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Lucio II, nato Gherardo Caccianemici dall'Orso (Bologna, ultimo quarto XI secolo – Roma, 15 febbraio 1145), è stato il 166º papa della Chiesa cattolica dal 1144 alla morte.
Lucio I (Roma, ... – Roma, 5 marzo 254) è stato il 22º papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu papa per otto mesi, dal 25 giugno 253 alla morte.
La riforma dell'XI secolo consiste in una serie di riforme della Chiesa cattolica (più precisamente, della Chiesa latina), attuate in Europa nel corso dell'XI secolo. Fin dall'epoca carolingia i vescovi e gli abati erano stati coinvolti nella gestione del potere pubblico, un coinvolgimento cresciuto a seguito della disgregazione dell'autorità centrale avvenuta nel corso della prima metà del X secolo. Tale situazione si ripercosse fortemente sulla chiesa che andò ad attraversare un periodo, detto saeculum obscurum, di forte crisi morale e di indebolimento del papato succube delle famiglie romane. Fenomeni quali la simonia o il nicolaismo erano divenuti oramai consuetudinari. A fronte di ciò nacquero alcuni movimenti che miravano al ripristino della moralità e del prestigio della chiesa: le prime avvisaglie si ebbero nel mondo monastico ed in particolare nell'abbazia di Cluny, fondata nel 910 (o 909), che dette vita alla cosiddetta riforma cluniacense. Grazie al suo prestigio e alla sua autonomia, gli ideali cluniacensi si diffusero in poco tempo in tutta Europa iniziando ad influenzare anche il clero secolare. Tra i sostenitori della riforma vi fu l'imperatore Enrico III il Nero, Re dei Romani dal 1039, che nel 1045 intervenne personalmente in una situazione di forte crisi del papato, con ben tre papi che si consideravano legittimi e che si accusavano vicendevolmente di simonia. Enrico depose i tre avversari e fece nominare un papa tedesco, papa Clemente II, al soglio di Pietro a cui seguirono altri papi provenienti d'Oltralpe. Questo portò beneficio al papato, sia perché veniva sottratto al controllo dell'aristocrazia romana, sia perché in Germania si era soliti nominare vescovi persone di alto valore morale, poiché il potere regio contava sulla loro affidabilità. Fu proprio grazie a questi papi tedeschi che iniziò veramente la riforma della chiesa che venne imposta a tutta la cristianità. Con la morte di Enrico e la successiva debole reggenza dell'imperatrice, l'influenza della corte tedesca sul papato venne messa in crisi, tanto che i papi successivi (di origine tosco-lorenese) furono eletti senza che questa venisse contemplata ma, contestualmente, si assistette anche ad una intensificazione della riforma. Questi papi vollero affermare il primato della Santa Sede sui vescovi e sul clero delle diverse diocesi (e ciò creò spesso tensioni con gli episcopati locali), nonché rivendicare le proprie prerogative nei confronti delle autorità civili, prima di tutto l'imperatore romano-germanico, portando a frizioni con esso. Ma lo scontro più duro si ebbe con il pontificato di papa Gregorio VII, fervente sostenitore della riforma e del primato papale (le sue idee furono, probabilmente, declinate nel celebre Dictatus papae), che lo vide protagonista di una lotta (conosciuta come "lotta per le investiture") contro il giovane e futuro imperatore Enrico IV. Lo scontro sfociò in episodi drammatici ed inediti quando Enrico arrivò a dichiarare deposto Gregorio VII e quest'ultimo a rispondere scomunicandolo. L'impegno di Gregorio VII nella difesa degli ideali della riforma fece si che talvolta questa viene conosciuta come riforma gregoriana, un termine spesso utilizzato, con una specie di sineddoche, per designare tutti gli interventi di questa azione riformatrice dell'XI secolo. Il processo di riforma continuò anche dopo la morte di Gregorio, avvenuta nel 1085 mentre si trovava in esilio a Salerno, tuttavia con tinte meno dure. I conflitti con l'Impero si conclusero con il concordato di Worms del 1122 che prevedeva una sorta di compromesso, ma la struttura della chiesa era oramai mutata verso un modello monarchico gerarchicamente strutturato in modo verticistico. Dalla riforma derivò anche una nuova organizzazione del clero tutt'ora (primo quarto del XXI secolo) in vigore, basata sul celibato e sulla netta separazione tra laici ed ecclesiastici. Oltre ai papi e agli imperatori, la riforma dell'XI secolo ebbe come protagonisti anche diversi teologi che fornirono le giustificazioni dottrinali al movimento e al rafforzamento della figura del pontefice.
Leone III (Roma, 750 – Roma, 12 giugno 816) è stato il 96º papa della Chiesa cattolica dal 26 dicembre 795 alla sua morte.
