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Ipallage

L'ipàllage (dal greco hypallagē, «sostituzione», derivato da hypallássō, «cambio») è una figura retorica che consiste nel riferire grammaticalmente una parte della frase a una parte diversa da quella a cui dovrebbe riferirsi semanticamente. In genere la parte del discorso su cui avviene lo spostamento è l'aggettivo, che viene attribuito a un sostantivo diverso da quello a cui il suo significato lo dovrebbe legare: in questo caso si parla anche di enallage dell'aggettivo. La parte del discorso a cui andrebbe riferito l'aggettivo può essere presente nella frase, o può essere implicita. Esempi: Altae moenia Romae («le mura dell'alta Roma», invece di «le alte mura di Roma») (Virgilio, Eneide, I, 7)...gemina teguntur / lumina nocte ("gli occhi sono coperti da una doppia notte" al posto di "entrambi gli occhi sono coperti dalla notte") (Catullo, Carme 51, 11-12)stolidaeque cupidine palmae /in sua fata ruit ("e per il desiderio di un'insensata gloria / corre verso la sua rovina" in luogo di "per un desiderio insensato di gloria / corre verso la sua rovina") (Ovidio, Le Metamorfosi, libro VI , 50-51)"Sorgon le dive / membra da l'egro talamo" (dove "egro" (malato) dovrebbe logicamente riferirsi a "membra", non a "talamo") (Ugo Foscolo, All'amica risanata, vv. 7-8)"la pronta serratura, i tardi appunti / che non potranno leggere i miei scarsi giorni" (la serratura è bene congegnata e si lascia aprire dal veloce movimento della mano; gli appunti sono scritti da un anziano ed è ormai la vita del vecchio a scarseggiare di giorni) (Jorge Luis Borges, Le cose da Elogio dell'ombra, vv. 2-3. Traduzione dallo spagnolo di Francesco Tentori Montalto)..."di foglie un cader fragile" (dove "fragile" dovrebbe riferirsi a "foglie" e non a "cader") (Giovanni Pascoli, da Myricae, novembre v. 11)

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