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Invasioni barbariche è il termine con il quale è generalmente indicato in Italia il periodo delle irruzioni e migrazioni delle popolazioni cosiddette "barbariche" (germaniche, slave, sarmatiche e di altri popoli di origine asiatica) all'interno dei confini dell'Impero romano d'Occidente, nel V secolo. Il fenomeno, a volte indicato anche con il termine tedesco Völkerwanderung ‘migrazioni di popoli’, si conclude sostanzialmente con la formazione dei regni romano-germanici e la fine definitiva della tarda antichità e l'entrata dell'Europa nel Medioevo.
L'Impero romano d'Occidente iniziò a configurarsi come organismo statale autonomo alla morte dell'imperatore Teodosio (395) il quale decise di affidare gli immensi territori, sempre più vulnerabili alla pressione dei barbari, ai suoi due figli: ad Arcadio, il maggiore, fu assegnato il governo della parte orientale dell'Impero mentre a Onorio, il minore, spettò la parte occidentale. Non era nelle intenzioni di Teodosio creare due organismi politici differenziati e completamente indipendenti fra di loro. La sua finalità era piuttosto quella di ricollegarsi, attraverso questa scelta, sia alle tradizioni tetrarchiche, che a quelle post-costantiniane. La divisione doveva cioè rivestire un carattere puramente burocratico, amministrativo, o riconducibile al problema della difesa militare. Da allora però, questi due grandi aggregati, ormai strutturatisi in Impero Romano d'Occidente e Impero romano d'Oriente, non si sarebbero più riuniti e avrebbero intrapreso dei percorsi di sviluppo sempre più autonomi fra di loro. L'idea dell'unità restò tuttavia salda nelle coscienze ancora per lungo tempo, e certo non si era ancora spenta quando, nel 476, il re degli Eruli Odoacre depose l'ultimo imperatore occidentale, Romolo Augusto, e rimise le insegne dell'Impero all'imperatore d'Oriente Zenone. Quest'ultimo continuò a considerare l'Italia e Roma, culla della civiltà romana, come una parte dell'impero, mentre Odoacre e poi Teodorico, come patrizi d'Italia, ufficialmente svolgevano il ruolo di governatori per conto del sovrano di Costantinopoli, pur essendo di fatto regnanti autonomi. Ancora l'imperatore bizantino Giustiniano tentò la riunificazione delle due parti dopo la fine dell'Impero d'Occidente, progetto che tuttavia finirà nei secoli successivi con l'affermazione dei regni di franchi, visigoti e longobardi, e la nascita del Sacro Romano Impero.
Gaio Aurelio Valerio Diocleziano, nato Diocle (latino: Gaius Aurelius Valerius Diocletianus; greco: Διοκλῆς, Diocles; Salona, 22 dicembre 244 – Spalato, 313), è stato un imperatore romano che governò dal 20 novembre 284 al 1º maggio 305 col nome imperiale di Cesare Gaio Aurelio Valerio Diocleziano Augusto Iovio (nelle epigrafi GAIVS AVRELIVS VALERIVS DIOCLETIANVS AVGVSTVS). Nato in una famiglia di umili origini della provincia romana della Dalmazia, Diocle (questo il suo nome originario) scalò i ranghi dell'esercito romano fino a divenire comandante di cavalleria sotto l'imperatore Marco Aurelio Caro (282–283). Dopo la morte di Caro e di suo figlio Numeriano nella campagna contro i Sasanidi fu acclamato imperatore dalle legioni (in questa occasione mutò il proprio nome in Diocleziano) in opposizione al figlio maggiore di Caro, Marco Aurelio Carino, che era stato nominato imperatore dal padre prima della campagna e che si trovava in Occidente: i due si scontrarono nella battaglia del fiume Margus, in cui Carino perse il potere e la vita (285). Con l'avvento di Diocleziano ebbe fine il periodo noto come crisi del terzo