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I santi Antonio Primaldo e compagni martiri, conosciuti anche semplicemente come Martiri di Otranto, sono gli 813 abitanti della città salentina di Otranto uccisi il 14 agosto 1480 dai Turchi guidati da Gedik Ahmet Pascià, per aver rifiutato la conversione all'Islam dopo la caduta della loro città. Sono stati canonizzati il 12 maggio 2013 da papa Francesco; erano stati dichiarati beati il 14 dicembre 1771 da papa Clemente XIV.
Carlo Tito Dalbono (Napoli, 2 gennaio 1817 – Napoli, 2 novembre 1880) è stato uno storico, romanziere e critico d'arte italiano.
Carlo Sebastiano di Borbone (Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio; Madrid, 20 gennaio 1716 – Madrid, 14 dicembre 1788) è stato duca di Parma e Piacenza con il nome di Carlo I dal 1731 al 1735, Re di Napoli senza numerazioni dal 1734 al 1759, re di Sicilia con il nome di Carlo III dal 1735 al 1759, e dal 1759 fino alla morte re di Spagna con il nome di Carlo III. Primogenito delle seconde nozze di Filippo V di Spagna con Elisabetta Farnese, era durante l'infanzia solo terzo nella linea di successione al trono spagnolo, cosicché sua madre si adoperò per dargli una corona in Italia rivendicando l'eredità dei Farnese e dei Medici, due dinastie italiane prossime all'estinzione. Grazie a un'efficace combinazione di diplomazia e interventi armati, la Farnese riuscì a ottenere dalle potenze europee il riconoscimento dei diritti dinastici di Carlo sul Ducato di Parma e Piacenza, di cui egli divenne duca nel 1731, e sul Granducato di Toscana, dove l'anno seguente fu dichiarato gran principe (cioè principe ereditario). Nel 1734, durante la guerra di successione polacca, al comando delle armate spagnole conquistò il Regno di Napoli e l'anno successivo quello di Sicilia, sottraendoli alla dominazione austriaca. Nel 1735 fu incoronato re delle Due Sicilie a Palermo, e nel 1738 fu riconosciuto sovrano dei due regni dai trattati di pace, in cambio della rinuncia agli stati farnesiani e medicei in favore degli Asburgo e dei Lorena. Capostipite della dinastia dei Borbone di Sicilia, inaugurò un nuovo periodo di rinascita politica, ripresa economica e sviluppo culturale. Alla morte del fratellastro Ferdinando VI nel 1759, fu chiamato a succedergli sul trono di Spagna, dove, allo scopo di modernizzare il paese, fu promotore di una politica riformista che gli valse la fama di monarca illuminato. In politica estera raccolse tuttavia diversi insuccessi a causa dell'alleanza con la Francia, sancita dal terzo patto di famiglia borbonico, che lo portò a contrapporsi con sorti alterne alla potenza marittima della Gran Bretagna.
La battaglia di Otranto, o guerra d'Otranto o sacco di Otranto, è stata un'operazione militare che ha comportato l'assedio, la conquista, il saccheggio e la liberazione della città di Otranto nel 1480-1481, quando un esercito ottomano, in realtà diretto a Brindisi, ma dirottato più a sud da un forte vento di tramontana, attaccò la città salentina, allora appartenente agli aragonesi. Lo sbarco avvenne su una spiaggia a nord di Otranto che prese il nome proprio da questo avvenimento: ancor oggi si chiama baia dei Turchi. La città fu posta sotto assedio per circa due settimane e i suoi abitanti si rifugiarono all'interno delle mura resistendo e respingendo con vigore le offese. A scatenare l'assedio e le crudeltà dell'esercito turco comandato dall'abile condottiero Ahmet Pascià fu l'uccisione da parte dei difensori di Otranto dell'ambasciatore turco inviato per negoziare la resa, cosa ritenuta sacra dai turchi. Al comando delle truppe scelte dei Giannizzeri e sparando colpi di artiglieria di una grandezza mai vista prima riuscirono ad aprire una breccia. Gli otrantini, per la maggior parte male armati e non avvezzi al combattimento, non riuscirono a contenere la furia degli invasori soccombendo sotto i colpi di scimitarra. I bambini più fortunati e molte giovani donne furono presi e portati in Turchia, altri furono violentati e uccisi con le donne, altri ancora dovettero subire tremende mutilazioni. Al termine della battaglia, il 14 agosto 1480 furono decapitati sul colle della Minerva 800 otrantini (maschi dai 14 anni in su) che si erano rifiutati di rinnegare la religione cristiana: sono ricordati come i santi Martiri di Otranto, le cui reliquie sono custodite nella cattedrale del paese. Sono stati canonizzati come santi martiri nel 2013. In seguito alla battaglia e all'invasione degli ottomani, andò distrutto il monastero di San Nicola di Casole, che ospitava allora una delle biblioteche più ricche d'Europa.