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Il Premio Bergamo fu promosso dal Ministro dell'Educazione Nazionale Giuseppe Bottai, gerarca fascista, nel 1939 in contrapposizione al Premio Cremona voluto da Roberto Farinacci. Bottai, coadiuvato dal Direttore Generale Mario Lazzari, e con l'avallo dei responsabili locali (Giovanni Pieragostini, Fausto Brunelli, Giulio Massironi, Bindo Missiroli) diede vita a quattro edizioni, dal 1939 al 1942. La quinta, prevista per il 1943 fu annullata per la guerra. I vincitori delle quattro edizioni sono stati: 1939 Carlo Varese 1940 Mario Mafai 1941 Bruno Cassinari 1942 Renato GuttusoCome è scritto nel catalogo della mostra Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo: «A cavallo del 1940 la dialettica artistica in Italia si manifesta proprio nella rivalità tra i Premi Cremona (1939-1941) e Bergamo (1939-1942). Il primo, ispirato dal federale di Cremona Farinacci, è sintonizzato sull'onda delle mostre hitleriane: "Ascoltando alla radio un discorso del Duce" e "Stati d'animo creati dal Fascismo" sono i temi della prima edizione. Il secondo, promosso dal ministro dell'Educazione nazionale Bottai, è più attento alla qualità della pittura, come indicano i temi delle prime edizioni: "Il paesaggio" e "Una o più figure umane in un'unica composizione". E proprio il Premio Bergamo – dove nel 1941 scoppia il caso della Crocifissione di Guttuso, 'blasfema' per iconografia e per lo stile alla Picasso – funziona da palestra per tanti giovani pittori aperti alle suggestioni d'Oltralpe e destinati al rinnovamento artistico dell'Italia liberata». Nel 1942 Renato Guttuso vinse il secondo premio con la sua Crocifissione (1941), nonostante la censura del regime fascista (l'opera fu accusata di empietà). La Curia addirittura diramò il seguente comunicati: “D'ordine di S. E. Monsignor Vescovo, si dà avviso a tutto il Clero della diocesi ed a quello che fosse di passaggio per la nostra città, che è ad esso proibito l'accesso alla Mostra del Premio Bergamo, pena la sospensione a divinis ipso facto incurrenda”. Nelle quattro edizioni parteciparono più di 333 artisti. Tra essi si ricordano: Attilio Alfieri Cesare Breveglieri Domenico Cantatore Giuseppe Capogrossi Bruno Cassinari Mario Cortiello Cristoforo De Amicis Sergio Nicolò de Bellis Filippo de Pisis Renato Guttuso Umberto Lilloni Raffaello Locatelli Trento Longaretti Mario Mafai Carlo Martini Dante Montanari Luigi Montanarini Emilio Notte Matteo Pedrali Ottone Rosai Angelo Savelli Armando Pizzinato Alfredo Signori
Pitture nere (1819-1823) è il nome dato a una serie di quattordici opere murali di Francisco de Goya, dipinte con la tecnica dell'olio su muro su pareti ricoperte di gesso. Sono state create come decorazione delle pareti della Quinta del Sordo, una casa da lui acquistata a Madrid nel febbraio del 1819. Questi murali sono stati trasferiti su tela nel 1874, e attualmente sono conservati nel Museo del Prado di Madrid. L'insieme di dipinti, ai quali Goya non diede titolo, fu catalogato nel 1828 da Antonio de Brugada, amico di Goya, che li denominò come segue: Atropo, Due uomini anziani, Due vecchi che mangiano, Duello rusticano, Il sabba delle streghe, La lettura, Giuditta e Oloferne, Il pellegrinaggio a San Isidro, Due donne e un uomo, Pellegrinaggio alla fontana di San Isidro, Cane interrato nella rena, Saturno che divora i suoi figli, La Leocadia, Visione fantastica. Nel 1823 la casa con i dipinti passò ad essere di proprietà di Mariano Goya, suo nipote, che ebbe il compito di preservarla da possibili ritorsioni dopo il ripristino della monarchia assoluta e la repressione dei liberali condotte da Ferdinando VII di Spagna. L'esistenza delle Pitture nere rimase scarsamente conosciuta per circa 50 anni, fin quando, nel 1874, il banchiere franco-tedesco Émile Baron d'Erlanger, nuovo possessore della Quinta, ne ordinò il trasferimento su tela col fine di esporle all'Esposizione Universale di Parigi del 1878. Nel 1881 fu lo stesso banchiere a donarle al Museo del Prado, dove sono attualmente esposte.
