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Mario Praz (Roma, 6 settembre 1896 – Roma, 23 marzo 1982) è stato un saggista, critico letterario e scrittore italiano, è stato anche critico d'arte, traduttore e giornalista. I suoi studi sono incentrati in particolare sull'Inghilterra fra il Seicento e l'epoca vittoriana, ma si è occupato anche di letteratura italiana, francese, spagnola, tedesca, russa.
La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica (1930) è il saggio di critica letteraria più famoso dell'anglista italiano Mario Praz. In quest'opera il critico esamina alcune tematiche comuni (e particolarmente scabrose) della letteratura occidentale dell'Ottocento: il risultato sono alcuni brillanti itinerari che partendo dalla letteratura licenziosa e libertina del secolo precedente conducono attraverso il Romanticismo europeo per approdare al Decadentismo. Il saggio è stato anche tradotto in inglese col titolo The Romantic Agony.
La femme fatale /fam fa'tal/ (letteralmente "donna fatale"), è un personaggio tipo molto diffuso nella letteratura europea e spesso rappresentato in numerose opere cinematografiche. A volte presentata, soprattutto nella tradizione critica italiana, facendo ricorso all'appellativo di dark lady, la femme fatale è caratterizzata da una provocante bellezza unita a uno spietato cinismo e a una seducente morbosità. Tra le varianti della femme fatale, è possibile ricordare la figura della vamp, introdotta da Theda Bara nel cinema muto americano.
Christopher Marlowe, soprannominato Kit (Canterbury, prima del 26 febbraio 1564 – Londra, 30 maggio 1593), è stato un drammaturgo, poeta e traduttore britannico. Perfezionò al massimo livello il blank verse, portandolo a quella forma poi adottata da William Shakespeare. Fu personaggio controverso e dissoluto, sul quale pesavano feroci accuse di militanza nei servizi segreti britannici, libertinaggio ed omosessualità: morì ventinovenne nel corso di una rissa in una taverna di Londra. Nei suoi drammi si rispecchia il risultato di una vita così estrema: i suoi personaggi risentono di una brama insana di potere (come nel Tamerlano il Grande I e II), di una sfrenata sensualità (Edoardo II), di una smodata avidità (L'ebreo di Malta), di una sete infinita di conoscenza (Faustus). Come sottolinea Mario Praz, Marlowe fu "iperbolico nello spingere all'estremo la passione dominante di un personaggio".