Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
La storia dell'Arkansas è iniziata millenni fa, quando gli esseri umani attraversarono per la prima volta l'America del Nord. Molte tribù usavano l'Arkansas come terra di caccia e tra questi gruppi il più importante era quello dei Quapaw che si stabilì nel delta del fiume Arkansas spostandosi a sud dall'Illinois. I primi esploratori francesi diedero il nome al territorio, una derivazione del termine "Akansea", che è una variante fonetica della parola in lingua illinois per i Quapaw. Questa eredità fonetica spiega perché "Arkansas" è pronunciato in modo così diverso da "Kansas", anche se condividono la stessa ortografia. Questo territorio inizialmente selvaggio abitato da cacciatori fu incorporato negli Stati Uniti come parte dell'acquisto della Louisiana nel 1803 e divenne territorio dell'Arkansas nel 1819. Nel 1836, quando divenne uno Stato, l'Arkansas cominciò a prosperare grazie ad un'economia di piantagione che dipendeva fortemente dal lavoro degli schiavi. Dopo la guerra civile l'Arkansas divenne sostanzialmente uno stato rurale basato sulla coltivazione del cotone. Un vero livello di prosperità ritornò solo negli anni 1940. Lo stato diventò famoso per il leader politici nativi della zona, tra cui il presidente Bill Clinton (Governatore, 1979-81 e 1983-92), e come base per la società Walmart.
Le relazioni bilaterali tra Regno Uniti e Stati Uniti, dette anche relazioni anglo-americane, comprendono le relazioni presenti tra il Regno Unito e gli Stati Uniti d'America. Dal 1940 entrambi i paesi, dopo secoli di rapporti di guerra e tesi, si sono molto ravvicinati come alleati militari e commerciali grazie a delle speciali relazioni costruite nell'ambito della NATO. Le due nazioni sono storicamente unite da una storia condivisa, dalla medesima religione, da una lingua comune, da un sistema legale molto simile e da genealogie ancestralmente collegate nelle figure dei molti anglo-americani, scoto-americani, americani gallesi, americani scoto-irlandesi, americani irlandesi e bretoni americani. Attualmente un gran numero di espatriati vive in entrambi i paesi. In tempi di pace e di rivolta, di guerra o di estraniamento, Regno Unito e Stati Uniti sono stati nemici o alleati, ma hanno cementato i loro tratti comuni con la seconda guerra mondiale in quelle che divennero note come "relazioni particolari". In una prospettiva a lungo termine, lo storico Paul Johnson le ha definite "la pietra angolare del moderno ordine mondiale democratico".All'inizio del XX secolo, il Regno Unito parlava delle proprie relazioni con gli Stati Uniti come della "più importante partnership liberale" nella politica estera della Gran Bretagna, come pure la politica estera americana riteneva tali relazioni come importantissime, come evidenza di una visione comune in politica, mutua cooperazione nelle aree commerciali, finanziarie, tecnologiche, accademiche, nelle arti e nelle scienze; la condivisione di un'intelligence governativa e militare e operazioni di guerra e missioni di pace comuni hanno portato spesso a fruttuose collaborazioni comuni tra esercito americano ed esercito inglese. Il Canada è stato storicamente il principale importatore di beni provenienti dagli Stati Uniti.I due paesi hanno avuto anche un impatto significativo sulle culture di altri paesi. Essi sono i punti nodali dell'anglosfera, con una popolazione combinata di quasi 400.000.000 di abitanti (al 2019). Assieme hanno reso la lingua inglese la più parlata al mondo.
La presidenza di Martin Van Buren ebbe inizio il 4 marzo del 1837 con la cerimonia d'inaugurazione e relativo insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America e terminò il 4 marzo del 1841. Van Buren, il vicepresidente uscente e prescelto successore di Andrew Jackson, assumerà l'ufficio come 8º presidente degli Stati Uniti d'America dopo aver vinto le elezioni presidenziali del 1836. Esponente di rilievo del Partito Democratico riuscirà a raccogliere 170 grandi elettori contro i 124 andati a William Henry Harrison e ad altri 3 candidati del Partito Whig. Insieme a John Adams, Thomas Jefferson e George H. W. Bush, Van Buren sarà uno dei quattro vicepresidenti in carica ad avere vinto la sfida elettorale presidenziale. All'età di 54 anni era il più giovane ad assumere la carica fino a quel momento. Il problema principale che dovette affrontare la sua amministrazione fu una prolungata recessione a lungo termine dell'economia nazionale in seguito al cosiddetto grande panico del 1837 (verificatosi poche settimane dopo l'inizio della sua presidenza). Mentre si oppose a qualsiasi intervento diretto da parte del governo federale, si impegnò a mantenere il paese solvibile e quindi a ridurre le spese. Propose di mantenere il controllo dei fondi federali in un Tesoro indipendente - piuttosto che in banche statali - ma il Congresso non avrebbe approvato tale manovra fino al 1840. Per quanto riguarda la questione della schiavitù negli Stati Uniti d'America ritenne che, in quanto presidente "di tutti", non avesse altra scelta se non quella di opporsi a qualsiasi tentativo di farla abolire nel Distretto di Washington contro il volere degli Stati schiavisti del profondo Sud, mantenendo una politica interna di minima interferenza con il suddetto istituto in quegli Stati in cui già esisteva. Negli affari di politica estera negò l'applicazione alla repubblica del Texas del diritto di ammissione nell'Unione, preoccupato che l'eventuale incorporazione avrebbe contribuito a minare l'assai precario equilibrio Nord-Sud oltre che creare un aspro dibattito sull'estensione dello schiavismo, com'era precedentemente accaduto nel 1819 durante la presidenza di James Monroe con l'ingresso del Missouri (a cui avrà seguito il Compromesso del Missouri l'anno successivo); sperò inoltre che così facendo si sarebbe potuta evitata la guerra con il Messico il quale rivendicava il possesso del territorio texano. Le relazioni bilaterali con l'impero britannico e le sue colonie in Canada furono messe a dura prova dalla guerra di Aroostook - conclusasi senza alcun spargimento di sangue - e dal Caso Caroline; nondimeno durante la ribellione del 1837-1838 il presidente proclamerà la neutralità americana e riuscì a controllare quei cittadini che desideravano intervenire nel conflitto a fianco dei ribelli. La sua incapacità di affrontare efficacemente la crisi economica, unita alla crescente forza politica dell'opposizione Whig, portò alla sua sconfitta nelle elezioni presidenziali del 1840 per opera del concorrente Harrison. L'amministrazione venne contrassegnata tanto dal fallimento e dalla critica politica quanto dal successo e dalla popolarità tra la gente comune; la classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America lo valuta nel migliore dei casi nella media. Il suo risultato più duraturo fu quello di un abile organizzazione atta a porre solide basi al nuovo moderno Partito Democratico il che lo guidò verso il dominio nel 2° sistema partitico.