Lucio Dalla (Bologna, 4 marzo 1943 Montreux, 1 marzo 2012) stato un cantautore, musicista e attore italiano. Musicista di formazione jazz, stato uno dei pi importanti e innovativi cantautori italiani. Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si addentrato con curiosit ed eclettismo in vari generi musicali, collaborando e duettando con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Autore inizialmente solo delle musiche, si scoperto in una fase matura anche paroliere e autore dei suoi testi. Nell'arco della sua lunga carriera, che ha raggiunto i cinquant'anni di attivit , ha sempre suonato il pianoforte, il sassofono e il clarinetto, strumenti, questi ultimi due, da lui praticati fin da giovanissimo.La sua produzione artistica ha attraversato numerose fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d'autore, arrivando a varcare i confini dell'opera e della musica lirica. stato un autore conosciuto anche all'estero e alcune sue canzoni sono state tradotte e portate al successo in numerose lingue.
Con il termine lotta per le investiture si fa riferimento allo scontro tra papato e Sacro Romano Impero avvenuto dall'ultimo quarto dell'XI secolo al 1122, riguardante chi avesse il diritto di nominare (investitura) gli alti ecclesiastici e il papa stesso. Durante il Medioevo, l'investitura era un atto con il quale, attraverso un rito detto omaggio, una persona, il senior, conferiva a un'altra, il vassus, un possesso o un diritto, il beneficium. Nell'XI secolo i sovrani laici ritenevano una loro prerogativa il potere di nominare vescovi e abati di loro scelta, e quindi investirli spiritualmente, come conseguenza di aver affidato a loro dei beni materiali. Tale consuetudine conferiva al potere temporale una supremazia su quello spirituale e ciò si era tradotto in un profondo fallimento del clero non in grado di svolgere la propria funzione. I primi movimenti volti a ottenere una maggior indipendenza della Chiesa si ebbero già all'inizio del X secolo all'interno dell'ambiente monastico, ma fu nel secolo successivo che una vera riforma si diffuse in tutta la Chiesa. L'apice della riforma si ebbe però durante il pontificato di papa Gregorio VII (iniziato nel 1073) il quale, fervente sostenitore del primato papale sopra qualsiasi altro potere, si scontrò duramente con l'imperatore Enrico IV di Franconia dando inizio alla lotta per le investiture. La scontro ebbe risvolti gravi e inediti, con l'imperatore che arrivò a chiedere al papa di dimettersi dal proprio ruolo e questi a scomunicare e deporre il primo. Celebre il viaggio che Enrico intraprese nel 1077 per chiedere perdono al papa mentre questi si trovava ospite della contessa Matilde di Canossa, affinché gli togliesse la scomunica e quindi ripristinasse il dovere di obbedienza da parte dei suoi sudditi, già sollevati contro di lui. Il pontificato di Gregorio terminò, tuttavia, male per la Chiesa, con una antipapa, Clemente III, a Roma e lui in esilio a Salerno sotto la protezione del normanno Roberto il Guiscardo. Il confronto perdurò anche con i successori di Gregorio VII, per poi terminare nel 1122, quando papa Callisto II e l'imperatore Enrico V si accordarono con la stipula del concordato di Worms. L'accordo prevedeva che i vescovi prestassero un giuramento di fedeltà al monarca secolare, ma lasciava la sua scelta alla Chiesa, affermando il diritto esclusivo di quest'ultima nell'investirli con l'autorità sacra, simboleggiata dall'anello vescovile e dal bastone pastorale; l'imperatore, invece, conservava il diritto di presiedere alle elezioni di tutte le alte cariche ecclesiastiche e di arbitrare le controversie. Inoltre, gli imperatori del Sacro Romano Impero rinunciarono al diritto di scegliere il papa.
Il principe (titolo assegnato nell'edizione originale postuma di Antonio Blado e poi unanimemente adottato, ma il titolo originario era in lingua latina: De Principatibus, "Sui principati") è un saggio critico di dottrina politica scritto da Niccolò Machiavelli nel 1513, nel quale espone le caratteristiche dei principati e dei metodi per conquistarli e mantenerli. Si tratta senza dubbio della sua opera più nota e celebrata, quella dalle cui massime (spesso superficialmente interpretate) sono nati il sostantivo "machiavellismo" e l'aggettivo "machiavellico". L'opera non è ascrivibile ad alcun genere letterario particolare, in quanto non ha le caratteristiche di un vero e proprio trattato. Da una parte è vero che nel periodo umanista si erano molto diffusi i trattati sul sovrano ideale, anche chiamati speculum principis (ossia specchi del principe), i quali elencavano tutte le virtù che un sovrano avrebbe dovuto avere per poter governare correttamente, prendendo spunto dalla storia e dai classici latini e greci. Dall'altra l'opera del Machiavelli si pone espressamente in forte rottura con quella tradizione, giungendo di fatto a rivoluzionare per sempre la concezione della politica e del buon governo per un principe, ricevendo a tale proposito aspre critiche dei suoi contemporanei. Il Principe si compone di una dedica e ventisei capitoli di varia lunghezza; l'ultimo capitolo consiste nell'appello ai de' Medici ad accettare le tesi espresse nel testo.