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L'opera è il termine italiano di utilizzo internazionale per un genere teatrale e musicale in cui l'azione scenica è abbinata alla musica e al canto. La denominazione "opera" è la forma abbreviata di opera lirica o anche della locuzione sostantivale opera in musica. Non è un caso che la parola "opera" sia usata invariabilmente in quasi tutte le lingue del mondo: anche se pure altre nazioni posseggono tradizioni operistiche di innegabile importanza e valore, il genere è nato e si è sviluppato in Italia, paese che per questo possiede il maggior numero di teatri d'opera al mondo e ha tra i suoi maggiori vanti l'essere universalmente considerata la patria dell'opera. Tra i numerosi sinonimi, più o meno appropriati, basta ricordare melodramma, opera in musica, teatro musicale e opera lirica, espressione largamente impiegata dal linguaggio comune e mediatico. Il termine è fortemente contestualizzato nel suo impiego, in quanto il vocabolo opera, in italiano, è un termine di origine latina che indica un lavoro in generale, particolarmente in ambito artistico. Dall'agosto 2013, l'Associazione Cantori Professionisti d'Italia ha depositato presso il MIBACT il dossier per la Candidatura UNESCO per l'opera italiana, con l'intento di iscrivere l'opera all'interno del Patrimonio dell'Umanità protetto da UNESCO.
L'Opera (titolo originale L'Œuvre, tradotto in italiano anche con i titoli Vita d'artista o Il capolavoro) è un romanzo di Émile Zola pubblicato nel 1886. Si tratta del quattordicesimo romanzo del ciclo de I Rougon-Macquart. In questo romanzo Zola introduce il lettore nel mondo dell'arte: il protagonista è infatti Claude Lantier, un pittore "maledetto" già apparso in altri due romanzi del ciclo: Il ventre di Parigi e L'ammazzatoio.
La casa di reclusione di Opera (via Camporgnago 40, 20090 Opera, Provincia di Milano) è la più grande delle 208 carceri italiane: contiene circa 1.400 detenuti, di cui 1.300 con condanne definitive. Per la complessità gestionale, la pluralità di attività trattamentali e le numerose iniziative rivolte tanto alla popolazione detenuta quanto alla comunità esterna, la Casa di Reclusione di Milano "Opera" è considerata uno degli istituti più importanti nel panorama penitenziario internazionale. Ne è testimone il report realizzato dall'Associazione Antigone - Per i diritti e le garanzie nel sistema penale che, sulla base delle visite effettuate dagli osservatori autorizzati dal Ministero della Giustizia, monitora costantemente le condizioni di detenzione che vengono pubblicate nei rapporti annuali, consultabili sul sito https://www.antigone.it/osservatorio_detenzione/lombardia/192-casa-di-reclusione-di-milano-opera. L'Associazione "Nessuno Tocchi Caino" effettua regolari ingressi presso l'Istituto di Opera e ha realizzato il docufilm "Spes Contra Spem". Il carcere di Opera ha progressivamente acquisito importanza, all'interno del circuito penitenziario italiano, per svariate ragioni: sono infatti presenti tutte le sezioni tipiche del carcere giudiziario e penale con esclusione del carcere femminile e di quello minorile. A Opera vengono infine applicati tutti i regimi e circuiti carcerari speciali esistenti oggi in Italia: 41-bis (introdotto con la legge 10/10/86, n. 663 e integrato con un secondo comma, come quanto stabilito dalla legge 7/8/92, n. 356, promulgata a seguito delle cosiddette stragi di Capaci e di via d'Amelio, ove trovarono la morte i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), E.I.V. (elevato indice di vigilanza), A.S. (alta sicurezza). Tra i vari primati di questo grande carcere, costruito negli anni ottanta, Opera ne ha da poco conseguito un altro: quello del sito di detenzione con il maggior numero di detenuti nel cosiddetto "carcere duro" determinato dall'articolo 41-bis. A tale risultato si è giunti anche grazie al completamento di un nuovo lotto di 92 celle da destinare all'isolamento totale tipico dei detenuti in questo regime e alla conversione della precedente sezione femminile del carcere nella sezione dedicata al 41-bis. Opera dispone anche di una struttura esterna alle mura, fatta a cubo, da utilizzare come aula bunker. La costruzione, iniziata nel 1996, risulta ancora incompiuta al 2020. Famoso per ospitare alcuni tra i maggiori esponenti del crimine italiano, in questo carcere si trova anche un attrezzato centro clinico con medici e specialisti, infermieri e un piccolo centro dialisi all'avanguardia.
