel 1968, contattato da Jimmy Page, entrò a far parte dei neo-formatisi Led Zeppelin nel ruolo di voce solista e autore, contribuendo in maniera determinante alla nascita dell'hard rock, genere del quale il gruppo è comunemente ritenuto iniziatore, e rimanendovi fino allo scioglimento del gruppo, avvenuto nel 1980 a causa della morte del batterista John Bonham. Dal 1982 si è dedicato con alterne fortune alla carriera solista, riprendendo e ampliando molti dei temi costituenti la complessa alchimia musicale dei Led Zeppelin come il blues, il folk, la musica araba e le tematiche mitologiche, in particolar modo quelle celtiche. La sua ecletticità nel combinare vari generi musicali, le pose sfrontate che assumeva sul palco e soprattutto il suo timbro vocale estremo, del tutto inedito per l'epoca, per la sua capacità di assumere sfumature assai delicate o livelli di inaudita aggressività, ne hanno fatto un modello per i cantanti hard rock e heavy metal che sarebbero venuti; esempi piuttosto evidenti sono Steven Tyler degli Aerosmith, Bon Scott degli AC/DC, Axl Rose dei Guns N' Roses, Freddie Mercury dei Queen, David Lee Roth dei Van Halen, Paul Stanley dei Kiss, Sammy Hagar dei Montrose, Rob Halford dei Judas Priest, Jack Russell dei Great White, Geddy Lee dei Rush, David Coverdale degli Whitesnake e Jeff Keith dei Tesla così come moltissimi altri. Il 20 aprile del 1992 ha preso parte al Freddie Mercury Tribute, eseguendo “Crazy Little Thing Called Love e Innuendo che non venne inclusa sia nella VHS che nel DVD su richiesta dello stesso Plant, poiché ritenne che, a causa delle cattive condizioni di salute, la sua esecuzione fosse di basso livello. È stato collocato al 15º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone; nel 2009 è stato votato dagli ascoltatori di Planet Radio e dai lettori della rivista NME come Greatest voice in Rock. Identico responso ha dato il sondaggio condotto nel 2011 tra i lettori internazionali di Rolling Stone: per il pubblico, Robert Plant è Il più grande cantante solista di tutti i tempi.
I Jīlāla (in arabo: جيلالة, Jīlāla), o Ṭarīqa Jīlāliyya (in arabo: طريقة جيلاﻟﻴـة, sono una confraternita estatica e terapeutico-musicale del Marocco, di origine sufi, da non confondere con i Jil Jilala, gruppo musicale folk marocchino. I Jīlāla sono la più antica confraternita del Marocco. Prendono il nome dal maestro sufi ʿAbd al-Qādir al-Jilānī, in Marocco chiamato Moulay Abdelkader Jilali o Boualam Jilali (Būʿalam Jilāli).I rituali dei Jīlāla vanno dal dhikr all'invocazione di santi e jinn, esattamente come i Gnawa, i Hmadsha e gli Issawa. Inizialmente gli Jīlāla rappresentavano la voce impaurita del sufismo marocchino, e nel loro antico repertorio, oltre le invocazioni di santi e jinn e i canti di lode di Allah, hanno canti di lamentela dell'esilio e della morte, e per questo motivo il loro stile musicale è, in genere, malinconico. Vengono chiamati, dietro compenso monetario, per liberare persone possedute da qualche spirito malvagio e per guarire i malati (in particolare malattie quali l'isteria e la depressione) tramite l'invocazione di santi e spiriti, oppure vengono utilizzati semplicemente per scopi benauguranti o per entrare in grazia degli spiriti e dei santi. In un rituale Jīlāla viene eseguita la ḥaḍra (anche se in Marocco i rituali delle confraternite sufi terapeutico-musicali prendono più il nome di lila). La terapia o l'esorcismo devono essere ripetuti ogni anno, nello stesso periodo. Si pensa che se la terapia non viene rinnovata, l’ammalato o il posseduto ripresenterà gli stessi sintomi all'avvicinarsi della data corrispondente alla prima crisi. Nel tempo che intercorre tra due lila, comunque, i sintomi svaniscono, o, almeno, vengono tenuti sotto controllo. I partecipanti ai rituali, soprattutto donne, cadendo in uno stato di trance (ḥāl), danzano sfrenatamente (jadba o jedba) al ritmo dei flauti e dei bendir. I caduti in trance possono presentare comportamenti diversi, quali risate, urla, pianti. I Jīlāla sono diffusi in tutto il Marocco (escludendo il Sahara Occidentale), in particolar modo nel nord e nella regione di Casablanca.Ci sono similitudini tra i rituali dei Jīlāla e degli altri gruppi terapeutico-musicali marocchini con il fenomeno del tarantismo italiano, ad esempio la danza liberatoria, il fatto che la terapia debba essere rinnovata ogni anno, il fatto che i guaritori sono musicisti, e che si dà un valore terapeutico ai colori, alla musica e alla danza. I Jīlāla operano in piccoli gruppi, in genere meno di cinque persone. Gli strumenti che utilizzano sono il flauto (quello principalmente utilizzato è la gasba di canna di bambù) e il bendir, quelli che utilizzano il bendir in genere sono anche quelli che fanno le invocazioni e i canti. Quando si tratta dei canti in onore di una tipologia di spiriti, detti buwwāb (spiriti tradizionalmente associati ai Gnawa), alcuni Jīlāla utilizzano anche le tipiche grandi nacchere di ferro dei Gnawa dette qraqeb.
Il fiore a sei petali (detto anche: rosa dei pastori, rosa carolingia, rosa celtica, stella-fiore, stella rosetta, fiore delle Alpi, stella delle Alpi, sole delle Alpi), è una figura geometrica avente simmetria esagonale. Il nome "Fiore della vita" del motivo geometrico in cui si possono inscrivere alcuni fiori a sei petali è moderno, diffuso da pubblicazioni del movimento New Age e comunemente attribuito a Drunvalo Melchizedek che iniziò a usarlo nei seminari che anticiparono la pubblicazione del suo libro The Ancient Secret of the Flower of Life (1999), ma è un errore pensare che tutti i fiori a sei petali siano uguali. Alcuni come quelli del pavimento a mosaico della Domus dell'Ortaglia hanno un cerchio interno, a cui sono attaccati i sei petali, che li rendono diversi da altri fiori a sei petali che possono invece essere inscritti in una griglia di cerchi sovrapposti. Inoltre, anche se alcuni fiori a sei petali possono essere inscritti nel "Fiore della vita", esistono nei reperti archeologici romani e preromani fiori con numeri differenti di petali come quelli a otto petali del mosaico con fascia a girali di Libarna che lasciano chiaramente intendere che la griglia di cerchi sovrapposti modernamente chiamata "Fiore della vita" non è l'origine prima di queste decorazioni. Nella decorazione architettonica e plastica è nota la presenza di questa figura simbolica in molte parti del mondo, e in area Italica sin dall'VIII secolo a.C.; successivamente ha avuto larga diffusione dal Medioevo fino ai giorni nostri.
Beggars Banquet è un album discografico del gruppo rock britannico Rolling Stones, il settimo della discografia inglese e il nono di quella statunitense. Pubblicato nel 1968, il 6 dicembre in Inghilterra e il 7 dicembre negli Stati Uniti. Nel 2003 l'album è stato posizionato al numero 58 della classifica dei migliori 500 album di tutti i tempi, stilata dalla rivista Rolling Stone.