secolo, caratterizzato dal punto di vista politico da una fase di torbidi interni (anarchia militare), protrattasi per quasi un cinquantennio e che vide succedersi un elevato numero di imperatori la cui ascesa e permanenza al potere dipese esclusivamente dalla volontà dell'esercito. Per porre fine a questa instabilità, divenuta ormai pericolosa per la sopravvivenza dell'impero, mise in atto una serie di profonde riforme politiche e amministrative, tra cui risalta sotto quest'ultimo aspetto la condivisione dell'impero tra più colleghi. L'impero infatti divenne una tetrarchia. A tal fine nel 285 scelse come collega in qualità di co-imperatore il commilitone Massimiano, conferendogli per l'appunto il titolo di Augusto e assegnandogli la metà occidentale dell'Impero (riservando per sé quella orientale). Il 1º marzo 293 completò l'architettura istituzionale associando ai due Augusti due Cesari (una sorta di vice-imperatori) nelle persone di Galerio e Costanzo, dando così vita alla cosiddetta «tetrarchia», il «governo dei quattro»: ciascun Augusto avrebbe governato su metà dell'impero coadiuvato dal proprio Cesare, al quale avrebbe delegato il governo di metà del proprio territorio e che gli sarebbe succeduto (come nuovo Augusto) dopo venti anni di governo, nominando a sua volta un nuovo Cesare.Separò l'amministrazione civile da quella militare rafforzandole entrambe e riorganizzò la suddivisione amministrativa dello Stato, aumentando il numero delle province a seguito del frazionamento di quelle esistenti, rivelatesi troppo estese e giudicate quindi di difficile gestione. Eresse a nuovi centri amministrativi le città di Nicomedia, Mediolanum, Sirmio e Treviri, ritenendoli a causa della loro vicinanza alle turbolente frontiere dell'impero, luoghi più idonei da cui coordinarne le difese rispetto all'antica capitale Roma. Completò l'evoluzione in senso autocratico della figura istituzionale dell'imperatore (un processo di trasformazione iniziato più marcatamente sotto i Severi e perdurato per tutto il III secolo), che sotto l'aspetto sostanziale comportò il passaggio dalla fase di governo detta del «principato» a quella del «dominato», tra l'altro manifestandosi esteriormente con l'elevazione dell'imperatore al di sopra delle masse attraverso l'introduzione di un cerimoniale di corte molto elaborato. Il ricorso a una politica architettonica caratterizzata dalla realizzazione di imponenti opere edili (tipica del periodo tetrarchico) fece da cornice a questa evoluzione autocratica. Per rendere le frontiere più sicure Diocleziano intraprese una serie di campagne militari vittoriose nei confronti dei Sarmati e dei Carpi tra il 285 e il 299 e contro gli Alemanni nel 288. All'interno sedò a più riprese una ribellione in Egitto nel 297 e nel 298. Sostenne inoltre il proprio Cesare Galerio nelle campagne da questi condotte contro i Sasanidi (che culminarono nel 298 col sacco della capitale nemica, Ctesifonte), negoziando poi direttamente con i Persiani una pace vantaggiosa e duratura. La crescita dell'apparato amministrativo conseguente alla riorganizzazione delle province, l'aumento degli effettivi dell'esercito dovuto al costante stato di guerra e alla necessità di mantenere sicuri i confini e infine l'ambizioso programma edilizio richiesero una radicale riforma del sistema di tassazione volta a garantire la copertura delle ingenti spese che la costosa politica dioclezianea comportava. Pertanto a partire dal 297 (come attestato da un'iscrizione rinvenuta in Egitto) l'imposizione fiscale venne fondamentalmente incentrata sul pagamento per individuo e per lotto di terra. Tuttavia