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Il Libro di Isaia (ebraico ישעיהו, ysha'ihàu; greco Ησαΐας, esaìas; latino Isaias) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea nel V secolo a.C. ad opera di un autore ignoto, sulla base di oracoli e testi precedenti di diversa origine: Proto-Isaia (capp. 1–39): ca. 740-700 a.C. durante il ministero del profeta Isaia, in particolare nel contesto della guerra siro-efraimitica, esortazioni alla fiducia in Dio, trascendente e fedele; Deutero-Isaia (capp. 40–55): 550-539 a.C., durante l'Esilio di Babilonia, esortazione al popolo oppresso, il "Servo di YHWH"; Trito-Isaia (capp. 56–66): 537-520 a.C. dopo il ritorno dall'esilio, oracoli contro l'idolatria, speranza nella conversione delle nazioni pagane.Il tema comune che ha catalizzato la raccolta unitaria è quello della salvezza del popolo da parte di Dio.
Isaia (in ebraico יְשַׁעְיָהוּ, latino Isaias, "il Signore salva"; 765 a.C. circa – VIII secolo a.C.) è stato un profeta ebreo. Egli è uno dei cinque maggiori profeti biblici, al quale se ne attribuisce un libro: il cosiddetto libro di Isaia. Considerato insieme ad Elia uno dei profeti più importanti di tutta la Bibbia, gli succederanno Geremia, Ezechiele e Daniele. Isaia non era un sacerdote ma un levita della Tribù di Levi i quali erano consacrati al culto divino e per questo non ebbero possedimenti terrieri quando Israele si insediò nella terra promessa. Quindi (cap. 6) né lui né i suoi figli erano discendenti di Iesse cioè della Tribù di Giuda (cap. 11). Le sue profezie avevano dunque natura messianica (cap. 7).
I busti dei profeti Geremia e Isaia entri quadrilobi sono due rilievi dell'altare argenteo di San Jacopo della cattedrale di Pistoia e sono attribuiti al giovane Filippo Brunelleschi, che vi lavorò dal 1400 al 1401.
I Profeti minori (detti anche i dodici profeti) sono gli autori di dodici libri profetici della Bibbia, considerati un unico libro nella Tanakh dagli ebrei (Libro dei dodici) e contati separatamente nell'Antico Testamento dai cristiani. Sono definiti "minori" per la brevità dei loro libri in contrapposizione con quelli degli altri autori di libri profetici, detti maggiori: Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele, quest'ultimo, però, considerato tale solo nella tradizione cristiana. La dicitura di ambiente ebraico è תרי עשר (tərê ʿaśar, 'i dodici' in aramaico), quella greca Μικροί προφήτες (mikròi profétes, 'profeti minori') o Δωδεκαπροφήτον (Dodekaproféton, 'dodici profeti'). L'ordine dei dodici libri nel testo masoretico (e perciò nelle bibbie ebraiche, cattoliche e protestanti) è: Nella Bibbia dei LXX, invece, il libro di Gioele è collocato al quarto posto e quello di Michea al terzo. Questo ordine è tuttora seguito dai cristiani ortodossi. L'ordine segue approssimativamente la cronologia della vita dei profeti, non l'ordine di redazione dei testi. I primi sei profeti (tranne Gioele) risalgono al periodo assiro antico. La collocazione di Gioele subito prima di Amos, anche in assenza di riferimenti biografici, è motivata dalla concordanza di Amos 1.1-2 con Gioele 4,16. Il Libro di Amos descrive «le visioni riguardo a Israele, al tempo di Ozia re della Giudea, e al tempo di Geroboamo figlio di Ioas, re di Israele, due anni prima del terremoto», collocandosi in un'età successiva alla seconda metà dell'VIII secolo a.C. I successivi tre profeti vissero nel tardo periodo assiro e gli ultimi tre in età persiana. La redazione finale dei testi risale al periodo persiano (538-332 a.C.), tranne il caso del libro di Giona (libro di cui Giona è il principale personaggio, non l'autore) risalente al periodo ellenistico. In Atti 7:51-53, santo Stefano protodiacono e martire afferma che tutti profeti furono uccisi e perseguitati da una parte dei padri degli Ebrei.
Il Libro di Geremia (ebraico ירמיהו, Yermihàu; greco Ιερεμίας, Ieremías; latino Ieremias) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea nel V a.C., sulla base di oracoli precedenti attribuiti al profeta Geremia, attivo nel Regno di Giuda tra il 626-586 a.C. circa. È composto da 52 capitoli e, oltre ai temi tipici dei profeti ebraici (fedeltà a Dio, disprezzo delle nazioni e degli idoli pagani), il tema specifico del libro è quello dell'invito alla sottomissione all'impero Babilonese, non seguito dal re Ioiakim e dalla classe dirigente e che portò alla deportazione e all'esilio di Babilonia. Dio, mediante Geremia, vuole annunciare al suo popolo la volontà che esso, scevro da ogni velleità di natura potente, sia un popolo fedele, completamente affidato alla sua paternità, sotto la quale possa vivere in armonia difendendo il diritto di tutti. Il decreto di Dio circa la fine del Regno di Giuda, è proprio finalizzato all'adempimento di questo messaggio: la creazione, nel seno di Babilonia, di una comunità che, sottomessa al giudizio del Padre, possa svilupparsi nella continua ricerca del benessere di tutti. La deportazione farà ciò, facendo interiorizzare ai superstiti l'esperienza salvifica del Dio che li condusse fuori dalla schiavitù egiziana. A questo punto l'escatologia e il messianismo prendono il sopravvento: si annunzia la fine della mediazione gerarchica tra Dio e gli uomini, la consacrazione di persone che collaboreranno col Signore alla guida del popolo e la totale realizzazione dell'Alleanza nella Gerusalemme Celeste.
Il Libro delle Lamentazioni (ebraico Qinot, lamenti funebri; greco Θρήνοι, thrénoi, "lamenti"; latino Lamentationes) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana. È scritto in ebraico e la redazione del libro è avvenuta in Giudea poco dopo la distruzione di Gerusalemme (587 a.C.). L'autore è stato tradizionalmente identificato col profeta Geremia, ma oggi vi è un generale accordo su due punti: (1) Il libro probabilmente non ha nessuna connessione col profeta Geremia; (2) Il libro è stato scritto per rispondere agli eventi successi alla conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi nel 586 a.C.È composto da 5 capitoli contenenti vari inni poetici descriventi la desolazione di Gerusalemme distrutta, vista come un castigo divino per i peccati degli Ebrei.
Le Lamentazioni di Geremia, nel testo biblico del Libro delle Lamentazioni, attribuito al profeta Geremia, predicano la necessità di un ritorno alla fedeltà all'alleanza, condannando aspramente le pratiche idolatre, i frequenti soprusi dei forti contro i deboli, l'osservanza ipocrita e superficiale dei rituali.
La lamentazione o lamento è una forma musicale o poetica che esprime dolore, dispiacere o lutto. Molti dei poemi più antichi sono delle lamentazioni e fra le più famose si ricordano le Lamentazioni di Geremia tratte dal Libro delle Lamentazioni facente parte della Bibbia e più precisamente dell'Antico testamento. Lamentazioni sono anche contenute sia nell'Iliade che nell'Odissea di Omero, ma anche nel Veda Indù ed in alcuni testi antichi della Mesopotamia come i Lamenti di Ur o gli ebraici Tanakh.