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Il mito della caverna di Platone è uno dei più conosciuti tra i miti o allegorie o metafore del filosofo ateniese. Il mito è raccontato all'inizio del libro settimo de La Repubblica (514 b – 520 a). Si tratta di uno dei testi universalmente riconosciuti come fondamentali per la storia del pensiero e della cultura occidentale.
Platone, figlio di Aristone del demo di Collito e di Perictione (in greco antico: Πλάτων Plátōn, pronuncia: [plá.tɔːn]; Atene, 428/427 a.C. – Atene, 348/347 a.C.), è stato un filosofo e scrittore greco antico. Assieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale.
Con mitologia norrena, mitologia nordica o mitologia scandinava ci si riferisce all'insieme dei miti appartenenti alla religione tradizionale pre-cristiana dei popoli germanici della scandinavia, inclusi quelli che colonizzarono l'Islanda e le Fær Øer, dove le fonti scritte della mitologia norrena furono assemblate. È da ritenersi un ramo della mitologia germanica (che include anche la mitologia anglosassone o inglese), che è il nucleo mitematico più antico. La mitologia germanica ha radici nella mitologia indoeuropea. Per la maggior parte dell'età vichinga venne trasmessa oralmente e le nostre conoscenze al suo riguardo sono principalmente basate su testi medievali (in particolare le due versioni dell'Edda), compilati successivamente all'introduzione del Cristianesimo tra i popoli germanici. La mitologia norrena si è conservata anche come fonte d'ispirazione letteraria, produzioni teatrali, cinematografica e videoludica, che spesso ne hanno tuttavia presentato i contenuti snaturandoli.
Il giardino dell'Eden (o di Eden) è un luogo citato nel libro biblico Genesi. È descritto come il luogo paradisiaco in cui il dio Yahweh pose a vivere Adamo ed Eva, la prima coppia umana (dopo averli creati da un'altra parte), perché se ne prendessero cura. La regione di Eden, in cui Yahweh piantò il giardino, è detta trovarsi a oriente; dal giardino usciva un corso d'acqua che si divideva in quattro rami fluviali: il Tigri, l'Eufrate, il Pison (che circondava la terra di Avila) e il Gihon (che circondava la terra di Kush). "Eden" è un sostantivo ebraico che significa "piacere, delizie", perciò nella Vulgata di Girolamo la locuzione Gan 'Eden (גן עדן) fu tradotta come "paradisus voluptatis", ovvero "giardino/paradiso di delizie" ("paradisus" indicava un tipo di giardino comune nel mondo persiano, il pairidaeza); secondo questa versione "Eden" non indica dunque una regione geografica, trattandosi semplicemente di un attributo del giardino stesso, oppure la regione potrebbe chiamarsi "Delizia", così come il paese in cui Caino fuggirà si chiamerà Nod, "Fuga". Gli studi dell'ultimo secolo hanno invece proposto di far derivare "Eden" dal termine sumerico (adottato anche nelle lingue semitiche) edenu, che significa "steppa, deserto"; con ciò Gan 'Eden (גן עדן) verrebbe ad assumere il significato di "giardino/paradiso nel deserto, oasi"; secondo questa versione "Eden" non indica una regione geografica specifica, ma soltanto una steppa orientale qualsiasi.
La Cagiva Mito è una motocicletta sportiva disponibile nella cilindrata di 50 e 125 cm³, prodotta dalla casa motociclistica varesina Cagiva dal 1990 al 2012.
L'Alfa Romeo MiTo è un'automobile del segmento B prodotta dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo dal 2008 al 2018 nello stabilimento di Mirafiori (Torino). Il nome MiTo deriva dall'unione delle due sigle automobilistiche delle città italiane di Milano e Torino ed è stato assegnato dall'azienda al progetto Junior, il cui codice di fabbrica è ZAR 955. Nel luglio 2018, dopo dieci anni di carriera, l'automobile cessa di essere prodotta nella fabbrica torinese di Mirafiori come stabilito alla fine di aprile dello stesso anno da un accordo tra il Gruppo FCA e i sindacati, ma rimane in vendita fino al 2019 per smaltire lo stock di vetture rimaste invendute. A tutt'oggi risulta la prima ed ultima utilitaria prodotta a marchio Alfa Romeo.
L'aquila, nel periodo antico, rappresentava il simbolo del potere di Roma, dell'imperatore e dell'impero. Icona di Giove, padre di tutti gli dei, e dell'esercito, essa identificava la supremazia dell'Imperatore romano in quanto capo dell'esercito e Pontifex Maximus (Pontefice Massimo). L'aquila bicefala, di origine bizantina, secondo alcuni rappresenta le due metà dell'Impero bizantino, una in Europa e una in Asia. Dopo la caduta dell'impero romano l'aquila (singola o bicefala) venne utilizzata da tutti i più grandi sovrani della storia europea che sognavano di ripercorrere le gesta degli antichi imperatori e di raggiungere la grandezza dell'Impero Romano. Partendo da Carlo Magno, primo imperatore del Sacro Romano Impero, ritroviamo l'aquila, simbolo di potere, negli stemmi araldici delle maggiori dinastie europee e non solo (come ad esempio nello stemma degli Stati Uniti d'America). In quanto simbolo del potere di Roma e di Giove venne utilizzata, per scelta del console arpinate Gaio Mario, come insegna di guerra ed assegnata una a ciascuna legione romana (quindi all'esercito romano) dalla tarda età repubblicana fino alla fine dell'Impero. In battaglia e durante le marce era tenuta in consegna dall'aquilifer (aquilifero) e la sua perdita poteva causare lo scioglimento dell'unità.