non tutte le riforme di Diocleziano ebbero gli effetti sperati e alcune di esse fallirono mentre l'imperatore era ancora al potere come l'Editto sui prezzi massimi (301), il cui scopo era di controllare l'inflazione (dovuta alla svalutazione monetaria) tramite l'introduzione di prezzi calmierati, che fu invece contro-produttivo e rapidamente dimenticato. Inoltre subito dopo la propria abdicazione Diocleziano dovette assistere impotente al crollo del sistema tetrarchico in quanto la tetrarchia, che diede l'impressione di essere un sistema di governo molto efficiente finché il suo ideatore si mantenne al potere, non di meno collassò all'indomani della sua abdicazione in conseguenza delle mire dinastiche di Massenzio e Costantino, figli rispettivamente di Massimiano e Costanzo. Infine la politica religiosa anticristiana perseguita da Diocleziano tra il 303 e il 311 con una persecuzione che risultò la più violenta che sia mai stata attuata contro i cristiani non riuscì a debellare il cristianesimo, che anzi a partire dal 313 (l'editto di Milano) soppiantò gradatamente il paganesimo come religione ufficiale dell'impero. Malgrado questi fallimenti sull'opera riformatrice, di Diocleziano può essere espresso un giudizio sostanzialmente positivo perché riuscì, indubbiamente, se non ad arrestare almeno a rallentare notevolmente il processo di decadimento cui era soggetto l'Impero romano a partire dalla morte dell'imperatore Marco Aurelio e che nel corso del III secolo aveva subìto una pericolosa accelerazione. Cosicché il ventennio dioclezianeo puntellò lo Stato romano dotandolo degli strumenti di carattere istituzionale, amministrativo, finanziario e militare (perfezionati poi da Costantino) idonei a consentirgli di esistere come grande potenza almeno per gran parte del IV secolo. Un Diocleziano indebolito da una malattia abdicò il 1º maggio 305, primo e unico imperatore a fare questa scelta volontariamente. Si ritirò nel proprio palazzo a Spalato sulla costa dalmata fino alla morte, avvenuta nella primavera del 313, rifiutando gli inviti a riprendere il potere nel caos politico che corrispose al collasso della Tetrarchia.
Bologna (, AFI: /boˈloɲ:a/; Bulåggna, AFI: /buˈlʌɲ:ɐ/, in dialetto bolognese;) è un comune italiano di 394 843 abitanti, capoluogo dell'omonima città metropolitana, a sua volta capoluogo dell'Emilia-Romagna, posta al centro di un'area metropolitana di circa un milione di abitanti. Sede della più antica università del mondo occidentale, ospita numerosi studenti che ne animano la vita culturale e sociale. Nota per le sue torri, i suoi lunghi portici, e un ben conservato centro storico, fra i più estesi d'Italia. La città, i cui primi insediamenti risalirebbero almeno al I millennio a.C., fu un importante centro urbano dapprima sotto gli Etruschi e i Celti, poi sotto i Romani e, nel Medioevo, come libero comune. Capitale settentrionale dello Stato Pontificio a partire dal Cinquecento, ebbe un ruolo molto importante durante il Risorgimento e, durante la seconda guerra mondiale, fu un importante centro della Resistenza. Nel secondo dopoguerra, come buona parte dell'Emilia, è stata governata quasi ininterrottamente da amministrazioni di sinistra. Bologna è un importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie del nord Italia, in un'area in cui risiedono importanti industrie meccaniche, elettroniche e alimentari. È sede di prestigiose istituzioni culturali, economiche e politiche, e di uno dei più avanzati quartieri fieristici d'Europa. Nel 2000 è stata "capitale europea della cultura", mentre dal 2006 è "città della musica" UNESCO.
