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Giuseppe di Arimatea

Giuseppe di Arimatea (Arimatea, ... – ...) è un personaggio del Nuovo Testamento e degli apocrifi del Nuovo Testamento, coinvolto in modo particolare nella crocefissione e deposizione di Gesù. Durante il medioevo sorsero alcune leggende che lo collegano alla Britannia e al mito del Santo Graal. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa luterana, dalla Chiesa ortodossa e da alcune Chiese anglicane; in Occidente la sua ricorrenza è il 31 agosto, mentre gli ortodossi lo commemorano la domenica dei "portatori di mirra" (la seconda domenica dopo Pasqua) e il 31 luglio. L'origine etimologica di "Arimatea" è dibattuta. Molti studiosi ritengono che si riferisca a una località, a tutt'oggi, sconosciuta. La maggioranza degli storici la identifica con הָרָמָתַיִם (Samuele 1,1 e 1 Cronache 27,27). Alcuni la identificano nell'antica Armathajim in ebraico, attuale Rantis (v. sito Opus Dei). Altri studiosi lo traducono come un titolo onorifico "Ha-rama-theo", ossia, "Altezza divina", affine a "Sua Altezza Reale". Altri, ancora, traducendo "di" come "figlio di", in aramaico "bar", ipotizzano un'assonanza con il nome aramaico di Giuseppe Flavio: "Johsef bar Matityahu", tenendo conto che "Matityahu" (nome ebraico di capostipite della dinastia dei Maccabei - soprannome che significa "martello") è tradotto comunemente con il nome "Mattia / Matteo" e che i suoni vocalici in ebraico non vengono trascritti. D'altronde anche Barabba sembrerebbe essere un nome simbolico che sta per "Figlio del Padre". L'ipotesi ha come base un parallelismo tra i Vangeli e i testi di Giuseppe Flavio, il quale narra di quella volta in cui tre dei suoi parenti furono crocifissi e per sua intercessione presso Ponzio Pilato, ottenne che, almeno, uno dei tre fosse seppellito normalmente (Caesar's Messiah, Joseph Atwill).

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