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Ricordano Malispini o Malespini (Firenze ?, 1220 circa – 1290 circa) è stato un cronista fiorentino di parte guelfa, proveniente da una famiglia nobile, venuta da Roma in antico, come egli stesso racconta.
I guelfi bianchi e i guelfi neri furono le due fazioni in cui si divisero intorno alla fine del XIII secolo i guelfi di Firenze, ormai il partito egemonico in città dopo la cacciata dei ghibellini. Le due fazioni lottavano per l'egemonia politica, e quindi economica, in città. A livello della situazione extracittadina, seppur entrambe sostenitrici del papa, erano opposte per carattere politico, ideologico ed economico. I guelfi bianchi, favorevoli alla signoria, erano un gruppo di famiglie aperte alle forze popolari, perseguivano l'indipendenza politica ed erano fautori di una politica di maggior autonomia nei confronti del pontefice, rifiutandone l'ingerenza nel governo della città e nelle decisioni di varia natura. I guelfi neri, invece, che rappresentavano soprattutto gli interessi delle famiglie più ricche di Firenze, erano strettamente legati al papa per interessi economici e ne ammettevano il pieno controllo negli affari interni di Firenze, incoraggiando anche l'espansione dell'autorità pontificia in tutta la Toscana. La rivalità tra i guelfi bianchi e i guelfi neri fu al centro della vita sociale e politica, tra la fine del XIII secolo e il primo decennio del Trecento a Firenze, a Pistoia e in altre città della Toscana. Episodi storici legati ai contrasti nati all'interno del Partito guelfo sono ampiamente trattati nella Divina Commedia, che proprio in quegli anni veniva scritta da Dante Alighieri.
I Cancellieri furono una delle più influenti famiglie di Pistoia durante il medioevo.
Il conte Vittorio Amedeo Alfieri (Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803) è stato un drammaturgo, poeta, scrittore e autore teatrale italiano. «Nella città di Asti, in Piemonte, il 17 gennaio dell'anno 1749, io nacqui di nobili, agiati ed onesti parenti». Così Alfieri presenta sé stesso nella Vita scritta da esso, autobiografia stesa, per la maggior parte, intorno al 1790, ma completata solo nel 1803. Alfieri ebbe un'attività letteraria breve ma prolifica e intensa; il suo carattere tormentato, oltre a delineare la sua vita in senso avventuroso, fece di lui un precursore delle inquietudini romantiche.Come la gran parte dei piemontesi dell'epoca, Vittorio Alfieri ebbe come madrelingua il piemontese. Giacché di nobili origini, apprese dignitosamente il francese e l'italiano, cioè il toscano classico. Quest'ultimo, tuttavia, risentiva inizialmente degli influssi delle altre due lingue che conosceva, cosa di cui lui stesso si rendeva conto e che lo portò, al fine di spiemontesizzarsi e sfrancesizzarsi, o disfrancesarsi, a immergersi nella lettura dei classici in lingua italiana, a compilare piccoli vocabolari d'uso in cui alle parole e alle espressioni francesi o piemontesi corrispondevano "voci e modi toscani" e a compiere una serie di viaggi letterari a Firenze. Dopo una giovinezza inquieta ed errabonda, si dedicò con impegno alla lettura e allo studio di Plutarco, Dante, Petrarca, Machiavelli e degli illuministi come Voltaire e Montesquieu: da questi autori ricavò una visione personale razionalista e classicista, convintamente anti-tirannica e in favore di una libertà ideale, al quale unì l'esaltazione del genio individuale tipicamente romantica. Si entusiasmò per la Rivoluzione francese, durante il suo soggiorno parigino, nel 1789, ma ben presto, a causa del degenerare della rivoluzione dopo il 1792, il suo atteggiamento favorevole si trasformò in una forte avversione per la Francia. Tornò in Italia, dove continuò a scrivere, opponendosi idealmente al regime di Napoleone, e dove morì, a Firenze, nel 1803, venendo sepolto tra i grandi italiani nella Basilica di Santa Croce. Già dagli ultimi anni della sua vita Alfieri divenne un simbolo per gli intellettuali del Risorgimento, a partire da Ugo Foscolo.
Lapo Saltarelli (Pontassieve, ... – Cagliari, 1320) è stato un politico, giurista e poeta italiano.
