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Il capitalismo cognitivo è un'ipotesi di ricerca formulata originariamente, sul finire degli anni novanta, dal gruppo di ricercatori del Laboratorio MATISSE-ISYS Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne coordinati da Bernard Paulré per precisare il senso delle trasformazioni che hanno interessato il regime di accumulazione che caratterizza i principali sistemi economici dopo la crisi del fordismo e il processo di globalizzazione. Il concetto di capitalismo cognitivo vorrebbe dunque rappresentare un passo avanti rispetto al concetto di postfordismo, termine che resta vago e che delimita un modello definibile solo in negativo. Di seguito verranno elencati alcuni dei principali temi che caratterizzano l'analisi del capitalismo contemporaneo dal punto di vista dei teorici del capitalismo cognitivo.
In senso giuridico, con il termine capitalismo ci si riferisce a quegli ordinamenti statuali che pongono il capitale (il reddito, la proprietà, ecc.) al centro della tutela costituzionale.In economia, il capitalismo è un sistema economico in cui imprese e/o privati cittadini possiedono mezzi di produzione, ricorrendo spesso al lavoro subordinato per la produzione di beni e servizi a partire dalle materie prime lavorate, al fine di generare un profitto attraverso la vendita diretta o indiretta ad acquirenti degli stessi. Tale produzione, basata sulla domanda e sull'offerta nel mercato generale di tali prodotti, è nota come economia di mercato, contrapposta all'economia pianificata, caratterizzata invece da una pianificazione centrale da parte dello Stato. Anziché pianificare le decisioni economiche attraverso metodi politici centralizzati, come nel caso del feudalesimo e del socialismo, sotto il capitalismo tali decisioni sono del tutto decentralizzate ovvero nate sulla base di libere e volontarie iniziative dei singoli imprenditori.
L'anticapitalismo è l'opposizione al capitalismo, in termini teorici e di azione politica. Si tratta pertanto di un termine ombrello, che copre un ampio insieme di ideologie e di comportamenti. Gli anticapitalisti in senso stretto sono coloro che intendono rimpiazzare completamente il capitalismo con un altro sistema economico; tuttavia, ci sono anche ideologie che possono essere caratterizzate come parzialmente anticapitaliste, nel senso che cercano di sostituire od abolire solamente certi aspetti del capitalismo piuttosto che l'intero sistema. Le forme storicamente più note di anticapitalismo sono il comunismo, il socialismo e numerose varianti dell'anarchismo; in misura più moderata anche l'ecologismo. Aspetti di anticapitalismo si ritrovano in maniera ambigua anche in ideologie reazionarie, come fascismo e nazionalsocialismo. Una teoria anticapitalista più recente è l'"Altra via" (Francesco Gesualdi), incentrata su un'idea di decrescita per il raggiungimento di un benessere non specificatamente materiale e, a detta dei suoi sostenitori, diffuso in modo più equo sia nelle singole realtà sociali sia nella comunità globale.
L'anarco-capitalismo, chiamato anche anarco-liberismo, anarchia di mercato, anarchia del libero mercato, capitalismo libertario o anarchismo della proprietà privata, è uno degli orientamenti della filosofia politica liberale e anarco-individualista (di area libertariana), e della filosofia giuridica giusnaturalista contemporanea, ed è presente principalmente nel mondo anglosassone, sebbene non manchino oggi importanti esponenti anarco-capitalisti tedeschi, francesi, italiani e di altre nazionalità. Si tratta di un'ideologia politica che propone l'abolizione dello Stato a favore della sovranità individuale sotto il libero mercato. Il principale riferimento intellettuale per l'anarco-capitalismo è l'opera dell'economista e filosofo della politica Murray Rothbard (1926 - 1995). Apparsa sulla scena statunitense nel corso degli anni sessanta, questa teoria politica propone l'instaurazione di una società priva di tassazione, dove ogni servizio venga offerto dai privati tramite spesa volontaria e nella quale sia eliminato ogni ricorso alla coercizione attraverso il superamento dello Stato, ritenuto intrinsecamente autoritario. L'anarco-capitalismo affonda le radici nella tradizione liberale e liberista, definendosi l'unica possibilità di dare un contenuto realistico e coerente alla proposta di abolire lo Stato e la violenza che è insita in esso.