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Oro di Mosca

Il termine Oro di Mosca, o anche Oro della Repubblica, si riferisce all'operazione di trasferimento di 510 tonnellate d'oro, corrispondenti al 72,6% delle riserve internazionali del Banco de España, dal loro deposito a Madrid verso l'Unione Sovietica, a pochi mesi dall'inizio della guerra civile spagnola, così come la posteriore gestione relazionata con la vendita all'U.R.S.S. e l'utilizzazione dei fondi ottenuti e i simili invii di beni sequestrati durante la contesa per ordine del governo della seconda repubblica, presieduto da Francisco Largo Caballero, e per iniziativa del suo Ministro delle finanze, Juan Negrín. La parte restante della riserva della Banca, consistente in 193 tonnellate, fu spostata e trasformata in valuta in Francia, operazione conosciuta per analogia come l'Oro di Parigi. L'espressione "Oro di Mosca", già utilizzata negli anni trenta dalla stampa internazionale, era divenuta popolare in riferimento all'episodio storico spagnolo. Durante la Guerra fredda fu adoperata nuovamente a livello internazionale per la propaganda antisovietica e contraria a partiti e sindacati comunisti occidentali per dequalificare la fonte di finanziamento delle attività di questi ultimi, considerando che i fondi provenivano in larga misura dall'URSS, così che divenne popolare l'espressione "al soldo di Mosca". L'episodio storico spagnolo è stato, dalla decade del 1970, tema di numerose opere e saggi a partire da documenti ufficiali e privati, ma anche oggetto di dibattito storiografico e forti controversie, specialmente nella stessa Spagna. I disaccordi si centrano sull'interpretazione politica delle motivazioni, la sua presunta utilizzazione, e sugli effetti sullo sviluppo del conflitto, così come la sua influenza posteriore sulla repubblica spagnola in esilio e sulle relazioni diplomatiche del governo franchista con quello sovietico.

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