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Il triangolo semiotico è una rappresentazione geometrica dei componenti essenziali della significazione. Fu proposto da due autori inglesi, il linguista e filosofo Charles Kay Ogden (1889-1957) e il critico letterario Ivor Armstrong Richards (1893-1979), nell'opera Il significato del significato: studio dell'influsso del linguaggio sul pensiero e della scienza del simbolismo (The Meaning of Meaning: A Study of the Influence of Language upon Thought and of the Science of Symbolism).Ai vertici del triangolo, Ogden e Richards posero i termini symbol, thought e referent, cioè 'simbolo', 'pensiero' e 'referente'. Al termine thought è stato talvolta preferito dagli autori reference ('riferimento'), ma nel corso del tempo altri autori hanno usato diverse triadi di nomi dal significato più o meno trasparente (segno, concetto e denotato; forma, significato e referente; nome, senso e cosa). La tripartizione in sé stessa viene generalmente accettata. Essa peraltro corrisponde alla formula scolastica: In questa formula, vox corrisponde al simbolo, conceptus al pensiero e res al referente.Nella terminologia del linguista svizzero Saussure (1857-1913), il simbolo può essere inteso come il significante, il pensiero è il significato e il referente è la cosa.. Anche il filosofo del linguaggio Gottlob Frege adotta il modello tripartito ma usa una terminologia lievemente diversa: chiama “senso” l’elemento mentale, e “significato” il referente fisico. Questa rappresentazione geometrica evidenzia il rapporto diadico tra gli elementi, di modo che sussistono due relazioni dirette (tra pensiero e simbolo, da un lato, e tra pensiero e referente, dall'altro) e una relazione indiretta, quella tra simbolo e referente: il pensiero funge da mediatore tra le forme linguistiche e i referenti reali.Il linguista ungherese Stephen Ullmann (1914-1976), seguendo in ciò Saussure, ha sottolineato come il lato sinistro del triangolo sia specifica pertinenza della linguistica, mentre il lato destro attiene più alla riflessione filosofica.
La semiotica (dal termine greco σημεῖον semeion, che significa "segno") è la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi abbiano un senso (significazione). Il segno è in generale qualcosa che rinvia a qualcos'altro (per i filosofi medievali aliquid stat pro aliquo), e la semiotica è la disciplina che studia i fenomeni di significazione. Per significazione s'intende ogni relazione che lega qualcosa di materialmente presente a qualcos'altro di assente (la luce rossa del semaforo significa "stop"). Ogni volta che si mette in pratica o si usa una relazione di significazione si attiva un processo di comunicazione (il semaforo è rosso, quindi il "segno" della luce rossa accesa comunica all'autista di arrestare l'auto). Le relazioni di significazione definiscono il sistema che viene ad essere presupposto dai concreti processi di comunicazione.
Il termine Acronia in semiotica indica un evento privo di tempo, non collocabile nel tempo e senza connessione temporale con altri eventi. Il vocabolo è utilizzato in semiotica generale, in semiotica letteraria, in Modalità_(semiotica), in Semiotica del testo, in sociologia, in linguaggio e in narratologia.