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La prosa ritmica è stata una forma di composizione testuale intermedia tra la prosa e la poesia, diffusasi nella letteratura latina medievale, soprattutto a partire dall'XI secolo.Tale prosa seguiva un particolare andamento ritmico, detto cursus, dove la clausola, cioè la parte finale del periodo (o colon), era caratterizzata dall'adozione obbligata di particolari figure di ritmo.La prosa ritmica fu adottata in particolare dalle varie cancellerie europee, che la utilizzavano nella redazione delle epistole ufficiali.
La prosa è una forma di espressione linguistica, caratterizzata dalla continuità dei periodi sintattici e non sottomessa alle regole della versificazione. Il concetto di prosa va considerato in opposizione a quello di poesia: esso infatti indica una struttura che non presenta "l'andare a capo" del verso (regolato da norme metriche, esigenze ritmiche, volontà di espressione), ma procede diritta, completando il rigo ed usando "l'andare a capo" solo per indicare una separazione non metrico-ritmica ma concettuale, tra sequenze non obbligate da vincoli formali. Nella prosa post-moderna si assiste comunque a un uso accentuato del capoverso per finalità non solo concettuali ma soprattutto ritmiche. Ciò avviene in particolare nel romanzo e nel racconto d'azione ai quali occorre imprimere un'andatura più incalzante. Con il termine prosa ci si riferisce abitualmente anche ad un genere teatrale. L'origine etimologica e la storia della prosa testimoniano questi caratteri: Prosa (anticamente proversa e successivamente prorsa) era in latino la forma femminile dell'aggettivo prorsus (diritto, di seguito); unita al sostantivo oratio indicava il discorso orale o scritto non in versi. In Marco Fabio Quintiliano il termine è già usato come sostantivo. Le funzioni della prosa colta sono molteplici: Narrativa Storiografia Didattico-scientifica Saggistico-critica Oratoria Epistola DrammaticaNonostante questa ricchezza di possibili forme, la prosa fu per lungo tempo lasciata a sperimentazione tutto sommato libera. Nella cultura latina la prosa non era legata a generi narrativi ma all'oratoria, che ne costituisce il sommo modello. Marco Tullio Cicerone nell'Orator distingue tre livelli di stile: basso, medio ed elevato, ed approfondisce i caratteri musicali della prosa stabilendo regole che riguardano la disposizione dei membri della frase, il ritmo e soprattutto la clausola del periodo, ovvero la sua parte finale, disposta secondo misure metriche analogiche a quella della poesia. La teoria di Cicerone passa attraverso Quintiliano ed arriva al Medioevo influenzando le artes dictandi delle scuole e delle cancellerie. Nel secolo XIII Giovanni di Garlandia descrive e classifica alcuni tipi di stile prosaico, ed in questo periodo si elabora una prosa latina scientifica e filosofica che fa prevalere sul gusto dell'ornatus il rigore di schemi logico-dimostrativi. La civiltà rinascimentale ripropone una gamma più ampia di generi in prosa: la poetica del classicismo tende a presentare modelli da imitare nei diversi generi letterali. L'inversione di tendenza si ha nel seicento barocco che sottrae i suoi spettacolari artifici all'uso dell'imitazione. Nel 1700 la prosa diventa importante strumento per la divulgazione e per la polemica narrativa, filosofica, satirica, ma è con il 1800 che la distinzione tra prosa e poesia si approfondisce creando la distinzione tra la prosa di funzione teorico-narrativa e la poesia di funzione lirica, a questa distinzione si fa riferimento per la comprensione del dominio della prosa nel naturalismo.
Un genere letterario è una categoria della scrittura letteraria. La letteratura viene convenzionalmente suddivisa in una molteplicità di generi detti anche forme codificate di un’espressione che ne rendono la classificazione molto più semplice e la discussione critica. Una prima distinzione molto generale è quella tra poesia, prosa e teatro. La prima si caratterizza perché cerca di riprodurre la musicalità di un suono attraverso il ritmo, la pronuncia e l'ordine delle parole; la seconda invece non ha questa caratterizzazione, e raggruppa quindi tutte quelle opere non in versi. Il teatro, poi, è da considerarsi una forma d'arte a parte, che spesso fonde insieme le prime due e sovente vi unisce la musica, dando origine all'opera lirica (che si fonda per la parte testuale su libretti talvolta scritti da veri e propri poeti) e, recentemente, al musical (o commedia musicale). Nell'ambito della prosa, ci si riferisce genericamente a narrativa per un romanzo o un racconto, se non si riesce a trovargli una ben definita classificazione. Tenendo conto che all'interno delle forme narrative possono trovarsi generi spuri come quelli del fotoromanzo (letteralmente un romanzo per immagini) o delle sceneggiature (cinematografiche o televisive) che destano a volte l'attenzione, in anni recenti, del mercato editoriale.
L'Edda in prosa (conosciuta anche come Edda di Snorri o Edda recente), è un manuale di poetica norrena che contiene anche molte storie della mitologia norrena. Il suo intento era di fare capire ai lettori e ai poeti norreni le sottigliezze dei versi allitterativi (versi in cui gli stessi suoni si ripetono secondo una struttura ben definita), e di afferrare il significato celato di molte kenningar di uso frequente nella poesia norrena. Fu scritta dal dotto storico islandese Snorri Sturluson attorno al 1220. Sopravvive in sette manoscritti principali, scritti all'incirca fra il XIV e il XVII secolo.