La battaglia di Harzhorn o di Kalefeld fu una battaglia fra l'esercito romano, condotto, si suppone, dall'imperatore Alessandro Severo o da Massimino il Trace nel 235 circa, contro tribù germaniche. La battaglia si svolse agli inizi del III secolo presso la collina di Harzhorn, fra le odierne città di Kalefeld e Bad Gandersheim, a circa 100 km a sud di Hannover, nella Bassa Sassonia.La scoperta della battaglia, di cui si era persa memoria, è avvenuta nel 2008 ed è di rilevante interesse perché dimostra come i Romani condussero guerre contro le tribù germaniche molto più a lungo di quanto non si pensasse, e molto più in profondità e lontani dal limes convenzionale dell'impero. Fino alla scoperta del nuovo campo di battaglia si pensava che le spedizioni romane contro i Germani avessero subito una battuta d'arresto dopo la disfatta della battaglia di Teutoburgo nel 9 d.C., ponendo il limes dell'impero al fiume Reno. Il rinvenimento del luogo di battaglia è avvenuto casualmente quando alcuni appassionati di resti archeologici, in cerca di reperti di un forte medioevale, scoprirono punte di lance, resti di cavalli e ramponi di età molto anteriore a quella che stavano ricercando. Il campo di battaglia, che copre diversi chilometri quadrati, è attualmente ancora in fase di scavo. Le monete romane trovate presso il sito indicano una probabile data della battaglia inclusa tra i regni degli imperatori romani Alessandro Severo (222-235), o Massimino il Trace (235-238). Gli archeologi ritengono questo campo di battaglia come una scoperta di straordinaria importanza scientifica. Insieme al sito archeologico del campo di battaglia di Kalkriese e gli accampamenti romani di Bentumersiel e Hedemünden, questo di Harzhorn è uno dei pochi siti archeologici romani nel nord della Germania.
Il Basso Medioevo è una suddivisione storica del periodo medioevale, ovvero il periodo della storia europea e del bacino del Mediterraneo convenzionalmente compreso tra l'anno 1000 circa e la scoperta dell'America da parte degli Europei nel 1492, preceduto dall'Alto Medioevo. Dal XIII secolo si formarono i primi Stati nazionali in Portogallo, Francia, Italia meridionale e Inghilterra (e a partire dal XV secolo anche in Russia e Spagna) mentre nel resto della Penisola e in Germania, dove le condizioni storiche e sociali non permisero il formarsi di uno Stato unitario, fiorì l'epoca dei Comuni, i quali, tra il Trecento e il Quattrocento, diedero vita a numerose entità statuali minori (note in Italia come Signorie); in seguito alcune di queste acquisirono la connotazione di veri e propri Stati regionali. Nel Basso Medioevo i poteri universali del papato e del Sacro Romano Impero, dopo aver raggiunto il proprio apogeo, iniziarono a decadere inesorabilmente a favore delle monarchie nazionali che ormai si affermavano, dando all'Europa quel carattere, tuttora vivo, di mosaico di Stati e popoli, spesso affini, ma nel contempo diversi tra loro. L'impero iniziò a entrare in crisi con la morte di Federico II (1250), il papato con i conflitti col re di Francia che portarono allo scisma d'Occidente (1378). Durante il Trecento e nei primi decenni del Quattrocento, guerre, carestie ed epidemie causarono profondi mutamenti sociali ed economici nella società europea, cambiando anche la mentalità dei ceti più elevati e degli intellettuali e uomini di cultura in alcune regioni d'Europa particolarmente evolute (Italia, ma anche Fiandre e Germania meridionale). Questi ultimi iniziarono ad attribuire una nuova importanza all'individuo, gettando le basi della civiltà umanistico-rinascimentale, che si sarebbe diffusa grazie anche al sostegno di un'aristocrazia colta e di una borghesia sempre più ampia e facoltosa.
