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La Sociologia della devianza è una branca della sociologia che si occupa di analizzare e indagare i comportamenti devianti all'interno di una società e di rintracciarne delle cause. I concetti chiave di questa branca della sociologia sono, in larga misura, condivisi con il diritto. La sociologia della devianza, assieme alla sociologia del diritto, è una disciplina studiata in criminologia e nei curriculum delle lauree in giurisprudenza, oltre che in sociologia. Il concetto di devianza viene definito nel dibattito sociologico degli anni Cinquanta all'interno della teoria funzionalista, in particolare grazie all'opera più nota di Talcott Parsons “Il sistema sociale”. Connessi all'idea di "devianza" troviamo i concetti di "controllo sociale" [Gurvitch, 1997], elemento centrale nello studio dei comportamenti devianti dei membri di una società [Berger & Luckmann, 1966] e di mutamento sociale. La sociologia, interessata a seconda dei casi alle condizioni dell'ordine e della stabilità o piuttosto ai conflitti e alla disorganizzazione, trova nello studio della devianza un fertile terreno di analisi relativo in particolare allo studio del mutamento sociale. La categoria comprende sia i comportamenti devianti che rappresentano delle violazioni del diritto positivo, definibili come comportamenti criminali, sia quelli che si scostano dai modelli normativi e dalle regole sociali e culturali di un dato contesto sociale.
Per microsociologia s'intende uno dei rami della sociologia (in contrasto agli approcci detti macro e meso) che si occupa dell'interazione sociale su scala ridotta. Spesso si fonda sull'osservazione diretta, più che su dati statistici. Oggetto di studio della disciplina sono i piccoli gruppi (come la famiglia, la coppia, il gruppo dei pari) e le strutture alla base dei comportamenti nelle relazioni. Si osserva come dall'interazione nascono i rapporti sociali, come da elementi comportamentali anche minimi si sviluppino i ruoli rispettivi, e come la stessa crei le premesse per ulteriori forme del rapporto. Negli anni trenta del Novecento, il sociologo russo naturalizzato francese Georges Gurvitch, definì microsociologia l'interpretazione e la classificazione di una serie di manifestazioni, costituenti le componenti più elementari delle strutture sociali. Sebbene elementari, queste manifestazioni sono già complete di tutti i livelli della realtà sociale.Nello stesso periodo il medico Jacob Levi Moreno e una parte del mondo della psicologia e della sociologia, definì microsociologia quei metodi di indagine delle relazioni, attrattive o repulsive, tra i membri di un gruppo.Viene definita microsociologia, dalle correnti sociologiche marxiste, la sociologia nord americana, in quanto carente di studi accurati sulle strutture politiche ed economiche delle società.Le teorie microsociologiche si occupano del rapporto fra agente (detto impropriamente attore) e società a livello individuale. Le più note sono le teorie: del comportamento (il comportamentismo) dei ruoli dell'interazione e della comunicazione del conflitto dello sviluppo dell'identità sociale dei processi decisionali (la Teoria della scelta razionale).Contributi importanti vengono dall'etnometodologia, dall'interazionismo simbolico e da alcuni spunti del costruttivismo.
Georges Gurvitch, nato Georgij Davidovič Gurvič (in russo: Георгий Давидович Гурвич?; Novorossijsk, 11 novembre 1894 – Parigi, 12 dicembre 1965), è stato un sociologo russo naturalizzato francese, ha contribuito alla fondazione della sociologia del diritto. Influenzato dal pensiero marxista e dalle teorie sociologiche di Émile Durkheim, elaborò tre idee fondamentali: pluralismo giuridico, teoria dei fatti normativi e idea del diritto sociale. Definì microsociologia l'interpretazione e la classificazione di una serie di manifestazioni, costituenti le componenti più elementari delle strutture sociali. Sebbene elementari, queste manifestazioni sono già complete di tutti i livelli della realtà sociale.