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La cinematografia, nella sua storia, ha attraversato diverse fasi e periodi, che l'hanno portata dai primi rudimentali "esperimenti" dei fratelli Lumière ai moderni film digitali, ricchi di effetti speciali realizzati principalmente con la grafica computerizzata.
Il realismo socialista è un movimento artistico e culturale nato nell'Unione Sovietica nel 1934 e poi allargatosi a tutti i paesi socialisti del centro ed est Europa. La funzione principale era quella di avvicinare l'espressione artistica alla cultura delle classi proletarie e celebrare il progresso socialista. La prima formulazione ufficiale si ebbe al Congresso degli Scrittori e degli Artisti Sovietici a Mosca nel 1934, ad opera di Maksim Gor'kij. Questi dichiarò che l'opera d'arte dovesse avere forma realista e contenuto socialista, in accordo con la dottrina marxista-leninista. Fra i primi teorici del realismo socialista (anche detto social-realismo) si possono annoverare Anatolij Lunačarskij e Aleksandr Voronskij. In seguito alle considerazioni di Andrej Ždanov e alla formulazione della sua dottrina, il social-realismo è stato esteso a tutte le discipline artistiche. Il programma del social-realismo, nonostante l'imperativo ideologico di creare una coerenza artistica, era internamente contrastante e discontinuo: prendeva infatti spunto da elementi del realismo ottocentesco combinandoli con esperimenti accademici e con il pensiero di numerosi pubblicisti ed esteti sovietici. I temi ricorrenti erano la lotta di classe, l'"alleanza" fra contadini e operai, la storia del movimento operaio, la vita quotidiana dei lavoratori. Gli obiettivi individuati come fattori da combattere erano quelli ereditati dalla tradizione della cultura borghese europea del XIX secolo di stampo romantico. In primo luogo veniva osteggiata qualsiasi forma di individualismo: il singolo non doveva mai essere esaltato a discapito della massa; al contrario, i personaggi che tendevano a mostrare un eccesso di ego dovevano apparire come dei perdenti, preferibilmente venire spinti verso epiloghi drammatici dall'ipertrofia della propria soggettività, o quanto meno vivere esperienze che li inducessero a riconoscere il proprio eccesso di ego come un errore e accettare il ritorno in una dimensione collettiva della vita. In secondo luogo doveva risultare evidente la presenza di nemici del socialismo che soccombevano dinanzi agli eventi rivoluzionari; poteva trattarsi tanto di infiltrati esterni (occidentali) quanto di nostalgici del sistema politico precedente o anche di altri tipi di soggetti, ma in ogni caso la loro sorte doveva essere segnata dal rifiuto di identificarsi nel processo rivoluzionario. In terzo luogo, gli strumenti artistici utilizzati per comunicare il messaggio social-realista dovevano risultare di facile interpretazione per le masse, ed è per questo motivo che negli anni Trenta l'uso di forme avanguardiste (astrattismo, futurismo, simbolismo) venne progressivamente scoraggiato, a favore di soluzioni più semplici che divennero una sorta di canone sia nel cinema che in letteratura e nelle arti figurative.
Il Palazzo della Cultura e della Scienza (Pałac Kultury i Nauki in polacco, abbreviato in PKiN) si trova nel centro di Varsavia, in Polonia, è alto 237 metri e ha 42 piani. Per diversi decenni è stato il secondo edificio più alto d'Europa, il primo era l'edificio principale dell'Università statale di Mosca, più alto di soli tre metri. Al suo interno si trovano musei, sale congressi, teatri, cinematografi e uffici. I primi piani hanno ambienti poco spaziosi, a causa dello spazio occupato dagli imponenti muri portanti. Il palazzo fu donato alla Polonia dall'Unione Sovietica e venne progettato da Lev Vladimirovič Rudnev come replica dell'edificio principale dell'Università Lomonossov (anch'esso un progetto di Rudnev). La sua costruzione iniziò nel 1952 e venne terminata nel 1955; fu realizzata da circa 3500 lavoratori provenienti in gran parte dall'Unione Sovietica, 16 dei quali morirono durante i lavori. È anche detto Palazzo di Stalin: fu costruito infatti per suo volere come regalo alla città di Varsavia e portava ufficialmente il suo nome in effetto della delibera del Consiglio dello Stato e del Consiglio dei Ministri della Repubblica Popolare Polacca del 7 marzo 1953 (due giorni dopo la morte del dittatore sovietico). Dopo la caduta del comunismo nel 1989 c'è stato un dibattito per valutare la demolizione dell'edificio ma la giunta comunale ha deciso di salvare il palazzo. Dal febbraio del 2007, l'edificio fa parte del registro dei beni tutelati, ponendo di fatto fine al dibattito sulla sua demolizione. È ancora oggi l'edificio più alto di tutta la Polonia, ma è previsto che perderà tale titolo nel 2020 al termine della costruzione della Torre Varso, che sarà l'edificio più alto dell'Unione europea.