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Luce (filosofia)

Luce deriva dal latino "lux lucis" dalla radice indoeuropea leuk-. Il corrispondente termine in greco è reso con l'aggettivo λευκός, «brillante, bianco». Un particolare significato di luce in greco si ha con φῶς (phaos/phōs) la cui radice corrisponde a quella del verbo phainō, che significa "mostrare", "rendere manifesto". Il termine greco phos originariamente non indica soltanto la luce come mezzo per vedere ma anche la luce che emana la verità raggiunta tramite la conoscenza. È questo significato che la filosofia ha visto nella luce, intesa come ciò che permette di vedere, di distinguere le forme, la profondità della realtà. Tuttavia della luce siamo coscienti solo quando questa è assente poiché senza di essa non siamo più in grado di vedere. Ed è proprio la luce che rivela e svela; ciò che non è illuminato non ci è dato di conoscere.La luce quindi assunta come fonte fisica e metafisica di illuminazione, nel senso spirituale di rivelazione o di scoperta di una verità nascosta nell'ombra, da sempre è stata associata ad un significato simbolico religioso e filosofico. La metafisica della luce è l'espressione coniata nel 1916 dallo storico e filosofo tedesco Clemens Baeumker (1853–1924), per indicare una tradizione filosofica sulla concezione della luce che dall'antichità sbocca nel pensiero filosofico e nella teologia latina medioevale. La metafisica della luce non è una concezione organicamente strutturata ma è la risultante delle riflessioni sulla luce di vari autori sul piano fisico, psicologico, gnoseologico e teologico.

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