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Le lettere di Paolo sono tredici testi del Nuovo Testamento attribuiti dalla tradizione all'apostolo Paolo di Tarso. In esse Paolo scrive a varie comunità da lui fondate o visitate nei suoi viaggi apostolici; alcune lettere sono inoltre dedicate a persone a lui care. In passato la Chiesa cattolica attribuì a Paolo di Tarso la Lettera agli Ebrei, nella quale non è indicato il nome dell'autore; tale lettera è oggi ritenuta, pressoché unanimemente, essere di un altro autore. Si sono inoltre conservate alcune lettere che affermano di essere state scritte da Paolo ma che sono ritenute apocrife dalla maggioranza degli esegeti.
La Lettera VII, insieme alla Lettera VIII, è oggi considerata dalla maggioranza degli studiosi l'unica delle tredici lettere di Platone ragionevolmente attribuibile al filosofo ateniese. Nella lettera, Platone narra le principali fasi della sua formazione filosofica e politica, soffermandosi in particolare sul fallimento dei tre tentativi fatti a Siracusa per cercare di riformare la città, ponendovi a capo un re filosofo. La lettera è infatti la più importante fonte sui viaggi di Platone in Sicilia, poiché essa ha un impianto sostanzialmente autobiografico e il suo nucleo narrativo è rappresentato proprio dai tre viaggi.
Il Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua è un'opera di Niccolò Machiavelli composta, secondo gli studiosi, nel 1524 o 1525. Di non sicura attribuzione (è attribuita al Machiavelli in base alla testimonianza del figlio Bernardo), anche per la diversità delle forme lessicali adoperate e per una tematica secondo alcuni studiosi estranea all'autore, è sospetta di essere successiva alla data di redazione attribuita al Machiavelli o comunque frutto di una manipolazione a partire da una matrice sicuramente attribuibile alla paternità dello scrittore.
Il principe (titolo assegnato nell'edizione originale postuma di Antonio Blado e poi unanimemente adottato, ma il titolo originario era in lingua latina: De Principatibus, "Sui principati") è un saggio critico di dottrina politica scritto da Niccolò Machiavelli nel 1513, nel quale espone le caratteristiche dei principati e dei metodi per conquistarli e mantenerli. Si tratta senza dubbio della sua opera più nota e celebrata, quella dalle cui massime (spesso superficialmente interpretate) sono nati il sostantivo "machiavellismo" e l'aggettivo "machiavellico". L'opera non è ascrivibile ad alcun genere letterario particolare, in quanto non ha le caratteristiche di un vero e proprio trattato. Da una parte è vero che nel periodo umanista si erano molto diffusi i trattati sul sovrano ideale, anche chiamati speculum principis (ossia specchi del principe), i quali elencavano tutte le virtù che un sovrano avrebbe dovuto avere per poter governare correttamente, prendendo spunto dalla storia e dai classici latini e greci. Dall'altra l'opera del Machiavelli si pone espressamente in forte rottura con quella tradizione, giungendo di fatto a rivoluzionare per sempre la concezione della politica e del buon governo per un principe, ricevendo a tale proposito aspre critiche dei suoi contemporanei. Il Principe si compone di una dedica e ventisei capitoli di varia lunghezza; l'ultimo capitolo consiste nell'appello ai de' Medici ad accettare le tesi espresse nel testo.
Lettera sulla tolleranza o Epistola sulla tolleranza (A Letter Concerning Toleration) è un saggio di John Locke, scritto nel 1685 nei Paesi Bassi, originariamente pubblicato nel 1689, in latino e immediatamente tradotto in altre lingue. Le opere di Locke apparivano in un periodo in cui si temeva che il Cattolicesimo potesse prendere il sopravvento in Inghilterra, e rispondeva ai problemi religiosi e di governo dell'epoca proponendo la tolleranza religiosa. Questa lettera è indirizzata ad un anonimo "Honored Sir": egli era, in realtà, un amico di Locke, Philipp van Limborch, che la pubblicò senza che Locke ne fosse a conoscenza. Lo stesso Locke, comunque, non ne riconobbe mai ufficialmente la paternità. La Lettera sulla Tolleranza è presto diventata una pietra miliare nel dibattito sulla libertà religiosa e di pensiero in Europa.
Francesco Vettori (Firenze, 1474 – Firenze, 1539) fu ambasciatore della Repubblica fiorentina presso la corte pontificia di papa Leone X.
L'anaciclosi (in greco: ἀνακύκλωσις, anakýklōsis) è una teoria dell'evoluzione ciclica dei regimi politici che man a mano deteriorandosi, si susseguirebbero secondo un andamento circolare nel tempo e, giunti all'ultimo stadio, ritornerebbero alla forma iniziale di partenza riprendendone lo sviluppo.
Ahi serva Italia, di dolore ostello è il verso iniziale di una celebre invettiva di Dante Alighieri presente nel VI canto del Purgatorio della Divina Commedia: introduce la sua amara riflessione sulla condizione politica dell'Italia, alla vista dei poeti Virgilio e Sordello che si abbracciano dopo aver saputo di essere due compatrioti mantovani. Essa prosegue: La parafrasi è: «Povera Italia ridotta in schiavitù, dimora di sofferenza, nave alla deriva nel pieno della tempesta, non più signora dei popoli, ma luogo di prostituzione!».