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Tito Maccio Plauto (in latino: Titus Maccius Plautus o Titus Maccus Plautus; Sarsina, tra il 255 e il 250 a.C. – 184 a.C.) è stato un commediografo romano. Plauto fu uno dei più prolifici e importanti autori dell'antichità latina e l'autore teatrale che più influenzò il teatro occidentale. Egli fu esponente del genere teatrale della palliata, ideato dall'innovatore della letteratura latina Livio Andronico. Il termine plautino, che deriva appunto da Plauto, si riferisce sia alle sue opere sia ad opere simili o influenzate da quelle di Plauto.
Maschera, nella commedia dell'arte, sta a indicare i personaggi stilizzati che indossano, appunto, maschere, insieme a costumi caratteristici e che si esprimono con gesti codificati. Le maschere della commedia dell'arte provengono da una stilizzazione della maschera del volto del demonio, questo per quanto riguarda le maschere degli Zanni. In altri casi, come ad esempio per Pantalone o Pulcinella, è soltanto una grottesca caricatura del tipo teatrale rappresentato. Il rapporto tra la maschera del demonio (nel caso delle sacre rappresentazioni) o il volto animalesco del demonio nell'iconografia del '400-'500, è palese, anche se la maschera dello Zanni perde le caratteristiche corna del diavolo (ma un resto di un cornetto è sempre presente nelle maschere zannesche, come in quella di Arlecchino). Alcuni personaggi femminili, come Colombina, rientrano nella categoria delle maschere pur non indossandone una: in questo caso, l'elemento caratterizzante sono le stilizzazioni di movimento e di recitazione, che rendono il personaggio molto diverso dai personaggi ordinari (per esempio, le coppie classiche di amorosi). Nei teatri veneziani del '700, gli inservienti teatrali portavano anch'essi una maschera e un tricorno. Da questo, si indica comunemente col termine maschera anche l'inserviente teatrale che si occupa dell'accompagnamento e sistemazione del pubblico in sala.
Sir John Falstaff è un personaggio di William Shakespeare, che appare nelle due parti di Enrico IV e Le allegre comari di Windsor per poi essere soltanto nominato in Enrico V, dove se ne annuncia la morte. Shakespeare lo costruisce come un personaggio comico: un gentiluomo giullare, dotato di un appetito insaziabile per il cibo, le bevande e le donne. Bugiardo e orgoglioso, non gli manca lo spirito, il che gli permette di uscire da situazioni pericolose, delicate o grottesche in cui si ritrova regolarmente. È uno dei personaggi più comici di Shakespeare, anche se fa la sua comparsa per la prima volta non in una commedia, ma in un dramma storico. Si ritiene che per la creazione di questo personaggio, un cavaliere grasso e vanaglorioso, il drammaturgo si sia ispirato a sir John Oldcastle, militare che guidò le milizie inglesi durante una fase della Guerra dei cent'anni e che fu ucciso sotto il regno di Enrico V, perché era un lollardo. Edmond Malone ha affermato che il personaggio fu creato per essere impersonato da John Heminges, tuttavia non ci sono riscontri certi. Una ipotesi alternativa è che Falstaff fu scritto per il clown Will Kempe. All'attore originale subentrò poi John Lowin, specializzato in ruoli comici. Figura essenzialmente comica, Falstaff ha in sé tuttavia anche caratteristiche più profonde, con una commistione di generi che è frequente nei drammi shakespeariani. Nel secondo atto, scena terza dell'Enrico V, la sua morte, causata dal dolore per il ripudio da parte del re, è descritta in maniera drammatica e toccante, e sebbene la narrazione della sua morte sia portata in scena da Eleanor Quickly, una locandiera con legami con il mondo criminale, le parole usate, secondo alcuni esperti, riecheggiano quelle che Platone utilizzò per la morte di Socrate.Il percorso di Falstaff dalla commedia alla tragedia è stato ripreso anche successivamente da Arrigo Boito nella stesura del libretto dell'omonima opera di Giuseppe Verdi. Modelli per il personaggio di Falstaff possono essere riconosciuti nel Pirgopolinice del Miles gloriosus di Plauto e nel Trasone dell'Eunuco di Terenzio, archetipi di una vasta schiera di soldati, capitani e cavalieri millantatori e spacconi, ricorrenti nella storia del teatro europeo.