Storia di Imbersago
Non sono noti rinvenimenti archeologici per il territorio di Imbersago. Nel territorio circostante sono note tuttavia frequentazioni umane a partire dal Paleolitico medio. Nella zona a insediamenti su palafitte subentrarono i Celti, vinti a loro volta dai Romani.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente la toponomastica attesta nella zona circostante la presenza longobarda (Cernusco Lombardone, da Cixinuscolo Longobardorum e Lomagna, da Lemania, evoluzione di Alemania e Arimannia).
Secondo Guasco di Bisio, autore ai primi del Novecento di un Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia i signori di Caltignaga, discendenti dal visconte Gherardo di Vienne, ebbero in concessione nel 920 dal conte Gerardo di Lecco i territori lungo il fiume Adda, comprendenti anche Imbersago: la famiglia dei Caltignaga si sarebbe suddivisa in due rami, di cui quello che comandò ad Imbersago discendeva da Adamo da Caltignaga. Dopo qualche passaggio di proprietà Imbersago finì nelle mani di tre fratelli figli di Ildeprando: Ratburno, Ademaro e Riccardo. Secondo Guasco fu da questo ramo che discesero i signori di Imbersago ed Ornago. Nella tabella a destra del testo si può osservare la cronologia degli eventi proposta da Guasco di Bisio. La discendenza dei signori di Imbersago dai nobili di Caltignaga è suffragata da Giancarlo Andenna.
Imbersago è citata per la prima volta in un documento del 975 come vico Ambeciago, con residenti di nazionalità longobarda. Nel 988 un certo Ghisalberto, signore di Imbersago fa da testimone ad un atto di permuta concluso nel 988 da Ermengarda, sposa del conte di Verona, sua parente e sorella del conte Attone di Lecco: Longoni, pagg.64-5. Secondo Giovanni Dozio la famiglia di Giselberto da Imbersago potrebbe essere la stessa a cui nel secolo seguente venne assegnato il titolo di capitani o valvassori di Imbersago. Ghisalberto ebbe due figli, Dedila (sposata a Guglielmo da Palosco) e Odelberto, che successe al padre nel comando di Imbersago. In quest'epoca non si trattava di un vero e proprio centro abitato, ma di una serie di possedimenti, che sotto l'imperatore Ottone I si trovavano controllati dal vescovo di Milano.
Intorno all'anno 1000 Imbersago si doveva presentare dunque come un insieme di residenze fortificate, a controllo del traffico sul fiume Adda, dipendenti dalla famiglia dei Capitanei di Vimercate, che controllavano il castello di Brivio. In seguito una perdita di importanza di Imbersago è confermata dalla mancanza del paese tra i traversagium, ovvero tra i passaggi sull'Adda per cui il comune di Milano richiedeva un pedaggio.
Gli Airoldi, domini de Robiate nel XII secolo, furono sostenitori dei Visconti, soprattutto durante il conflitto con i Torriani nel XIII secolo del 1279 la battaglia era arrivata fino al castello di Brivio. A questo periodo risale la chiesa di San Paolo (XIII secolo) e la torre conservata nel centro del paese, e parte di un'antica fortificazione, è fatta risalire al XIV secolo.
Nel 1348 il prontuario del comune di Milano con l'elenco dei contributi in braccia per la manutenzione delle principali strade della Brianza attesta che il comune di Imbersago aveva un peso rilevante nel circondario, e che le località di Sartirana, Cassina e Cazzulino erano ancora entità indipendenti.
A partire dal 1385 il contado vedeva contrapporsi gli Annoni ed i Vimercati (guelfi) ai Mari ed agli Airoldi (ghibellini)
Nel 1408 il "castellazzo" di Imbersago era in possesso dei Mauri di Cormeno. Sotto i Visconti troviamo come signori del paese nella Matricola delle nobili famiglie milanesi i nobiles de Imbersago scilicet capitanei.
Il 16 marzo 1443 il console di Imbersago, in seguito ad una riunione dei capi-famiglia, fece redigere ad un notaio meratese un documento in cui ci si accordava sul metodo da seguire per il censimento delle proprietà. Nel 1449 gli Airoldi, associati a Robbiate e ad Imbersago furono invitati a prestare giuramento di fedeltà al comune di Milano in opposizione a Francesco Sforza. Come sostenitori dello Sforza, dopo la sua presa di potere ebbero diversi benefici e questi rispose positivamente, riconfermando i benefici già accordati prima di lui, ed estendendoli fino a comprendere anche Imbersago. Sotto il dominio degli Sforza Imbersago fece parte del vicariato del Monte di Brianza
Il fatto di abitare sul confine con la Serenissima favoriva un certo contrabbando in paese, nonostante l'embargo imposto dal ducato, tanto che lo stesso Sforza minacciò di abrogare i benefici fiscali in caso di reiterazione del reato (13 febbraio 1451).
Nel dicembre del 1435 alcuni comuni della zona si unirono per nominare un esperto che oggi chiameremmo commercialista, con il compito di difenderli dall'esosità del fisco. Il nome del consorzio fu Università del Colle di Brianza (università nel senso di unione). Ben presto il Vicario di nomina ducale divenne un titolo ad elezione diretta tra gli anziani del luogo. Il consorzio ebbe uno stupefacente sviluppo civico, portando alla nascita dei figure professionali, esperti in ogni settore della vita sociale. Nel 1485 nacque la Banca del Monte di Brianza; in realtà si trattava di una tesoreria che però già faceva prestiti ad interesse. In questo periodo Imbersago viveva grazie ad alcune produzioni locali: tessuti in lana, vino e cereali, oltre alle solite agricoltura e pesca.
Per quanto socialmente encomiabile, l'Università non sopravvisse molto dopo la caduta del Ducato, l'invasione francese del 1499 ed il successivo dominio spagnolo. Tra il 1530 ed il 1540 il ducato venne diviso in feudi. Il catasto che aveva fatto litigare per decenni gli imbersaghesi venne rivisto nell'Estimo di Carlo V, di cui è stata ritrovata la copia riguardante Imbesrago. Questo documento rappresenta anche il più antico censimento di Imbersago, e si può notare come la percentuale di Vimercati ed Airoldi sia drasticamente diminuita nell'ultimo secolo.