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In economia il moltiplicatore keynesiano è uno strumento fondamentale di analisi macroeconomica. Il concetto era già stato esposto da un altro economista, Khan, ma solo successivamente l'economista inglese John Maynard Keynes riprenderà quell'intuizione per rielaborarla nella sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta (1936). Il Moltiplicatore, come elaborato da Keynes, permette di individuare l'effetto sul reddito complessivo di un certo livello incrementale di consumo, o di investimento o di spesa pubblica, all'interno del sistema economico. Il moltiplicatore misura infatti la percentuale di incremento del reddito nazionale in rapporto all'incremento di una o più variabili macroeconomiche componenti la domanda aggregata: consumi, investimenti e spesa pubblica. Il reddito percepito da un soggetto viene destinato in parte al risparmio e in parte al consumo. Le scelte personali dipendono dal reddito e dalla situazione famigliare e lavorativa del soggetto. Ossia una maggior disoccupazione causa un minor consumo, un minor consumo causa una minor domanda di beni e una minor domanda provoca una minor produzione. Keynes quindi vuole un intervento da parte dello Stato stesso per nuovi posti di lavoro.
John Maynard Keynes, 1º barone Keynes di Tilton (/ˈkeɪ̯nz/; Cambridge, 5 giugno 1883 – Tilton, 21 aprile 1946), è stato un economista britannico, padre della macroeconomia e considerato il più influente tra gli economisti del XX secolo. Le sue idee sono state sviluppate e formalizzate nel dopoguerra dagli economisti della scuola keynesiana; a quest'ultima viene spesso contrapposta la scuola monetarista (o scuola di Chicago), che si originò nel secondo dopoguerra dalle teorie liberiste di Milton Friedman, e la scuola austriaca (von Mises e von Hayek). I suoi contributi alla teoria economica, espressi nel saggio Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, hanno dato origine infatti alla cosiddetta "rivoluzione keynesiana" che, in contrasto con la teoria economica neoclassica, ha sostenuto la necessità dell'intervento pubblico statale nell'economia con misure di politica di bilancio e monetaria, qualora un'insufficiente domanda aggregata non riesca a garantire la piena occupazione nel sistema capitalista, in particolare nella fase di crisi del ciclo economico, promuovendo dunque una forma di economia mista.
L'economia post-keynesiana è una scuola di pensiero macroeconomico che si rifà alla Teoria generale di John Maynard Keynes, sebbene il suo successivo sviluppo sia stato largamente influenzato da Michał Kalecki, Joan Robinson, Nicholas Kaldor e Piero Sraffa. Il biografo di Keynes Lord Skidelsky scrive che la scuola post-keynesiana è rimasta la più vicina allo spirito dell'opera di Keynes.
In macroeconomia l'economia keynesiana è una scuola di pensiero economica basata sulle idee di John Maynard Keynes, economista britannico vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.