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Primo Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987) è stato uno scrittore italiano, autore di racconti, memorie, poesie, saggi e romanzi. Partigiano antifascista, il 13 dicembre 1943 venne arrestato dai fascisti in Valle d'Aosta, venendo prima mandato in un campo di raccolta a Fossoli e, nel febbraio dell'anno successivo, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo. Scampato al lager, tornò in Italia, dove si dedicò con impegno al compito di raccontare le atrocità viste e subite. La sua opera più famosa, oltre che quella d'esordio, di genere memorialistico, Se questo è un uomo, racconta le sue esperienze nel campo di concentramento nazista ed è considerato un classico della letteratura mondiale. Laureato in chimica, in alcune delle sue opere appaiono riferimenti diretti e indiretti a questa branca della scienza.
Il sistema periodico è il quinto libro pubblicato da Primo Levi. Si tratta di una raccolta di racconti edita nel 1975.
Hurbinek (luogo di nascita sconosciuto, 1941? – Auschwitz, marzo 1945) Hurbinek è stato un bambino, di nazionalità sconosciuta e figlio di genitori ignoti, quasi certamente nato nel campo di concentramento di Auschwitz da una madre verosimilmente deceduta poco dopo il parto. La peculiarità della sua esistenza lo ha reso un simbolo chiave della storia dell'Europa durante l'ultimo conflitto mondiale, al punto di diventare oggetto di libri, blog, spettacoli teatrali, o partiture di musica classica. Hurbinek ha trascorso la sua vita interamente ad Auschwitz e ivi è morto all'età circa di tre anni poco dopo la liberazione del campo di concentramento. Della sua esistenza si ha notizia attraverso la testimonianza di Primo Levi, che di Hurbinek scrive sia ne La tregua che ne I sommersi e i salvati. Come racconta Levi, "quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato assegnato da noi, forse da una delle donne, che aveva interpretato con quelle sillabe una delle voci inarticolate che il piccolo ogni tanto emetteva". Di lui non esistono fotografie né altre testimonianze oltre a quella di Primo Levi, che lo descrive come un bambino di circa tre anni, "figlio della morte", che non sapeva parlare né poteva camminare avendo le gambe atrofiche. Assistito da alcuni prigionieri e in particolare da un giovane ungherese, Hurbinek avrebbe con insistenza proferito una sola misteriosa parola "mass-klo" o "matisklo", che non è stato possibile interpretare. Durante la sua breve esistenza, Hurbinek conobbe solo la realtà di Auschwitz, di cui portava tatuato il numero di immatricolazione, e dunque il suo intero orizzonte visivo e cognitivo non fu altro che le baracche e il filo spinato del campo e le continue violenze ivi perpetrate. Senza genitori, abbandonato al suo destino nel campo di concentramento, Hurbinek non ebbe alcuna relazione familiare o sociale al di là del rapporto con pochi detenuti. Tuttavia, Primo Levi ha insistito sulla straordinaria forza umana del bambino a esprimersi con lo sguardo, che suppliva alla sua incapacità di parlare: "La parola che gli mancava, e che nessuno si era curato di insegnargli, il bisogno della parola, premeva nel suo sguardo con urgenza esplosiva": era uno sguardo definito "selvaggio e umano ad un tempo, anzi maturo e giudice, che nessuno fra noi sapeva sostenere, tanto era carico di forza e di pena". La tragica peculiarità dell'esistenza di Hurbinek, ne ha fatto uno dei personaggi a suo modo fondamentali del Novecento europeo, su cui si sono interrogati in modo crescente filosofi, antropologi e artisti: una vita in quanto vittima, racchiusa esclusivamente nel luogo considerato in assoluto come il più estremo per violenza e disumanizzazione, privata di qualsiasi forma di educazione formale e di affetto familiare, e in una condizione di grave disabilità fisica. Eppure, questo minuscolo e sfortunato bambino ha dimostrato una straordinaria forza di volontà e una capacità di lotta per sopravvivere, quasi a riscatto della condizione esistenziale dei detenuti. Primo Levi ne riconosce l'eroismo e la determinazione a combattere "come un uomo, per conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito". Sfinito a seguito della sua prigionia, Hurbinek è morto poco dopo un mese l'arrivo delle truppe sovietiche ad Auschwitz, "libero ma non redento", come conclude Primo Levi.
Francesco Maria Lucrezi (Napoli, 12 dicembre 1954) è un accademico, storico e pittore italiano. Ordinario di Diritto romano e di Diritti dell'Antico Oriente Mediterraneo presso l'Università degli Studi di Salerno, il suo ambito di studio riguarda principalmente l'ebraismo e, in particolare, il diritto ebraico, al quale ha dedicato diverse opere e di cui è considerato uno dei massimi esperti italiani.