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I musei nazionali italiani, chiamati anche istituti museali statali o musei statali, sono enti pubblici istituiti con apposita Legge dello Stato approvata dal Parlamento italiano e gestiti dal Ministero per i beni e le attività culturali (MiBACT), attraverso la Direzione generale Musei e le Direzioni regionali Musei operanti sul territorio. I musei, gallerie ed aree archeologiche nelle tre regioni a statuto speciale di Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta sono invece gestiti autonomamente. Nell'articolo 101 Codice dei beni culturali e del paesaggio i musei sono descritti fra i luoghi della cultura, come «struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio». E’ da notare che, nello stesso articolo 101 del Codice, sono annoverati fra i luoghi della cultura anche le aree e i parchi archeologici e i complessi monumentali, istituti che pure possono avere valenza museale e che, nel caso degli istituti statali, sono destinati alla pubblica fruizione ed espletano un servizio pubblico, secondo le modalità stabilite dall’art. 102 del Codice.Nell'art. 43 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 2 dicembre 2019, n. 169 «I musei, i parchi archeologici, le aree archeologiche e gli altri luoghi della cultura di appartenenza statale sono istituzioni permanenti, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. Sono aperti al pubblico e compiono ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e del suo ambiente; le acquisiscono, le conservano, le comunicano e le espongono a fini di studio, educazione e diletto, promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica». Informazioni sui musei statali italiani, con i recapiti, gli orari di apertura e le modalità di accesso, sono disponibili tramite i motori di ricerca del Ministero e della Direzione generale Musei.
La maiolica arcaica di Pisa, prodotta a tra il XIII e la metà circa del XVI secolo, è un tipo di ceramica coperta sulla superficie principale da smalto stannifero e variamente decorata con motivi in bruno e in verde. La decorazione viene anche detta a “ramina (verde) e manganese (bruno)”. I manufatti possono essere decorati anche in solo bruno, oppure essere rivestiti dallo smalto bianco o verde lasciato privo di ulteriori arricchimenti cromatici (in questo caso il pezzo viene detto monocromo). La superficie secondaria è, invece, coperta con una vetrina piombifera incolore, giallastra oppure verde.
Le ceramiche ingobbiate e graffite di Pisa vennero prodotte tra la metà del XV fino al XIX secolo. Quest’arco temporale costituisce un momento di svolta per la produzione del vasellame prodotto in città, in quanto si assiste all’introduzione di una nuova tecnica nelle officine ceramiche che già producevano a partire dai primi decenni del Duecento maioliche arcaiche. La nuova tecnica veniva comunemente chiamata ingobbiatura e prevedeva il rivestimento del corpo ceramico essiccato con una miscela liquida a base di argille caoliniche bianche che, una volta raggiunto il giusto grado di asciugatura, poteva essere arricchita da decorazioni. Le decorazioni potevano essere graffite “a punta”, “a fondo ribassato” e “a stecca” e/o anche dipinte. Le testimonianze relative alla graffitura pervenute mostrano una tendenza produttiva che spesso privilegia gli esemplari monocromi ma non mancano esempi di arricchimento cromatico volti a far risaltare le incisioni con pennellate in verde e/o giallo (sporadicamente in bruno/violaceo). Le ceramiche ingobbiate e graffite venivano poi rivestite con una vetrina piombifera prima della seconda cottura, in modo che la superficie dei manufatti acquistasse impermeabilità e che i decori fossero protetti.
Nella cinquecentesca Sala delle Arti e delle Scienze del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, il nuovo allestimento della Collezione di ori Castellani - la famosa famiglia di orafi e di antiquari romani dell'Ottocento e del primo Novecento - è stato inaugurato a gennaio 2015.
Giuseppe Marchetti Longhi (Roma, 13 marzo 1884 – Roma, 11 ottobre 1979) è stato un archeologo italiano, noto per gli scavi dell'area sacra di Largo Argentina a Roma e per la fondazione dell'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale e del Museo storico bonifaciano del Lazio meridionale nel Palazzo di Bonifacio VIII ad Anagni.
La Crypta Balbi è un complesso collegato all'antico teatro di Balbo a Roma. Oggi è una delle sedi del Museo Nazionale Romano. Nel 2013 il circuito museale del Museo nazionale romano è stato il ventunesimo sito statale italiano più visitato, con 247.795 visitatori e un introito lordo totale di 909.016,50 Euro.
Le collezioni Gonzaga o la Celeste Galeria sono storicamente le cospicue raccolte di opere d'arte commissionate e appartenute alla dinastia dei Gonzaga, un tempo esposte in Palazzo Ducale, in Palazzo Te, in Palazzo San Sebastiano e in altri edifici di Mantova e dintorni. Attualmente le opere d'arte appartenute ai Gonzaga sono disperse nei musei (e collezioni private) di tutto il mondo. Questa diaspora fu evocata dalla mostra Gonzaga. La Celeste Galeria. Il Museo dei Duchi di Mantova che dal 2 settembre 2002 al 12 gennaio 2003 riportò nei palazzi Te e Ducale una selezione di novanta degli oltre duemila dipinti appartenuti ai Gonzaga (oltre a bronzi, armi, gioie, disegni, ecc.). Insieme alle opere pittoriche i signori di Mantova portarono nei palazzi ducali il meglio in materia di oreficeria, pietre preziose e mirabilia. Tra queste il Cammeo Gonzaga che dal 12 ottobre 2008 all'11 gennaio 2009 fu il pezzo più pregiato della mostra organizzata nell'Orangerie in Palazzo Te, Il Cammeo Gonzaga - Arti preziose alla corte di Mantova, che idealmente proseguiva l'esposizione della "Celeste Galeria".
