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La Messa da Requiem è una composizione sacra di Giuseppe Verdi del 1874 per coro, voci soliste e orchestra. È dedicata ad Alessandro Manzoni.
La Messa di requiem in Re minore K 626 è l'ultima composizione di Wolfgang Amadeus Mozart. Rimasta incompiuta per la morte dell'autore, avvenuta il 5 dicembre 1791, fu completata successivamente dall'amico e allievo Franz Xaver Süssmayr.
Il requiem è una messa secondo il rito liturgico della Chiesa cattolica eseguita e celebrata in memoria del defunto. Può essere anche utilizzata come servizio funebre, in particolare nel caso di funerali solenni, c'è anche l'uso di eseguirla come parte della liturgia nel giorno dei defunti, che vengono commemorati il 2 novembre. Secondo la religione cattolica le messe offerte in memoria dei defunti che si trovano in Purgatorio possono abbreviare la loro permanenza di espiazione, a favore di un più celere passaggio al Paradiso. Il requiem è anche una composizione musicale che utilizza i testi propri dei riti cattolici con una trama musicale. Mentre i vari testi della messa, quali l'Introito o il Graduale cambiano di giorno in giorno secondo il calendario liturgico, nella messa esequiale questi testi sono sempre fissi. Si tratta di testi antichi quanto drammatici nella loro rappresentatività e, in quanto tali, hanno attirato l'attenzione e ispirato non pochi compositori, fra cui Wolfgang Amadeus Mozart, con la sua Messa da requiem in re minore e Giuseppe Verdi con la sua Messa da requiem. L'uso, molto popolare, della parola requiem deriva dalle parole iniziali dell'Introito: «Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.» («L'eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.») Il rito delle esequie nella liturgia cattolica differisce dalla messa di tutti i giorni anche perché vengono omesse alcune parti, mentre è prevista la sequenza Dies irae.
Kyrie eleison è una preghiera della liturgia cristiana. L'espressione è scritta in greco (Κύριε ἐλέησον) e Kyrie eleison è la traslitterazione dell'espressione in latino. Nella liturgia italiana è stata tradotta con Signore pietà; tuttavia, con maggiore aderenza, potrebbe essere tradotta anche come Signore, abbi benevolenza. Generalmente la formula è pronunciata secondo la pronuncia itacistica del greco, suonando così: [ˈkirie eˈlɛjson], o anche [ˈkirje eˈlɛjzon]; secondo la pronuncia erasmiana dovrebbe invece pronunciarsi: ['kyrie eˈleɛːson]. Vi sono espressioni simili in alcuni salmi e all'interno dei Vangeli: il Kyrie è la più antica testimonianza di uso liturgico cristiano, risalente al IV secolo nella chiesa di Gerusalemme, e al V secolo nella messa di rito romano. È usata come preghiera litanica e risposta a determinate invocazioni.