La pittura cinese è una delle più antiche tradizioni artistiche continue del mondo. La pittura nello stile tradizionale è nota oggi in cinese come guóhuà (國畫T, 国画S), che significa "pittura nazionale" o "nativa", in opposizione agli stili artistici occidentali che divennero popolari in Cina nel XX secolo. La pittura tradizionale coinvolge essenzialmente le stesse tecniche della calligrafia ed è fatta con un pennello intinto in inchiostro nero o in pigmenti colorati; non sono usati oli. Come con la calligrafia, i materiali più popolari sui quali sono fatti i dipinti sono la carta e la seta. Il lavoro finito può essere montato su rotoli, appesi o distesi. La pittura tradizionale può essere fatta anche su fogli di album, muri, lacca, paraventi, e altri mezzi. Le due tecniche principali della pittura cinese sono: Gongbi (工筆), che significa "meticoloso", usa pennellate estremamente dettagliate che delimitano i dettagli in modo molto preciso. È spesso molto colorata e solitamente descrive argomenti figurativi o narrativi. Spesso è praticata da artisti che lavorano per la corte reale o in laboratori indipendenti. Pittura sfumata a inchiostro, in cinese shui-mo (水墨, letteralmente "acqua e inchiostro"), liberamente denominata anche pittura ad acquerello o a mano, e nota anche come "pittura dei letterati", in quanto era una delle "quattro arti" della classe dei funzionari-letterati. In teoria questa era un'arte praticata da gentiluomini, una distinzione che comincia a farsi negli scritti sull'arte dalla dinastia Song, benché in realtà le carriere dei principali esponenti potessero beneficiarne considerevolmente. Questo stile è indicato anche come xieyi (寫意) o stile a mano libera.La pittura paesaggistica, iniziata secondo la tradizione da Wu Daozi, era considerata la forma più alta della pittura cinese, e generalmente ancora lo è. Il tempo dal periodo delle Cinque dinastie al periodo dei Song settentrionali (907–1127) è noto come la "grande età del paesaggio cinese". Nel nord, artisti come Jing Hao, Guan Tong, Li Cheng, Fan Kuan e Guo Xi dipinsero figure di montagne torreggianti, usando forti linee nere, sfumato a inchiostro pennellate secche, tratteggiate per suggerire la pietra ruvida. Nel sud, Dong Yuan, Juran e altri artisti dipinsero le colline ondulate e i fiumi della loro campagna nativa in scene pacifiche fatte con pennellate più morbide, strofinate. Questi due tipi di scene e di tecniche divennero gli stili classici della pittura paesaggistica cinese.
La pittura etrusca rappresenta una delle manifestazioni più elevate dell'arte e della civiltà etrusca. Comprende le decorazioni funerarie all'interno delle tombe e le decorazioni pittoriche su lastre fittili destinate a edifici pubblici e privati. Si sviluppa nel corso di diversi secoli, dall'VIII al II secolo a.C., seguendo lo sviluppo della pittura greca dalla quale deriva tecnica e soggetti, attraverso la ceramica dipinta di importazione e la presenza di artigiani stranieri sul territorio. Grazie a ritrovamenti relativi soprattutto alla pittura funeraria, la pittura etrusca costituisce oggi uno dei più importanti patrimoni pittorici dell'umanità relativo all'antichità.