Con il termine anarchia militare si indica un turbolento periodo del III secolo d.C., durato circa 50 anni, in cui vennero eletti imperatori, comandanti militari dalla lunga esperienza maturata sui campi di battaglia, amati dalle loro truppe e che, per questo, ricevettero il potere assoluto dal proprio esercito. Furono le legioni o la potente guardia pretoriana, in definitiva, a decidere quando dare (in cambio di gratificazioni e privilegi) e quando togliere il potere imperiale ai loro rappresentanti, spesso eliminati dopo pochi anni (se non pochi mesi) di esercizio del potere. Così li definì Aurelio Vittore: Non era la prima volta nella sua lunga storia che Roma era funestata da guerre civili. A differenza dei casi precedenti, tuttavia, l'instabilità politica generata dall'anarchia militare fu quella più grave, sia per la lunghezza della crisi istituzionale (mezzo secolo) sia per la concomitanza di altre grandi difficoltà: invasioni barbariche, epidemie di peste, secessioni di intere province (Impero delle Gallie, Regno di Palmira), carestie, tensioni religiose, crisi economiche. La pressione dei nemici sulle frontiere e la mancanza di una guida stabile portarono l'Impero sull'orlo del collasso. Intere regioni (Dacia e Agri decumati) dovettero essere abbandonate definitivamente ai barbari. Alla fine, grazie alla risoluzione di un altro generale, il dalmata Diocleziano, l'anarchia militare ebbe termine, ma non senza conseguenze: il Principato diveniva Dominato e i cittadini sudditi. Iniziava il periodo storico detto Tardo Impero. Tale periodo è da ricercarsi nell'ambito della crisi del III secolo che investì l'impero romano, ovvero dal 235 anno dell'ascesa al trono di Massimino Trace a quella di Diocleziano del 284. Durante i circa 50 anni della crisi si alternarono più di venti imperatori cosiddetti "legittimi" ed un numero doppio di usurpatori sul trono di Roma. Per un certo periodo, dal regno di Gallieno a quello di Aureliano, l'impero fu diviso anche in tre parti: l'Impero Romano propriamente detto, l'Impero delle Gallie ad Occidente e il Regno di Palmira ad Oriente. All'uccisione di Alessandro Severo (ultimo erede della dinastia dei Severi), dietro istigazione del generale Massimino Trace, gli succedette quest'ultimo nel 235. Massimino dopo un solo triennio fu ucciso dalle sue stesse truppe della legio II Parthica accampata nei pressi di Aquileia, nel maggio del 238. Gli succedettero in pochi mesi Gordiano I (morto suicida), Gordiano II (morto in battaglia), Pupieno e Balbino (due senatori trucidati dalla guardia pretoriana) ed infine Gordiano III che regnò fino al 244, ma che fu probabilmente assassinato per volontà del prefetto del pretorio, Filippo l'Arabo. Filippo, che subentrò a Gordiano sul trono imperiale, cadde in battaglia contro il rivale Decio nel 249, che a sua volta morì insieme al figlio Erennio Etrusco, destinato a succedergli, nella battaglia di Abrittus contro i Goti nel 251. A Decio succedette Gaio Vibio Treboniano Gallo che associò al trono prima il figlio minore di Decio, Ostiliano, (nel 251), e poi il proprio figlio, Volusiano. Anche questi ultimi perirono al termine di una cruenta battaglia per mano della soldataglia, dietro istigazione del futuro imperatore Emiliano. Emiliano non durò più di tre mesi, morendo anch'egli per mano dei suoi stessi soldati presso Spoleto. A lui succedettero nel 253 Valeriano, (catturato dai Sasanidi nel 260), ed il figlio Gallieno fino al 268. In questo periodo l'impero rimase diviso per quasi quindici anni in tre parti: ad Occidente l'Impero delle Gallie (retto dagli usurpatori come Postumo (260-268), Leliano (268), Marco Aurelio Mario (268-269), Vittorino (269-271), Domiziano II (271) e Tetrico (271-274)) ed a Oriente il Regno di Palmira (dove si alternarono prima Settimio Odenato, nominato da Gallieno corrector totius Orientis, dal 262, poi il figlio Vaballato insieme alla madre Zenobia fino al 272). A Gallieno, ucciso da una congiura dei suoi stessi generali nel 268, succedette il primo degli imperatori illirici: Claudio il Gotico, che regnò