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Villa Imperiale è un'antica dimora signorile extraurbana, posta sui rilievi collinari del Monte San Bartolo nei pressi della città di Pesaro, nelle Marche. Monumento del Rinascimento, fu costruita in due diverse fasi costruttive tra il XV ed il XVI secolo su progetto di Gerolamo Genga.
La Pinacoteca di Brera è una galleria nazionale d'arte antica e moderna, collocata nell'omonimo palazzo, uno dei complessi più vasti di Milano con oltre 24 000 metri quadri di superficie. Il museo espone una delle più celebri raccolte in Italia di pittura, specializzata in pittura veneta e lombarda, con importanti pezzi di altre scuole. Inoltre, grazie a donazioni, propone un percorso espositivo che spazia dalla preistoria all'arte contemporanea, con capolavori di artisti del XX secolo. Un tratto caratteristico di Brera, che lo differenzia da altri musei italiani, è la presenza di grandi capolavori di diverse scuole: lombarda, toscana e dell’Italia Centrale, veneta oltre che di dipinti importanti di scuola fiamminga. Questo deriva dall’impostazione data al museo fin dall’epoca napoleonica, quando fu concepito come luogo rappresentativo di tutta l’arte italiana di ogni epoca e di ogni regione, accogliendo opere prelevate da chiese e conventi (parte dei quali soppressi), nell’ottica illuministica e “rivoluzionaria” (che condivide con il Louvre) di mettere a disposizione del pubblico quadri fino allora difficilmente accessibili. Nell’ottobre 2018 si è concluso il riallestimento di tutte le 38 sale, promosso dal direttore James Bradburne, nominato nel 2015.
Il manierismo è una corrente artistica, prima italiana e poi europea, del XVI secolo. La definizione di manierismo ha subito varie oscillazioni nella storiografia artistica, arrivando, da un lato, a comprendere tutti i fenomeni artistici dal 1520 circa fino all'avvento dell'arte controriformata e del barocco, mentre nelle posizioni più recenti si tende a circoscriverne l'ambito, facendone un aspetto delle numerose tendenze che animarono la scena artistica europea in poco meno di un secolo.
Giovanni Gerolamo Savoldo (Brescia, 1480 circa – post 1548) è stato un pittore italiano, cittadino della repubblica di Venezia. L'artista, sebbene attivo soprattutto a Venezia, dove risiedette a lungo, si mantenne sempre sostanzialmente fedele alla matrice naturalistica dell'arte lombarda, arrivando ad essere considerato come uno dei tre grandi maestri del primo Rinascimento bresciano, assieme al Romanino e al Moretto. I suoi cosiddetti «notturni» (scene ambientate di notte con una fonte di luce interna al dipinto) furono probabilmente fonte d'ispirazione e punto di partenza per la formazione del Caravaggio.
La Calandria è una commedia in cinque atti del cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena. Reputata la prima commedia italiana in prosa, questa opera rivoluzionò i canoni della scrittura teatrale del '500, lo stesso Baldassarre Castiglione, che ne scrisse il Prologo (recenti studi però l'attribuiscono allo stesso Bibbiena) denuncia subito la novità di una commedia scritta «in prosa, non in versi; moderna, non antiqua; vulgare, non latina».Una commedia che superava la tradizionale ispirazione plautina o terenziana che sino a quel momento era stata la norma degli umanisti che si erano dedicati al recupero degli antichi testi drammatici greco-romani modernizzandoli ma lasciando inalterato il contenuto e le trame. Sin dal titolo il Bibbiena si distacca dalla tradizione classica avvicinandosi invece alla novellistica medievale: il nome del protagonista richiama, sia per il nome che per la beffa che viene perpetrata ai suoi danni, il personaggio boccaccesco di Calandrino che compare più di una volta nel Decameron. La stessa messinscena, in collaborazione con il più celebre scenografo del suo secolo Girolamo Genga, introduce la cosiddetta scena di città con una scenografia prospettica e dove appaiono, per la prima volta, quinte praticabili con vedute della città di Roma dove la commedia è ambientata. Sino alla Calandria la scenografia dei testi drammatici si risolveva in una serie di edicole d'ispirazione medievale ancora molto simili a quelle del teatro dei Misteri, ossia le sacre rappresentazioni con gli ambienti divisi da tende. La storia di Calandro ricalca i temi della beffa amorosa che sarà un archetipo della commedia cinquecentesca da quelle di Ariosto a quelle Niccolò Machiavelli: travestimenti, agnizioni, ambigui giochi di parole dei servi che anticipano di qualche anno l'apparizione degli zanni della Commedia dell'Arte. Un'altra novità fu anche l'introduzione di intermezzi, che in seguito contribuiranno alla nascita del melodramma: tra un cambio di scena e l'altro gli spettatori assistono a effetti speciali, carri trionfali e balli. Un poeta padovano in servizio presso la Corte di Dresda, Stefano Benedetto Pallavicino, scrisse un libretto basato sulla stessa storia per l'opera buffa Calandro di Giovanni Alberto Ristori. Quest'opera fu allestita per la prima volta nel 1726 nel castello di Pilnitz vicino a Dresda e, successivamente, nel 1731 a Mosca (fu la prima opera ad essere rappresentata in Russia). Sempre traendo spunto da questa commedia, successivamente andarono in scena altre opere: Antonio Sacchini, L'avaro deluso, o Don Calandrino (24 novembre 1778, Londra) Johann Georg Schürer, Calandro (20 gennaio 1748, Dresda) Giuseppe Gazzaniga, Il Calandrino (1771, Venezia)