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La Transilvania (in tedesco: Siebenbürgen; ungherese: Erdély) è una regione storica che costituisce la parte occidentale e centrale dell'odierna Romania.
Il Partito Nazionale Liberale (Partidul Național Liberal, PNL) è un partito politico rumeno. Il PNL è un partito liberale conservatore, aderente all'Internazionale Liberale (fino al 2016), all'Internazionale Democratica Centrista ed al Partito Popolare Europeo. Il PNL si fa portavoce delle tradizionali istanze liberali: separazione dei poteri, libero mercato, laicità dello stato. Rifondato nel 1990 da Radu Câmpeanu, reclama l'eredità del partito con lo stesso nome attivo tra il 1875 e il 1940. In base a tale assunto si presenta come il primo partito fondato nel paese e come il più antico partito liberale d'Europa. Presente in parlamento dal 1990, eccetto che nel periodo 1992-1996, nel corso degli anni Novanta fu protagonista di una serie di scissioni e, poi, di una crescita che lo portò a divenire uno dei più importanti partiti del paese. Partecipò come partner di governo all'interno della Convenzione Democratica Romena (1996-2000) e come partito di maggioranza tra il 2004 e il 2008 nell'ambito dei governi Tăriceanu I e Tăriceanu II. Dopo un nuovo periodo all'opposizione, nel 2012 siglò un patto con il Partito Social Democratico, che condusse alla nascita della coalizione dell'Unione Social-Liberale, che governò il paese fino al 2014. Nello stesso anno il PNL lasciò il Partito dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l'Europa alla volta del Partito Popolare Europeo. In seguito al successo ottenuto alle elezioni presidenziali del novembre 2014 il leader del PNL Klaus Iohannis divenne il primo Presidente della Repubblica proveniente dalla formazione liberale. Nel 2019 fu riconfermato dagli elettori per un ulteriore mandato di cinque anni. Alle elezioni parlamentari del 2016 (20%) il PNL si confermò come maggior partito di opposizione, mentre nel novembre 2019 riuscì a costituire un proprio governo con a capo Ludovic Orban.
L'esperanto è una lingua artificiale, sviluppata tra il 1872 e il 1887 dall'oculista polacco di origini ebraiche Ludwik Lejzer Zamenhof. È la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali (LAI). Presentata nel Primo Libro (Unua libro - Varsavia, 1887) come Lingvo Internacia ("lingua internazionale"), prese in seguito il nome esperanto ("colui che spera", "sperante") dallo pseudonimo di "Doktoro Esperanto", utilizzato dal suo inventore. Scopo della lingua è di far dialogare i diversi popoli cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice, ma espressiva, appartenente all'umanità e non a un popolo. Un effetto di ciò sarebbe quello di proteggere gli idiomi "minori", altrimenti condannati all'estinzione dalla forza delle lingue delle nazioni più forti. Per questo motivo l'esperanto è stato ed è spesso protagonista di dibattiti riguardanti la cosiddetta democrazia linguistica. Le regole della grammatica dell'esperanto sono state scelte da quelle di varie lingue studiate da Zamenhof, affinché fossero semplici da imparare e nel contempo potessero dare a questa lingua la stessa espressività di una lingua etnica; esse non prevedono eccezioni. Anche i vocaboli derivano da idiomi preesistenti, alcuni (specie quelli introdotti di recente) da lingue non indoeuropee come il giapponese, ma in gran parte da latino, lingue romanze (in particolare italiano e francese), lingue germaniche (tedesco e inglese) e lingue slave (russo e polacco). Vari studi hanno dimostrato che si tratta di una lingua semplice da imparare anche da autodidatti e in età adulta, per via delle forme regolari, mentre altri dimostrano come dei ragazzi che hanno studiato l'esperanto apprendano più facilmente un'altra lingua straniera. Lo studio di due anni di esperanto nelle scuole come propedeutico a una lingua straniera viene detto "metodo Paderborn" perché la sua efficacia è stata dimostrata nell'università tedesca di Paderborn. L'espressività dell'esperanto, simile a quella delle lingue naturali, è dimostrata dalla traduzione di opere di notevole spessore letterario. La cultura originale esperantista ha prodotto e produce in tutte le arti: dalla poesia e la prosa fino al teatro e alla musica. La logica con cui è stata creata minimizza l'ambiguità, per cui si presta a essere usata in informatica, nel ramo della linguistica computazionale, per il riconoscimento automatico del linguaggio. La tradizione dell'esperanto in Polonia e in Croazia è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale. Ci sono proposte per usare l'esperanto come lingua franca per i lavori nel Parlamento europeo, principalmente per motivi economici o per evitare che si vada verso una o più lingue nazionali. Tuttavia finora l'Unione europea giustifica l'attuale politica multilinguista che prevede l'uso di 24 lingue ufficiali, per motivi di trasparenza, non senza critiche da parte di chi sospetta che tale politica stia in realtà portando verso il solo inglese o, al più, al trilinguismo.