La collezione Farnese è una collezione di opere d'arte nata nel periodo rinascimentale su volontà di Alessandro Farnese (1468-1549) che dal 1543 iniziò commissionare e collezionare opere dei più illustri artisti dell'epoca. Ampliatasi nel 1564 grazie al rinvenimento di sculture romane nelle terme di Caracalla, il catalogo Farnese si diramó tra le corti di Roma, Parma e Piacenza, fin quando gran parte di questa non fu trasferita, tra XVIII e XIX secolo, per volere di Carlo di Borbone, a Napoli. L'elenco delle opere è molto vasto e spazia in ogni settore artistico; vi sono infatti pitture, sculture, disegni, libri, bronzi, arredi, cammei, monete, medaglie, e numerosi altri oggetti di carattere archeologico.
L'archeologia urbana si occupa degli scavi archeologici svolti nel contesto urbano di una città. Al pari di quella industriale è una specializzazione relativamente moderna dell'archeologia ed è condizionata non tanto dall'ubicazione dell'area da scavare, ma soprattutto dal fatto che, abitualmente, l'area interessata è stata abitata per lunghissimi periodi, talvolta ininterrottamente, fin dall'antichità. L'intervento di scavo è teso quindi nella maggior parte dei casi ad illustrare la storia di lungo periodo dell'area e le trasformazioni avvenute nell'uso del territorio durante i secoli. Molto spesso si tratta di scavi di emergenza, in quanto questo intervento non è programmato, ma si verifica in conseguenza di lavori, pubblici o privati, che comportano escavazioni. Avviene però talvolta che lo scavo stesso sia inteso come una fase di un più generale intervento urbanistico di riqualificazione, salvaguardia, valorizzazione di aree urbane. In quest'ultimo caso lo scavo archeologico deriva dall'interazione e dall'apporto di diverse discipline: architettura, urbanistica, sociologia, pianificazione territoriale. Il metodo di scavo è quello abituale stratigrafico, mentre le strategie da mettere in opera dipendono non solo dalle situazioni archeologiche che si vanno identificando, ma anche e soprattutto dalla situazione logistica ed ambientale (scavo in trincee lungo strade a forte percorrenza, scavi in sottofondazione di edifici ecc.) in cui ci si trova ad operare. Non si applica quindi, spesso, lo scavo open area, cioè quello su grandi superfici non delimitate, in cui il limite dello scavo coincide con i confini degli strati archeologici; si tratta spesso di scavare a sezione obbligata, avendo quindi come confine dello scavo pareti di edifici, profonde sezioni di terreno, strutture edilizie o infrastrutture (tubazioni, condotte elettriche interrate, fognature ecc.) È quindi particolarmente importante garantire, nel corso dello scavo, la sicurezza sia degli operatori che delle strutture circostanti. Per tutte queste ragioni l'archeologia urbana solo raramente produce siti visitabili e chiaramente comprensibili: si pensi alla necessità del rinterro o alle difficoltà didattiche legate alla compresenza di strati ed elementi costruttivi appartenenti a fasi storiche spesso lontanissime. Dopo la fase di scavo è pertanto necessaria una fase di sistemazione dei resti rinvenuti, sulla quale è possibile riflettere solo dopo la fine dello scavo stesso, particolarmente difficile in ambito urbano per l'esigenza di mediare tra le esigenze della conservazione e quelle delle normali attività della vita cittadina. Uno dei più importanti studiosi dell'archeologia urbana (anche se la disciplina non aveva la denominazione attuale) si può considerare Rodolfo Lanciani (1845-1929), docente di topografia di Roma antica, autore della Forma Urbis Romae (1893-1901). Nello studio monumentale Lanciani non solo tentò la ricostruzione (in pianta) degli edifici della Roma antica e medievale, ma annotò con grande cura tutti i ritrovamenti di strutture antiche che si ebbero durante la tempestosa fase costruttiva della nuova Roma Capitale d'Italia. Sebbene problematiche simili si fossero affrontate già in occasione degli scavi di Pompei, furono soprattutto le indagini archeologiche condotte sulle aree urbane distrutte dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale, particolarmente in Europa settentrionale, a rendere evidente la necessità di trovare un diverso metodo di scavo. Casi esemplari di moderna archeologia urbana in Italia sono stati lo scavo della Metropolitana di Milano e soprattutto quello della Crypta Balbi a Roma, che ha avuto esito in un museo eccezionale dal punto di vista illustrativo e didattico che costituisce una delle sedi espositive del Museo Nazionale Romano.