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La storia di Bivona, comune italiano della provincia di Agrigento in Sicilia, inizia con la comparsa dei primi insediamenti umani nel territorio comunale risalenti all'età del rame. Nell'area bivonese sono documentati, inoltre, insediamenti di epoca greca, romana tardoantica e medievale. Il centro abitato di Bivona, seppur talvolta ritenuto di origine islamica, è documentato a partire dal 1160: dapprima semplice casale, poi signoria, fu uno dei principali centri feudali del Vallo di Mazara. Nel 1554 l'imperatore Carlo V elevò Bivona, prima tra le città siciliane, al rango di ducato, attribuendole il titolo di città; fino al 1812, pertanto, la cittadina fu amministrata da nobili famiglie spagnole (De Luna d'Aragona, Moncada, Alvarez de Toledo), che, tuttavia, ne causarono un declino sociale ed economico. In seguito all'abolizione del feudalesimo, Bivona divenne capoluogo di distretto borbonico; nel 1860, entrata a far parte del regno dei Savoia, Bivona ricoprì il ruolo di capoluogo dell'omonimo circondario della provincia di Girgenti.
La mafia in Italia ha origini e tradizioni secolari e ha avuto un ruolo importante nella storia, prima, durante e dopo l'unità d'Italia. La nascita del fenomeno è tuttora ritenuta incerta: infatti le organizzazioni di tradizione secolare sono la 'ndrangheta, Cosa nostra, e la camorra (le prime due però diventate piuttosto note solo a partire dalla seconda metà del XIX secolo). Nella definizione di Antonino Caponnetto si tratta di "una associazione segreta per atto costitutivo, verticistica, unitaria e su base familistica".
L'Accademia dell'Arcadia è un'accademia letteraria fondata a Roma il 5 ottobre 1690 da Giovanni Vincenzo Gravina e da Giovanni Mario Crescimbeni coadiuvati nell'impresa anche dal torinese Paolo Coardi, in occasione dell'incontro nel convento annesso alla chiesa di San Pietro in Montorio di quattordici letterati appartenenti al circolo della regina Cristina di Svezia, tra i quali gli umbri Giuseppe Paolucci di Spello, Vincenzo Leonio da Spoleto e Paolo Antonio Viti di Orvieto, i romani Silvio Stampiglia e Jacopo Vicinelli, i genovesi Pompeo Figari e Paolo Antonio del Nero, i toscani Melchiorre Maggio di Firenze e Agostino Maria Taia di Siena, Giambattista Felice Zappi di Imola e il cardinale Carlo Tommaso Maillard di Tournon di Nizza. L'Accademia è considerata non solamente come una semplice scuola di pensiero, ma come un vero e proprio movimento letterario che si sviluppa e si diffonde in tutta Italia durante tutto il Settecento in risposta a quello che era considerato il cattivo gusto del Barocco. Essa si richiama nella terminologia e nella simbologia alla tradizione dei pastori-poeti della mitica regione dell'Arcadia ed il nome fu trovato da Taia durante una adunata ai Prati di Castello, a quei tempi un paesaggio pastorale. Oltre al nome dell'Accademia, emblematico da questo punto di vista, fu scelto seguendo questa tendenza anche il nome della sede, una villa sulla salita di via Garibaldi sulle pendici del Gianicolo: "Bosco Parrasio". I suoi membri furono detti Pastori, Gesù bambino (adorato per primo dai pastori) fu scelto come protettore; come insegna, venne scelta la siringa del dio Pan, cinta di rami di alloro e di pino e ogni partecipante doveva assumere, come pseudonimo, un nome di ispirazione pastorale greca.