Igor Mitoraj (pronuncia /'igor mi'tɔraj/; Oederan, 26 marzo 1944 – Parigi, 6 ottobre 2014) è stato uno scultore e pittore polacco. Igor nasce a Oederan, poco lontano da Dresda, da madre polacca e da padre francese di origine polacca, deportati dai nazisti ai lavori forzati. Alla fine della guerra, ritornati in Polonia, la madre sposa Czeslaw Mitoraj che lo adotta dandogli il suo cognome. Trascorre l'infanzia a Grojec e frequenta il Liceo Artistico a Bielsko-Biala. Dopo aver studiato pittura alla Scuola d'arte di Cracovia e all'Accademia d'arte di Cracovia sotto la guida di Tadeusz Kantor, partecipa a diverse esposizioni collettive, tenendo la sua prima personale nel 1967 alla Galleria Krzysztofory in Polonia. Nel 1968 si trasferisce a Parigi, per continuare i suoi studi presso l'Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts. Poco dopo rimane affascinato dall'arte e dalla cultura Latino-Americane e decide di trascorrere un anno dipingendo e viaggiando in Messico. Questa esperienza lo avvicina alla scultura. Fa ritorno a Parigi nel 1974 e due anni dopo tiene un'altra personale alla Galleria La Hune, nella quale include anche alcune sculture: il successo dell'esposizione lo convince a dedicarsi a tempo pieno alla scultura. Riceve il "Prix de la Sculpture" a Montrouge e il Ministro francese per la Cultura gli mette a disposizione uno studio al Bateau-Lavoir di Montmartre. Trascorre anche lunghi periodi tra New York, la Grecia e la Toscana; questi viaggi risulteranno determinanti per trovare, tra modernità e classicità, il suo stile. Dopo aver lavorato in terracotta ed in bronzo, nel 1979 compie un viaggio a Carrara e decide di dedicarsi anche alla lavorazione del marmo. Nel 1983 decide di stabilirsi a Pietrasanta, di aprirvi uno studio e di vivere tra Italia e Francia. Rimane molto legato alla città versiliese che nel 2001 gli conferisce la cittadinanza onoraria e alla quale lascia il dono di sue numerose opere. Le sue sculture vengono esposte in numerose occasioni sia in Europa che negli Stati Uniti. Di particolare importanza è la sua mostra di successo nel 1989 alla New York Academy of Art. In Italia realizza molte esposizioni in parchi e ville storiche dove le sue gigantesche opere trovano la giusta collocazione: si ricordano in particolare le sue suggestive esposizioni nella Valle dei Templi di Agrigento (2011), e quelle postume a Pisa (2015), nei Mercati di Traiano a Roma (2016) e negli scavi di Pompei (2016). L'artista muore a Parigi, ma per suo espresso desiderio desidera di essere sepolto a Pietrasanta. Le sue esequie si sono svolte nel Duomo.
La Seconda Esposizione Triennale di Belle Arti si tenne a Milano tra il 6 maggio e il 5 ottobre 1894, seguendo di tre anni la Prima Esposizione che si era tenuta sempre a Milano nel 1891. L'Esposizione si tenne nelle sale del Castello Sforzesco e fu organizzata dall'Accademia di Brera insieme al Comitato delle Esposizione riunite che volle accorpare alle varie esposizioni del 1894 anche quella di belle arti che nell'edizione precedente del 1891 si era organizzata nel palazzo di Brera.
I Bronzi di Riace sono due statue di bronzo di provenienza greca o magnogreca o siceliota, databili al V secolo a.C. pervenute in eccezionale stato di conservazione.Le due statue – rinvenute il 16 agosto 1972 nei pressi di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria – sono considerate tra i capolavori scultorei più significativi dell'arte greca, e tra le testimonianze dirette dei grandi maestri scultori dell'età classica. Le ipotesi sulla provenienza e sugli autori delle statue sono diverse, ma non esistono ancora elementi che permettano di attribuire con certezza le opere ad uno specifico scultore.I Bronzi si trovano al Museo nazionale di Reggio Calabria, luogo in cui sono stati riportati il 12 dicembre 2014, dopo la rimozione e il soggiorno per tre anni (con annessi lavori di restauro) presso Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale della Calabria a causa dei lavori di ristrutturazione dello stesso museo. I Bronzi sono diventati uno dei simboli del paesino stessa.
L'Astrattismo è un movimento artistico che nasce nei primi anni del XX secolo, in zone della Germania lontane tra loro, dove si sviluppò senza intenti comuni. Il termine indica quelle opere pittoriche e plastiche che esulano dalla rappresentazione di oggetti reali. L'astrattismo usa un linguaggio visuale di forme, colori e linee con lo scopo di creare una composizione che possa esistere con un grado di indipendenza dalle referenze visuali nel mondo. L'arte occidentale è stata, dal Rinascimento fino al XIX secolo, segnata dalla logica della prospettiva e dal tentativo di riprodurre un'illusione della realtà visibile. Ma l'accessibilità alle arti delle culture altre rispetto a quelle europee mostrano modi alternativi di descrivere l'esperienza visiva agli artisti. Dalla fine del XIX secolo molti artisti sentirono il bisogno di creare un nuovo tipo di arte che includesse i cambiamenti fondamentali che stavano avvenendo nella tecnologia, nelle scienze e nella filosofia. Le fonti da cui gli artisti estraevano i loro argomenti teorici erano diverse, e riflettevano le ansie sociali e intellettuali in tutte le culture occidentali del tempo.