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Le minoranze di lingua tedesca sono quei gruppi di popolazione di lingua tedesca che risiedono (o risiedevano) in territori al di fuori degli stati in cui il tedesco è lingua ufficiale o maggioritaria. Minoranze etniche di lingua tedesca si vennero a creare nei secoli scorsi attraverso gli insediamenti nell'Europa centrale e orientale (in tedesco Ostkolonisation); i trasferimenti mirati d'emigrazione; i flussi di profughi per motivi religiosi o politici; gli spostamenti di confini; le espulsioni dopo le due guerre mondiali nel XX secolo.
Minoranza nazionale indica una porzione di popolazione che si differenzia da quella maggioritaria di uno stato per alcune caratteristiche sociali, culturali, linguistiche, etniche, religiose ecc. A causa della grande variabilità del fenomeno, in effetti non esiste una definizione legale di "minoranza nazionale" internazionalmente unitaria stabilita ma le soluzioni introdotte nella legislazione dei diversi stati nazionali sono a volte estremamente variegate.Le minoranze nazionali sono legalmente protette nel sistema europeo del Consiglio d'Europa dalla apposita "Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali", sistema a cui anche l'Unione europea ha aderito, mentre la Dichiarazione dell'Assemblea ONU "Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche" ha diverso valore legale.
La Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche riconosce dodici comunità linguistiche storiche parlanti idiomi ascritti a varie famiglie linguistiche presenti entro i confini della Repubblica italiana e diversi dall'italiano, lingua ufficiale dello stato. Questi dodici gruppi linguistici (albanesi, catalani, croati, francesi, francoprovenzali, friulani, germanici, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni) sono rappresentati da circa 2.400.000/3.000.000 parlanti distribuiti in 1.171 comuni di 14 regioni, tutelati da apposite leggi nazionali (come la legge quadro 482/99) e regionali. Non sono giuridicamente riconosciute le «alloglossie interne», comunità parlanti idiomi di ceppo italo-romanzo trasferitesi dalle proprie sedi originali in altri territori (come gli idiomi gallo-italici dell'Italia insulare e meridionale), le «minoranze diffuse», le comunità parlanti varietà non territorializzate (come i rom e i sinti) quindi prive dell'elemento "territorialità", e le «nuove minoranze», le lingue alloglotte parlate in comunità di recente immigrazione conservanti «lingua, cultura, religione e identità di origine» perché mancanti dell'elemento di "storicità". È tuttavia anche da ricordare che le lingue dei migranti non sono comprese tra le lingue tutelate dal trattato internazionale (europeo) "Carta europea delle lingue regionali e minoritarie"La legge quadro 482/99 che dà attuazione all'art. 6 della Costituzione italiana (tutela minoranze linguistiche storiche), come precisato dalla Corte Costituzionale nella sua sentenza nr. 88 del 2011, non esaurisce ogni forma di riconoscimento e sostegno al ricco plurilinguismo presente in Italia; sia prima che dopo la legge 482/99 con apposite leggi regionali è stata infatti prevista la "valorizzazione" dei diversi patrimoni linguistici e culturali delle Regioni. in attuazione all'art. 9 Cost.
La Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali è una convenzione internazionale stabilita nel quadro del Consiglio d'Europa al fine di garantire la tutela delle minoranze. È in vigore a partire dal 1998. La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (nota come Commissione di Venezia) presentò al Consiglio d'Europa l'8 febbraio 1991 un progetto di Convenzione europea sulla protezione delle minoranze. A differenza di altri documenti internazionali in materia di diritti umani, la nozione di "minoranza" è discussa ed è chiaro che i cittadini stranieri immigrati (minoranze allogene) non sono inclusi nel quadro della presente Convenzione, che si applica solo alle minoranze autoctone. Questo testo permette agli individui di determinare se appartengono a una minoranza. Anche un diritto collettivo delle minoranze è riconosciuto. Gli obblighi imposti agli Stati permettono una combinazione dei diritti collettivi e individuali.