La Basilicata (AFI: /baziliˈkata/), è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia meridionale di 549 754 abitanti con capoluogo Potenza. È, altresì, nota come Lucania, che fu la denominazione ufficiale dal 1932 al 1947, oltre ad identificare un'antica regione dai confini differenti che inglobava gran parte dell'odierno territorio.Confina a nord e a est con la Puglia, a nord e a ovest con la Campania, a sud con la Calabria, a sud-ovest è bagnata dal mar Tirreno e a sud-est dal mar Ionio. È divisa in due province: Potenza e Matera, e comprende 131 comuni. I residenti della Basilicata sono noti come lucani e, in forme meno diffuse, basilicatesi o basilischi.
Per arte romana si intende l'arte della civiltà di Roma, dalla fondazione alla caduta dell'Impero d'Occidente, sia nella città che nel resto d'Italia e nelle province orientali e occidentali. L'arte nella parte orientale dell'Impero, dopo la caduta dell'Occidente, sebbene sia in continuità con la Roma imperiale, viene indicata come arte bizantina. Le forme artistiche autoctone, nella fase delle origini e della prima repubblica, sono piuttosto elementari e poco raffinate. Con il contatto con la civiltà greca Roma avrà un atteggiamento ambivalente nei confronti della "superiore" arte greca: progressivamente ne apprezzerà le forme, mentre proverà disprezzo per gli autori, artisti greci socialmente inferiori nei confronti dei conquistatori romani (lo stesso atteggiamento era tenuto verso filosofi e poeti ellenici). Con il passare dei secoli l'arte greca avrà un sempre maggiore apprezzamento, anche se non mancheranno tendenze autoctone "anticlassiche" che costituiranno un elemento di continuità con l'arte romanica.
L'arte, nel suo significato pi ampio, comprende ogni attivit umana svolta singolarmente o collettivamente che porta a forme di creativit e di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilit innate o acquisite e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza. Pertanto l'arte un linguaggio, ossia la capacit di trasmettere emozioni e messaggi. Tuttavia non esiste un unico linguaggio artistico e neppure un unico codice inequivocabile di interpretazione. Nel suo significato pi sublime l'arte l'espressione estetica dell'interiorit e dell'animo umano. Rispecchia le opinioni, i sentimenti e i pensieri dell'artista nell'ambito sociale, morale, culturale, etico o religioso del suo periodo storico. Alcuni filosofi e studiosi di semantica, invece, sostengono che esista un linguaggio oggettivo che, a prescindere dalle epoche e dagli stili, dovrebbe essere codificato per poter essere compreso da tutti, tuttavia gli sforzi per dimostrare questa affermazione sono stati finora infruttuosi. L'arte pu essere considerata anche una professione di antica tradizione svolta nell'osservanza di alcuni canoni codificati nel tempo. In questo senso le professioni artigianali quelle cio che afferiscono all'artigianato discendono spesso dal Medioevo, quando si svilupparono attivit specializzate e gli esercenti arti e mestieri vennero riuniti nelle corporazioni. Ogni arte aveva una propria tradizione, i cui concetti fondamentali venivano racchiusi nella regola dell'arte, cui ogni artiere doveva conformarsi.
L'Appendix Vergiliana è una raccolta di carmi di vario metro, tradizionalmente attribuiti a Publio Virgilio Marone, ma probabilmente composti tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. fra Roma e Napoli. Le probabilità che siano stati scritti proprio da Virgilio sono in realtà molto basse, per alcuni addirittura nulle. Il termine appendix fu usato per la prima volta dall'umanista Giuseppe Giusto Scaligero nel 1572 e si riferisce alla consuetudine di stampare questi testi tutti assieme e in appendice alle opere di Virgilio. I carmi sono di diversa lunghezza e valore e costituiscono più un prodotto intellettuale che non poetico.
Antonio di Padova, noto in Portogallo come Antonio da Lisbona, al secolo Fernando Martins de Bulhões. Entrato nei frati minori scelse il nome di Antonio e così fu chiamato in vita senza precisare il luogo di provenienza. (in portoghese António de Lisboa; Lisbona, 15 agosto 1195 – Padova, 13 giugno 1231), è stato un religioso e presbitero portoghese appartenente all'Ordine francescano, proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1946. Da principio canonico regolare a Coimbra dal 1210, poi dal 1220 frate francescano. Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo quindi in Italia e in Francia. Nel 1221 si recò al Capitolo Generale ad Assisi, dove vide e ascoltò di persona san Francesco d'Assisi. Terminato il capitolo, Antonio fu inviato a Montepaolo di Dovadola, nei pressi di Forlì. Fu dotato di grande umiltà, ma anche di grande sapienza e cultura, per le sue valenti doti di predicatore, mostrate per la prima volta proprio a Forlì nel 1222. Antonio fu incaricato dell'insegnamento della teologia e inviato dallo stesso san Francesco a contrastare in Francia la diffusione del movimento dei catari, che la Chiesa di Roma giudicava eretico. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. Morì all'età di 36 anni. Rapidamente canonizzato (in meno di un anno) il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo.