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Storia della sifilide

Con il termine sifilide, lue o male francese viene comunemente indicata una delle malattie sessualmente trasmissibili con impatto sociale di maggiore risonanza, sebbene nel corso della sua propagazione non siano stati registrati elevati picchi di mortalità o conseguenze eclatanti in ambito economico. Il sistema di quarantene, cordoni sanitari, disinfezioni, adottato contro la diffusione di altre malattie contagiose come peste e colera, era a dir poco inutile contro il batterio della sifilide che aveva come principale via di trasmissione il rapporto sessuale. Di conseguenza, le autorità sanitarie cominciarono a concentrare le proprie attenzioni su coloro che erano considerate le maggiori colpevoli del contagio, le prostitute, adottando sistemi di regolamentazione del meretricio. Sin dalla sua comparsa, la sifilide ha sempre coinvolto diritto, religione, costume, politica, ma anche etica e morale.Nel corso dei secoli, la sifilide è stata spesso associata ad atteggiamenti permissivi nei confronti delle condotte sessuali, suscitando sentimenti di colpa peccato e vergogna. Eppure, nei decenni che seguirono la comparsa del cosiddetto male francese, non emerge alcuna reticenza da parte dei malati ad ammettere di esserne infetti. La spontaneità con la quale personalità influenti della società come principi, prelati, condottieri, artisti e letterati ammettevano la malattia testimonia quanto la sifilide fosse accettata e radicata in tutti gli strati sociali.Temuta più per le sofferenze e le deturpazioni fisiche ad essa connesse che per l’impatto sociale, la sifilide era caratterizzata da un polimorfismo tale da garantirle l’appellativo di grande imitatrice del medico canadese William Osler.

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