fino al 270 e morì di peste. Gli subentrò il fratello Quintillo, che poco dopo si fece da parte (forse suicidandosi) per lasciare il posto ad Aureliano. Quest'ultimo riuscì nell'impresa di riunificare l'impero, combattendo prima Zenobia e Vaballato in Oriente e poi Tetrico in Occidente. Anch'egli fu ucciso da una congiura militare nell'autunno del 275. Ad Aureliano succedette un membro del Senato, un certo Marco Claudio Tacito, il quale regnò per meno di un anno fino al giugno del 276, quando sembra sia stato colto da infarto. Il regno del fratello Marco Annio Floriano, che si era proclamato Augusto, dopo aver ricoperto il ruolo di prefetto del pretorio, alla morte di Tacito, terminò con la sua uccisione in seguito ad una congiura militare, seguita alla cocente sconfitta ad opera del futuro imperatore Marco Aurelio Probo nell'agosto del 276. Quest'ultimo regnò per ben sei anni fino al 282, quando anch'egli fu ucciso da una congiura militare. Durante il suo regno si ricordano due usurpatori in Gallia: un certo Gaio Quinto Bonoso e Tito Ilio Proculo. A Probo succedette Marco Aurelio Caro, elevato alla porpora imperiale dalle legioni di Rezia e Norico. Egli a sua volta nominò suoi eredi per l'Occidente il figlio maggiore Marco Aurelio Carino e per l'Oriente l'altro figlio Numeriano. A quest'ultimo, una volta ucciso nel 284 dal prefetto del pretorio, Arrio Apro, succedette Diocleziano, il quale si scontrò nel 285 con Carino per il ruolo di unico imperatore e lo batté nel corso della battaglia del fiume Margus. Divenuto ora unico padrone dell'impero romano, Diocleziano, pensando che il sistema di governo dell'impero fosse inefficace per garantire un adeguato controllo di un territorio tanto vasto e militarmente minacciato su più fronti, cominciò prima ad affiancarsi un cesare per l'Occidente, e dal 293 istituì la cosiddetta tetrarchia, un sistema di governo che divideva l'impero in due macro aree, una occidentale e l'altra orientale, a loro volta suddivise in altre due sub-aree.
Marco Aurelio Severo Alessandro Augusto (in latino: Marcus Aurelius Severus Alexander Augustus; Arca Caesarea, 1º ottobre 208 – Mogontiacum, 18 o 19 marzo 235), nato come Marco Bassiano Alessiano (Marcus Bassianus Alexianus) ma meglio noto semplicemente come Alessandro Severo (Alexander Severus), è stato un imperatore romano, appartenente alla dinastia dei Severi, che regnò dal 222 al 235, anno della sua morte. Adottato dal cugino e imperatore Eliogabalo, dopo il suo assassinio Alessandro salì al trono. Data la sua giovane età (fu imperatore a tredici anni), il potere fu effettivamente esercitato dalle donne della sua famiglia, la nonna Giulia Mesa e la madre Giulia Mamea. Passato alla storia come esempio di buon imperatore, rispettò le prerogative del Senato e si prese cura dei sudditi, non aumentò il carico fiscale e favorì il sincretismo religioso, infatti nel suo larario trovò posto anche una statua di Gesù Cristo, insieme a quella di Abramo. Come Antonino Pio, di carattere fu mite e buono, ebbe nobili inclinazioni. Anche quando giudicò su colpe gravissime, non inflisse la pena di morte. L'imperatore non fu però all'altezza dei problemi militari che dovette affrontare. Nel 229 la dinastia dei Sassanidi incominciò un'offensiva che strappò ai Romani la Cappadocia e la Mesopotamia, fino a minacciare la Siria. Severo riuscì ad arginare l'invasione, ma dovette rapidamente trasferirsi sul fronte del Reno per difendere la Gallia dall'aggressione dei Germani. Nel 235 fu assassinato dai suoi stessi soldati durante una campagna contro le tribù germaniche in quanto stava trattando un accordo col nemico ed essi trovavano troppo esitante la sua condotta in guerra. Al suo posto salì al trono un generale di origine barbarica e di grandi capacità militari, Massimino il Trace.
L'abdicazione è l'abbandono volontario del potere da parte di un sovrano (dal latino abdicatio, 'rinunciare'. Ab: 'da'; dicare: 'dichiarare').Oggi la parola si usa in caso di rinuncia al trono compiuta da un monarca. Nel caso di una carica diversa si parla oggi di dimissioni.