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Con il termine femminismo si indica: la posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi, in ragion del fatto che le donne siano state e siano, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate; la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore predeterminante che modella l'identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona; il movimento politico, culturale e sociale, nato storicamente durante l'Ottocento, che ha rivendicato e rivendica pari diritti e dignità tra donne e uomini e che, in vari modi, si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere.Il femminismo è un movimento complesso ed eterogeneo che si è sviluppato con caratteristiche peculiari in ogni paese ed epoca. Molti fattori contribuiscono a definire e ridefinire il concetto di femminismo e le pratiche politiche ad esso connesse (ad esempio classe, etnia, sessualità). Al suo interno ci sono quindi diverse posizioni e approcci teorici, tant'è che ad oggi alcuni studiosi, teorici e/o militanti femministi parlano di femminismi. In particolare esistono teorie contrastanti riguardo all'origine della subordinazione delle donne ed in merito al tipo di percorso che dovrebbe essere portato avanti per liberarsene: se lottare solo per le pari opportunità tra uomini e donne, se criticare radicalmente le nozioni di "identità sessuale" e "identità di genere", oppure - ancora - se eliminare alla radice i ruoli e quindi tale subordinazione.
Le donne si sono sempre impegnate nella disciplina della filosofia lungo il corso della storia ma poche sono state riconosciute come filosofe e pochissime sono menzionate come autrici di opere filosofiche nel canone Occidentale. Nella filosofia antica in Occidente, mentre la filosofia accademica era un dominio tipicamente maschile (su tutti Platone e Aristotele), sono state attive durante questo periodo pensatrici donne quali Ipparchia (attiva circa nel 325 a.C.), Arete di Cirene (V-IV secolo a.C.) e Aspasia di Mileto (470-400 a.C.). Una donna notevole della filosofia tardo-antica è stata Ipazia, vissuta nel V secolo. Tra gli altri esponenti notevoli della filosofia moderna vi sono Mary Wollstonecraft (1759-97) e Margaret Fuller (1810-50). Donne influenti della filosofia contemporanea comprendono Susanne Langer (1895-1985), Hannah Arendt (1906-75), Simone de Beauvoir (1908-86), Simone Weil (1909-1943), Mary Midgley (nata nel 1919), Mary Warnock (nata nel 1924), Julia Kristeva (nata nel 1941), Patricia Churchland (nata nel 1943) e Susan Haack (nata nel 1945). Nei primi anni del XIX secolo alcuni college ed università del Regno Unito e degli Stati Uniti d'America hanno incominciato ad ammettere anche le donne, dando così vita a nuove generazioni di studiosi di sesso femminile. Tuttavia il rapporto del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti d'America indica che a partire dal 1990 in poi proprio la filosofia è uno dei campi delle scienze umane meno proporzionato in relazione al genere. Le donne vengono a costituire meno del 17% degli iscritti alle facoltà di filosofia secondo alcuni studi. Nel 2014 "Inside Higher Ed" ha descritto la filosofia come "la lunga storia della misoginia e della molestia sessuale di studentesse e professoresse". Jennifer Saul, insegnante di filosofia del linguaggio all'Università di Sheffield, ha affermato nel 2015 che le donne vengono "costrette a lasciare lo studio della filosofia dopo essere state ripetutamente molestate, assalite o sottoposte a ritorsioni". Già nei primi anni novanta l'associazione canadese di filosofia (ACPA) ha avvertito che effettivamente esiste uno squilibrio di genere e una polarizzazione di genere nel campo accademico filosofico. Nel giugno 2013 un professore statunitense di sociologia ha dichiarato che su tutti i contributi e citazioni presenti nelle quattro più prestigiose riviste del paese, solo il 3,6% del totale era di mano femminile, mentre i redattori della Stanford Encyclopedia of Philosophy hanno sollevato preoccupazioni circa la sotto-rappresentazione delle filosofe e hanno sostenuto di avere bisogno di redattrici e scrittrici per garantire la rappresentazione dei contributi femminili. Secondo Eugene Sun Park i filosofi sono prevalentemente di razza bianca e di sesso maschile, questa omogeneità esiste in quasi tutti gli aspetti e a tutti i livelli della disciplina. Susan Price sostiene che la filosofia accademica rimane una disciplina dominata dai maschi bianchi, il che si uniforma ancora al mito che il "genio" è correlato al genere. Secondo Jennifer Saul la filosofia, in quanto la più antica tra le scienze umane, è anche la più bianca e rimane in realtà appannaggio prevalente del sesso maschile (così come anche la matematica, seppur in misura minore), laddove invece altre aree sono più a zona di parità di genere.