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Malinconia è un dipinto a olio su tela (138,6x104cm) del pittore italiano Francesco Hayez, realizzato tra il 1840 e il 1841 e conservato alla pinacoteca di Brera. È lo stesso Hayez a descriverci la sua opera nelle sue Memorie: L'opera, in altre parole, raffigura una fanciulla dagli occhi scuri, abbigliata con un abito di lucente seta grigio-celeste stretto in vita e modulato in un'infinità di pieghe. I suoi capelli dalla consistenza serica le ricadono sulle spalle, il volto è appena inclinato a destra e il busto presenta una leggera torsione; il collo, inoltre, è attraversato da un cordoncino ove è appeso un crocifisso, rimasto impigliato tra le pieghe della veste.L'aspetto trasandato e discinto della fanciulla sottolinea il suo travaglio interiore, divorata da uno stato d'animo in bilico tra la depressione e la tristezza sognante. Il tracollo del suo equilibrio emotivo è messo in risalto dal vaso di fiori che Hayez ha collocato sul risalto murario in primo piano: in questo brano di natura morta troviamo alcuni fiori parzialmente appassiti, e dei petali caduti, innegabili simboli di un autunno dei sentimenti.L'entusiastica accoglienza suscitata dalla Malinconia sollecitò Hayez a realizzare una seconda versione del dipinto, portata a compimento nel 1842 e denominata Pensiero malinconico. Le differenze sono poche, ma sostanziali: lo struggente senso dell'abbandono è infatti esaltato dalla differente disposizione delle vesti (che lasciano maggiormente scoperto il seno) e delle mani, non più intrecciate ma abbandonate alla forza di gravità, e dalla più intensa carica emotiva del volto. L'indagine hayeziana sui fiori giungerà invece a maturazione nell'isolata bellezza del Vaso di fiori sulla finestra di un harem, eseguito nel 1881, trentanove anni dopo la Malinconia.
Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV, meglio noto come Il bacio, è un dipinto a olio su tela (112×88 cm) del pittore italiano Francesco Hayez, realizzato nel 1859 e conservato alla Pinacoteca di Brera. Collocato in un contesto medievale, raffigura due giovani innamorati che si stanno baciando con grande passionalità. Per la travolgente carica emotiva, la raffinata scenografia, ed il forte valore civile (la tela è infatti pregna di pulsioni risorgimentali, a simboleggiare l'amore della patria e la lotta allo straniero), l'opera è considerata il manifesto dell'arte romantica italiana; per questo motivo riscosse un grande successo popolare, tanto che Hayez la riprodusse in altre tre versioni, con piccole modifiche fra l'una e l'altra.
I vespri siciliani è il titolo di tre quadri realizzati da Francesco Hayez rispettivamente nel 1822, nel 1826-27 e nel 1846. La prima versione dell'opera, che misura 150×200 cm, fu commissionata dalla marchesa Visconti d'Aragona e fu dipinta da Hayez a Milano, nello studio di Brera. Attualmente fa parte di una collezione privata. La seconda versione, che misura 91×114 cm e anch'essa facente parte di una collezione privata, fu dipinta su commissione del conte Arese, da poco tempo uscito dal carcere. Infine, la terza versione, che misura 225×300 cm, fu commissionata ad Hayez dal principe collezionista Vincenzo Ruffo, principe di Sant'Antimo. In quell'occasione il pittore venne ospitato nella dimora napoletana della famiglia Ruffo e realizzò anche altre opere per questo committente, come il ritratto di Sarah Louise Strachan Ruffo, con protagonista la moglie del principe. Oggi l'opera è conservata presso la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma.
Francesco Hayez (AFI: /franˈʧesko ˈajeʦ/; Venezia, 10 febbraio 1791 – Milano, 12 febbraio 1882) è stato un pittore italiano. Passato dalla temperie neoclassica a quella romantica (della quale è stato il maggiore esponente in Italia), Hayez è stato un artista innovatore e poliedrico, lasciando un segno indelebile nella storia dell'arte italiana per esser stato l'autore del dipinto Il bacio e di una serie di ritratti delle più importanti personalità del tempo. Molte sue opere, solitamente di ambientazione medioevale, contengono un messaggio patriottico risorgimentale criptato. Dopo aver trascorso la giovinezza a Venezia e Roma, si spostò a Milano, dove entrò in contatto con Manzoni, Berchet, Pellico e Cattaneo, conseguendo numerosissimi uffici e dignità; tra queste, degna di menzione è la cattedra di pittura all'Accademia di Brera, della quale divenne titolare nel 1850.