Gli storici che concentrano le loro indagini sulle cause e origini della guerra di secessione americana studiano e discutono sulle motivazioni che indussero 7 Stati federati degli Stati Uniti d'America del profondo Sud a proclamare la propria secessione dall'Unione, sul perché si unirono per formare gli Stati Confederati d'America ed infine perché il Nord si rifiutò di lasciarli andare pacificamente per la loro strada. Mentre la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che i conflitti ideologici sul tema dello schiavismo e della sua possibilità di estensione, trascinatisi per decenni, crearono di fatto le condizioni per l'esplosione del conflitto bellico, essi non sono però unanimemente d'accordo su quali tipologie - economiche, prettamente politiche o più eminentemente sociali - siano state più importanti nel radicamento della divisione. Il principale catalizzatore per la dichiarazione di secessione fu la questione della schiavitù negli Stati Uniti d'America, in particolar modo la battaglia politica condotta dai sudisti sul "diritto" di esportare la pratica schiavista anche nei Territori federali liberi del West. Un altro fattore che si incise profondamente nell'idea secessionista fu il nazionalismo bianco meridionale ("White Southerners"). La ragione principale per cui il Nord rifiutò in toto il "diritto alla secessione" sarà quello della preservazione dell'unità nazionale, anch'essa una delle cause del nazionalismo statunitense prese di petto. La maggior parte del dibattito continua però a concernere la prima domanda: sul perché cioè alcuni Stati del Sud abbiano ad un certo momento scelto unilateralmente di separarsi. Abraham Lincoln vinse le elezioni presidenziali del 1860 riuscendo a conquistare la maggioranza assoluta dei Grandi elettori, pur senza entrare in competizione in ben 10 Stati meridionali. La sua vittoria innescò dichiarazioni di secessione da parte di 7 Stati schiavisti del Sud le cui economie - via fiume o via mare - erano tutte fondate sul cotone coltivato utilizzando il lavoro gratuito dato dagli schiavi afroamericani. Prima ancora che il Presidente eletto degli Stati Uniti d'America avesse la possibilità di entrare ufficialmente in carica venne quindi creata la "Confederazione del Sud"; i nazionalisti settentrionali, ma anche coloro che rimasero unionisti nel meridione, rifiutarono di riconoscere come legittimi i proclami di secessione. Per tutta la durata della guerra civile nessun governo straniero riconobbe mai ufficialmente i secessionisti. La Presidenza di James Buchanan, oramai in scadenza, rifiutò di rinunciare alle proprie fortezze - situate al Sud ma su terreni di proprietà federale - le quali vennero nonostante ciò immediatamente rivendicate per sé dai dirigenti confederati. Il primo colpo deflagrò il 12 aprile del 1861, quando le forze sudiste dettero il via al bombardamento e relativa battaglia di Fort Sumter, un importante fortino dell'Union Army posto all'entrata del porto di Charleston (Carolina del Sud). Come ben evidenziato da una giuria di storici nel 2011 "mentre la questione della schiavitù, con i suoi molteplici e sfaccettati malcontenti, fu la causa primaria della disunione, sarà lo stesso principio di disunione regionalistica (provincialismo e particolarismo localistico) a creare le condizioni per lo scoppio effettivo della guerra". L'autore vincitore del Premio Pulitzer, lo storico David Potter, scrive che: Altri fattori decisivi saranno: la politica apertamente schierata da una parte contro l'altra durante il secondo sistema partitico; l'attivismo dell'abolizionismo negli Stati Uniti d'America che faceva sempre più sentire la propria voce in capitolo; l'idea di "nullificazione" risalente alla Presidenza di Andrew Jackson e la conseguente teoria dei diritti degli Stati; lo scoperto nazionalismo meridionale dagli obiettivi completamente antitetici rispetto a quelli settentrionali; la dottrina dell'espansionismo in direzione del West (il Destino manifesto) e, con l'espansione nei Territori, anche l'espansione del lavoro schiavista; le due economie radicalmente contrapposte; ed infine l'avviarsi prorompente della modernizzazione tecnico-industriale nel periodo immediatamente pre-bellico.