Giovan Battista Marino, anche Giambattista Marino e Giovanni Battista Marino, talora anche Marini (Napoli, 14 ottobre 1569 – Napoli, 25 marzo 1625) è stato un poeta e scrittore italiano. È considerato il fondatore della poesia barocca, nonché il suo massimo esponente italiano. La sua influenza sulla letteratura italiana ed europea del Seicento fu immensa. L'opera del Marino è all'origine di una concezione poetica che andò presto affermandosi in tutti i maggiori paesi del continente, sfociando in correnti letterarie quali il preziosismo in Francia, l'eufuismo in Inghilterra e il culteranismo in Spagna. La straordinaria importanza dell'opera mariniana e l'enorme successo di cui il Marino poté godere fra i suoi contemporanei sono ben illustrate dal celebre giudizio di Francesco de Sanctis: "Il re del secolo, il gran maestro della parola, fu il cavalier Marino, onorato, festeggiato, pensionato, tenuto principe de' poeti antichi e moderni, e non da plebe, ma da' più chiari uomini di quel tempo [...]. Marino fu l'ingegno del secolo, il secolo stesso nella maggior forza e chiarezza della sua espressione".
Bernardo Davanzati Bostichi (Firenze, 31 agosto 1529 – Firenze, 29 marzo 1606) è stato un economista, agronomo, erudito e storico italiano.
L'Accademia degli Umidi nacque a Firenze il 1º novembre 1540 sotto la spinta di dodici letterati che si autodefinivano "popolari". Tra i fondatori vi furono nomi importanti quali Anton Francesco Grazzini e Giovanni Mazzuoli. Più avanti, quando già da anni aveva mutato nome in Accademia fiorentina, entrò a farvi parte anche Benedetto Varchi. Essi erano accomunati da una grande passione per le lettere, e amavano il toscano parlato alla loro epoca, la lingua viva, contrapponendosi alla corrente classicistica e ai pedanti che volevano un riavvicinamento del volgare al latino, attraverso l'uso di modelli antichi. In questo senso l'Accademia degli Umidi era l'istituzione rivale della patavina Accademia degli Infiammati.Il primo luogo d'incontro della neonata Accademia fu la casa in via san Gallo di Giovanni Mazzuoli detto lo Stradino, un ex soldato di Giovanni delle Bande Nere. Ma quando Cosimo de' Medici cominciò a interessarsi alle attività letterarie che ivi si svolgevano, decretò che l'Accademia degli Umidi mutasse nome in Accademia fiorentina, e insieme al nome la sua struttura organizzativa. L'11 febbraio 1541 si procedette dunque alla riforma dell'istituzione, e, dopo un'iniziale esitazione, la maggior parte degli Umidi aderì alla nuova Accademia, la cui prima residenza fu in via Larga, nel palazzo di Cosimo.Le riunioni prendevano il nome di tornatelle, mentre Dante e Petrarca erano gli autori più letti e apprezzati. Ciascuno dei membri (il più famoso dei quali fu il Grazzini) assumeva un nome in qualche modo legato all'umidità o all'acqua. Grazzini volle chiamarsi "Lasca", pesce di fiume rapido e guizzante proprio come la lingua utilizzata negli scritti di questi accademici, diretta, schietta e popolare. Ci fu un'aspra polemica all'interno dell'Accademia quando Pier Francesco Giambullari e alcuni suoi seguaci cominciarono a sostenere che l'italiano derivasse dall'ebraico. Il Lasca, che nel 1547 fu espulso dal sodalizio (per rientrarvi vent'anni più tardi), li chiamò ironicamente Aramei, e li prese di mira in alcune delle sue Rime, dove diede sfogo all'amarezza per l'esclusione da un'associazione che aveva contribuito in prima persona a creare.Il 6 giugno 1549 una riforma interna al sodalizio previde che gli aspiranti nuovi membri avrebbero dovuto sottoporre al giudizio di un "censore" le loro ultime opere per poter entrare nell'Accademia. Negli anni, l'Accademia cambiò sede; dopo via Larga si trasferì nella sala del Papa del convento di S.Maria Novella e quindi nella sala del Dugento a Palazzo Vecchio, e poi in via dello Studio, nell'antica sede dello Studio fiorentino.Iacopo Rilli ha rivelato in un importante studio del 1700 alcuni dei nomi che furono adottati all'interno dell'Accademia: abbiamo, per fare qualche esempio, l'Umoroso, il Gelato, il Cigno, lo Scoglio e altri. La figura principale era quella del Console, carica che fu per lungo tempo ricoperta da Giovan Battista Gelli. Anche Leonardo Salviati, uno dei fondatori dell'Accademia della Crusca, entrò nel sodalizio e, quando, nel 1566 ricoprì la carica di Console, si adoperò affinché l'amico Grazzini fosse riammesso. Conformemente alla riforma del 1549, fu sottoposto a un giudizio. Il censore fu Giovan Battista Adriani, e diede parere favorevole; il 6 maggio 1566, pertanto, il Lasca tornava a far parte dell'Accademia fiorentina.