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L'irrigazione per infiltrazione laterale è un sistema di irrigazione in cui l'acqua viene somministrata per mezzo di solchi scavati nel terreno tra i filari delle piante. Da canalette o tubazioni l'acqua arriva nei solchi, vi scorre e penetra nel terreno infiltrandosi sia lateralmente che in profondità. Le dimensioni dei solchi (lunghezza, larghezza e profondità) dipendono dal numero delle piante e dalla natura del terreno. Rispetto all'irrigazione per sommersione, il sistema per infiltrazione laterale permette di risparmiare manodopera e di non ostacolare le lavorazioni meccaniche del terreno. Tra gli svantaggi di questo metodo vi sono: la lentezza di adacquamento; la minore efficienza nei terreni sciolti, in cui sono necessarie maggiori quantità d'acqua per compensare le maggiori perdite; se si usano acque salmastre si ha la formazione di depositi salini nei solchi, per cui alle prime piogge autunnali i sali possono sciogliersi e raggiungere le radici delle piante provocando danni.
L'irrigazione nasale è una pratica che consiste nel passaggio nelle cavità nasali di soluzioni idrominerali, a scopo terapeutico o di igiene. Gli apparecchi utilizzati per tale pratica consistono in ampolle che permettono il passaggio nel naso del liquido (in genere una soluzione salina isotonica), che viene poi scaricato in una vasca di raccolta o in un lavabo. Esistono anche tecniche in cui il liquido viene nebulizzato: in questo caso in genere si parla di doccia nasale. Uno dei metodi più antichi e semplici è il cosiddetto jala neti, una tecnica di pulizia, che fa parte dei ShatKarma, che la cultura yoga utilizza da millenni, e che consiste nel far entrare il liquido in una narice per mezzo di un piccolo recipiente noto come lota e farla uscire contemporaneamente dall'altra narice.
L'irrigazione a goccia o "irrigazione localizzata" o anche "microirrigazione" (nota in inglese come drip irrigation o microirrigation) è un metodo di irrigazione che somministra lentamente acqua alle piante, sia depositando l'acqua sulla superficie del terreno contigua alla pianta o direttamente alla zona della radice. Questo avviene attraverso un sistema a rete che comprende: valvole, condotte e vari tipi di gocciolatori. L'obiettivo è quello di minimizzare l'utilizzo dell'acqua (vedi sotto). Con l'irrigazione a goccia si emettono dei getti di acqua sottili che bagnano una piccola area di suolo nelle vicinanze della pianta; a tal fine si possono impiegare i gocciolatori. L'erogazione dell'acqua può essere costante o avvenire ad intermittenza; in tal caso l'irrigazione a goccia è detta "a sorsi". L'irrigazione a goccia superficiale o SDI (Surface Drip Irrigation) utilizza, per distribuire l'acqua nella superficie di terreno accanto alle piante, delle ali gocciolanti, cioè dei tubi nei quali sono inseriti i gocciolatori; le ali gocciolanti possono essere rigide nel caso debbano durare più anni e pertanto destinate alle colture arboree, o flosce più comuni per le colture annuali. Un sistema molto avanzato d'irrigazione a goccia, ancora poco diffuso in Italia, prevede l'interramento delle ali gocciolanti in modo che i gocciolatori si possano trovare a diretto contatto con l'apparato radicale e nello stesso tempo evitare l'intralcio dei tubi, che altrimenti sarebbero posti superficialmente, alle operazioni colturali. Una variante dell'irrigazione a goccia è quella a "manichetta forata", che utilizza un tubo flessibile dotato di fori a distanze variabili. L'irrigazione a goccia viene generalmente utilizzata nelle coltivazioni arboree ma si sta rapidamente diffondendo anche nelle colture ortive o industriali (pomodoro da industria). Essa si sta diffondendo molto velocemente sia nelle aree dove la risorsa idrica è limitata perché consente di risparmiare acqua, sia in altre zone per l'impiego di minore manodopera per le operazioni d'irrigazione e perché con essa è possibile conseguire migliori risultati produttivi. Affine all'irrigazione a goccia è l'irrigazione a spruzzo, in cui i gocciolatori sono sostituiti da microspruzzatori (microsprayers).
L'irrigazione, in agronomia, è una delle principali operazioni colturali che si prefigge differenti scopi secondo il contesto ambientale e operativo. Nei casi più ricorrenti, questa tecnica si identifica con l'irrigazione umettante, finalizzata a incrementare l'umidità del terreno, quando gli apporti idrici naturali e le riserve immagazzinate sono insufficienti a coprire il fabbisogno delle colture. In questi casi, l'umidità del terreno rappresenta un fattore limitante, perciò la tecnica incrementa la produttività di un terreno agrario offrendo come risultato un miglioramento della resa quantitativa e, talvolta, della resa qualificativa. Il termine italiano "irrigazione" deriva direttamente dal latino classico irrigare = in + rigare (far scorrere in canali), da cui discendono il sostantivo irrigatio e l'aggettivo irriguus. Con significato simile si usa anche il verbo rigare e il sostantivo rigatio. Questi vocaboli latini sono presenti negli antichi trattati d'agricoltura, mentre nel Medioevo fanno parte della lingua delle persone colte, che li usano negli scritti in latino e talvolta nelle poesie in volgare. Nel corso del Cinquecento il verbo è utilizzato principalmente dai poeti. Il progressivo abbandono del latino come lingua scientifica ha favorito il trasferimento di termini colti come "irrigare" e "irrigazione" nella lingua italiana, anche se spesso sono affiancati da quelli più popolari o presenti nei dialetti.