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I tibetani (བོད་པ་, 藏族) sono un popolo che vive nel Tibet e nelle aree circostanti. Rappresentano uno dei più grandi gruppi etnici che fanno parte delle 56 etnie riconosciute dalla Repubblica Popolare Cinese, sebbene il termine "tibetano" possa riguardare un insieme di più gruppi etnici. Secondo un censimento del 1959, il numero di tibetani in Cina si attestava sulle 6.330.567 unità. Ethnologue, inoltre, riconosce altre 125.000 persone di origine tibetana in India, 60.000 in Nepal e 4.000 in Bhutan.
Sette anni in Tibet (Seven Years in Tibet) è un film del 1997 diretto da Jean-Jacques Annaud, ispirato ad un libro autobiografico scritto da Heinrich Harrer e pubblicato nel 1953.
Robert Alexander Farrar Thurman (New York, 3 agosto 1941) è uno scrittore, accademico e monaco buddhista statunitense, che ha scritto, curato e tradotto numerosi libri sul buddhismo tibetano. Thurman è docente di studi buddhisti indo-tibetani Je Tsongkhapa alla Columbia University, cofondatore e presidente della Tibet House di New York e attivista anti-cinese per la libertà del Tibet. È anche il padre della celebre attrice Uma Thurman.
L'Himàlaia o Himalaya (AFI: /iˈmalaja/ o, meno precisamente, /imaˈlaja/; in sanscrito हिमालय, "dimora delle nevi", dall'unione di hima, "neve", e ālaia, "dimora"), adattata talvolta in italiano come Imalaia, è un sistema montuoso dell'Asia meridionale, che si innalza a settentrione del bassopiano indo-gangetico e a meridione dell'altopiano del Tibet, e che forma un gigantesco arco diretto da nord-ovest a sud-est con la convessità rivolta a sud e compreso all'incirca tra 73° e 95° di long. est e 27° e 36° di lat. nord.
Le bandiere di preghiera tibetane (Tibetano: lung-ta, Wylie Wylie: rlung-rta) sono delle piccole bandierine di stoffa colorata, che vengono spesso appese sulla cima delle montagne o sugli alti picchi dell'Himalaya per benedire i luoghi nei dintorni o anche per altri motivi. Si crede che le bandiere di preghiera siano nate con la bön, antica religione tibetana precedente al buddhismo. Nella religione bön lo sciamano Bonpo utilizzava i colori primari per le bandierine, allo scopo di onorare le cerimonie in Nepal. Esse sono sconosciute in altre scuole buddhiste. Le bandiere di preghiera tradizionali riportano testo e immagini stampate.
L'Accordo dei Diciassette Punti, noto ai cinesi come Trattato di liberazione pacifica del Tibet (in cinese 中央人民政府和西藏地方政府關於和平解放西藏辦法的協議T, 中央人民政府和西藏地方政府关于和平解放西藏办法的协议S, Zhungyang mimang sixung tang Poigi sanai sixung nyi Phoi xiwai jingzhoi jungtabgorgi choidünP, in tibetano བོད་ཞི་བས་བཅིངས་འགྲོལ་འབྱུང་ཐབས་སྐོར་གྱི་གྲོས་མཐུན་དོན་ཚན་བཅུ་བདུན, Krung dbyang mi dmangs srid gzhung dang bod kyi sa gnas srid gzhung gnyis bod zhi bas bcings bkrol ’byung thabs skor gyi gros mthunW), è un trattato che fu firmato a Pechino il 23 maggio 1951 dai delegati del Tibet e della Repubblica Popolare Cinese con il quale i rappresentanti tibetani riconobbero la sovranità cinese sul territorio tibetano. Il governo di Lhasa si vide costretto a sottoscriverlo dopo l'invasione del Tibet Orientale, noto come Kham occidentale, da parte dell'Esercito Popolare di Liberazione cinese avvenuta il 6 ottobre del 1950, e la successiva minaccia che l'invasione si sarebbe estesa in tutto il Tibet in caso di mancata accettazione dell'accordo stesso.I punti principali dell'accordo prevedevano: il riconoscimento della sovranità cinese sul territorio tibetano, del quale veniva sancito ufficialmente l'ingresso nella neonata Repubblica Popolare Cinese l'istituzione in territorio tibetano di un comitato militare e amministrativo nonché di un quartier generale di comando della regione militare gestiti dal governo di Pechino le garanzie cinesi sull'autonomia regionale del Tibet nelle questioni interne e la salvaguardia della locale cultura un piano di riforme da parte del governo cinese che si impegnava ad inserirle gradualmente nella vita del paese il graduale inserimento delle forze armate tibetane all'interno dell'esercito cinese la gestione dei rapporti del Tibet con l'estero da parte del governo cineseVenne siglato da una delegazione di cinque rappresentanti del neoeletto Dalai Lama (cui spettava sia il potere politico che religioso in Tibet) guidata dal governatore dell'occupato Tibet Orientale Ngapoi Ngawang Jigme, e dalla delegazione cinese guidata dal plenipotenziario Li Weihan, ministro della commissione per gli affari delle nazionalità, completata da due gerarchi militari e dal responsabile politico per gli affari del sud-ovest.