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La spedizione ateniese in Sicilia — anche seconda spedizione ateniese in Sicilia o grande spedizione ateniese in Sicilia per distinguerla da quella del 427 a.C. — avvenne tra la primavera e l'estate del 415 e quella del 413 a.C. Dopo le prime vittorie ateniesi, che misero in seria difficoltà l'esercito siracusano, le sorti della guerra furono capovolte grazie ai rinforzi spartani sotto il comando di Gilippo. La sconfitta della grande armata di Atene causò la prigionia dei soldati ateniesi sconfitti nelle latomie siracusane, costretti a vivere tra stenti e sofferenze sino alla morte; pochi furono i superstiti che riuscirono a ritornare in patria. Il fallimento della spedizione segnò l'avvio del definitivo declino militare e politico di Atene, seguito dal colpo di Stato aristocratico del 411 a.C. e dalla definitiva sconfitta nella guerra del Peloponneso (404 a.C.). Tucidide, storico ateniese, dedica due libri della sua opera Guerra del Peloponneso proprio alla spedizione ateniese, per sottolineare la grandezza e l'eccezionalità dell'evento. Egli diede così inizio a «un nuovo lavoro, un lavoro sulla Sicilia» che divenne lo sfondo della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.). Le Vite parallele di Plutarco (in particolare la Vita di Nicia) e la Bibliotheca historica di Diodoro Siculo costituiscono altre importanti fonti sulla grande spedizione in Sicilia.
Uno scrittore è chiunque crei un lavoro scritto, sebbene la parola designi usualmente coloro che scrivono per professione, e chi scrive in diverse forme e generi più o meno codificati. Abili scrittori possono usare il linguaggio (narrativo o meno) per esprimere idee e immagini. Uno scrittore può comporre in molte differenti maniere tra cui in poesia, prosa o musica. Di conseguenza, uno scrittore può essere classificato come poeta, romanziere, paroliere, commediografo, giornalista ecc. La scrittura, intesa come lavoro e attività, per funzionare deve basarsi su un linguaggio, a sua volta basato su un codice grafico, che può essere ideogrammatico, cioè che rappresenta graficamente le idee o fonografico, cioè che riproduce i suoni di una lingua, tramite un alfabeto. Dalle iscrizioni preistoriche sulle quali solo si contavano le proprietà, alle successive scritture per cunei, fino ai manoscritti e ai dattiloscritti, con lo sviluppo delle macchine e degli elaboratori di parole su schermo e alle varie scritture artificiali, parallela con la storia della scrittura, si svolge una storia degli "strumenti" usati per scrivere, e dei "supporti" che permettono una loro conservazione più o meno lunga.
Don Pietro Carrera (Militello in Val di Noto, 12 luglio 1573 – Messina, 18 settembre 1647) è stato uno scacchista, scrittore e sacerdote italiano. È anche conosciuto per la sua cospicua attività di storico falsario, avendo contribuito, insieme a Ottavio D'Arcangelo e ad altri, a mettere in piedi una sorta di "prolifica accademia di falsari operanti a Catania e ad Acireale".
La lingua messapica era una lingua (o un insieme di idiomi più o meno affini tra loro) parlata in epoca preromana nel territorio corrispondente all'attuale Puglia, principalmente nella parte meridionale della regione e in particolare nella penisola salentina. È stata così denominata con riferimento ai Messapi, un'antica tribù stanziata fin dall'età del ferro in tutto il settore meridionale della Japigia.
Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950) è stato uno scrittore, poeta, traduttore e critico letterario italiano. È considerato uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo.
La Bibliotheca historica (in greco antico: Βιβλιοθήκη Ἱστορική, Biblioteca storica), è un'opera di storia universale scritta da Diodoro Siculo. Consisteva di quaranta libri, suddivisi in tre sezioni. I primi sei libri sono di argomento geografico, e descrivono la storia e la cultura di Egitto (libro I), Mesopotamia, India, Scizia e Arabia (II), Nord Africa (III), Grecia ed Europa (IV - VI). Nella sezione successiva (libri VII - XVII) racconta la storia del mondo a partire dalla guerra di Troia fino alla morte di Alessandro il Grande. L'ultima sezione (dal libro XVII sino alla fine) riguarda le vicende storiche dei successori di Alessandro, sino al 60 a.C. o all'inizio della guerra gallica di Giulio Cesare nel 59 a.C. (la fine dell'opera è andata perduta, quindi non è chiaro se Diodoro abbia trattato l'inizio della guerra gallica, come aveva promesso nel proemio, o se, come sembra, vecchio e stanco dalle sue fatiche, si sia fermato al 60 a.C.). Diodoro scelse il nome Bibliotheca in riconoscimento del fatto che stava assemblando un'opera composita da molte fonti. Gli autori da cui attinse, che sono stati identificati, comprendono Ecateo di Abdera, Ctesia di Cnido, Eforo, Teopompo, Geronimo di Cardia, Duride di Samo, Diyllus, Filisto di Siracusa, Timeo, Polibio e Posidonio. L'immensa opera di Diodoro non è sopravvissuta integra: abbiamo i primi cinque libri e i libri dall'XI al XX. Il resto esiste solo in frammenti conservati in Fozio e negli estratti di Costantino VII Porfirogenito.