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Isaia (in ebraico יְשַׁעְיָהוּ, latino Isaias, "il Signore salva"; 765 a.C. circa – VIII secolo a.C.) è stato un profeta ebreo. Egli è uno dei cinque maggiori profeti biblici, al quale se ne attribuisce un libro: il cosiddetto libro di Isaia. Considerato insieme ad Elia uno dei profeti più importanti di tutta la Bibbia, gli succederanno Geremia, Ezechiele e Daniele. Isaia non era un sacerdote ma un levita della Tribù di Levi i quali erano consacrati al culto divino e per questo non ebbero possedimenti terrieri quando Israele si insediò nella terra promessa. Quindi (cap. 6) né lui né i suoi figli erano discendenti di Iesse cioè della Tribù di Giuda (cap. 11). Le sue profezie avevano dunque natura messianica (cap. 7).
I Vangeli (talvolta indicati nel complesso con Vangelo) sono libri che raccontano la vita e la predicazione di Gesù di Nazareth e quindi la base su cui si fonda il cristianesimo. "Vangelo" deriva dalla parola greca εὐαγγέλιον (evanghélion), che arriva all'italiano attraverso il latino evangelium e significa letteralmente "lieto annunzio" o "buona notizia". Nell'arco di diversi secoli furono composti numerosi testi designati come "vangeli", sebbene di genere letterario diverso. Alcuni di essi, diffusi nei primi secoli di vita della comunità cristiana, sono andati persi, divenendo noti solo per la citazione della loro esistenza in opere successive alla loro composizione; parte di questi sono stati riscoperti grazie ai ritrovamenti archeologici a partire dal XIX secolo. Tra i vangeli sopravvissuti fino ai nostri giorni, i quattro più antichi, che narrano la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo (Vangelo secondo Matteo, Vangelo secondo Marco, Vangelo secondo Luca e Vangelo secondo Giovanni) sono considerati canonici dalle confessioni cristiane, che considerano gli altri vangeli apocrifi.
Il Profeta Isaia è un affresco (250x155 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1511-1512 e conservato nella Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio a Roma.
Isaia 7,14 è un versetto del Libro di Isaia (Bibbia ebraica e Vecchio Testamento cristiano) nel quale il profeta Isaia promette ad Acaz, re di Giuda dal 732/731 al 716/715 a.C. circa, un segno che il suo oracolo era veritiero. I primi cristiani lo interpretarono come una profezia della venuta di Gesù come Messia, e questo è rimasto un punto di controversia tra cristiani ed ebrei.
I busti dei profeti Geremia e Isaia entri quadrilobi sono due rilievi dell'altare argenteo di San Jacopo della cattedrale di Pistoia e sono attribuiti al giovane Filippo Brunelleschi, che vi lavorò dal 1400 al 1401.
Geremia (in ebraico יִרְמְיָהוּ Yirməyāhū, che significa "Esaltazione del Signore"; Anatot, Gerusalemme, dopo il 650 a.C. – Egitto, dopo il 586 a.C.), figlio di Helkia (Chelkia) della tribù di Beniamino, fu un profeta biblico, ritenuto autore dell'omonimo Libro e del Libro delle Lamentazioni (cfr. Messia). Questi due libri sono parte della Bibbia e sono riconosciuti da tutti i canoni vetero-testamentari.
L'Apocalisse di Giovanni, comunemente conosciuta come Apocalisse o Rivelazione o Libro della Rivelazione (da ἀποκάλυψις, apokálypsis, termine greco che significa "rivelazione"), è l'ultimo libro del Nuovo Testamento (e quindi l'ultimo libro della Bibbia) ed è la sola apocalisse presente nel canone della Bibbia, di cui costituisce uno dei testi più difficili da interpretare. L'Apocalisse appartiene al gruppo di scritti neotestamentari noto come "letteratura giovannea", in quanto scritta, se non dallo stesso apostolo, nei circoli che a lui e al suo insegnamento facevano riferimento. Di 404 versetti, 278 contengono almeno una citazione veterotestamentaria. I libri che si ritiene abbiano maggiormente influenzato l'Apocalisse sono i libri dei Profeti, principalmente Daniele, Ezechiele, Isaia, Zaccaria ed anche il Libro dei Salmi e l'Esodo.