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La storia del jazz, al pari di quella di molti altri generi musicali popolari, e soprattutto quelli che affondano le proprie radici nella tradizione degli schiavi afroamericani e indonesiani (il primo fra tutti è lo spiritual) è quanto mai povera di documenti e riferimenti, in special modo per quanto attiene le sue origini e i suoi primordi.Le prime fonti orali sulla nascita del jazz a New Orleans risalgono ai primi anni del XX secolo, mentre quelle scritte si attestano al decennio successivo. Anche se i generi musicali preesistenti che ne determinarono la nascita sono svariati e difficilmente classificabili con precisione, convenzionalmente si fa risalire la nascita del jazz ai canti di lavoro degli africani deportati negli Stati Uniti e schiavizzati. Il genere si sviluppò in modo esponenziale tra il 1915 e il 1940, diventando la musica da ballo dominante tra il 1930 e il 1940, anni in cui i brani delle big band si trovavano regolarmente ai primi posti delle classifiche. A questo periodo seguirono diversi decenni in cui il jazz si caratterizzò in maniera crescente come una musica d'arte, tipicamente afroamericana. Nel frattempo, il pubblico statunitense del jazz si assottigliò, mentre la musica destava un crescente interesse in Europa e nel resto del mondo. Questa tendenza, iniziata col movimento bebop nel 1945, raggiunse l'apice negli anni sessanta con il movimento free jazz, che mirava all'emancipazione totale del musicista. Seguì un periodo di involuzione e di marginalizzazione che terminò negli anni ottanta, durante i quali una generazione di giovani musicisti infuse nuova vita perseguendo diverse tendenze anche in assenza di uno stile dominante: nacquero così diverse scuole di jazz europeo, uno stile mainstream, che faceva riferimento al periodo degli anni cinquanta, e diverse contaminazioni che proseguivano l'esperienza fusion arrivando ad uno stile che viene detto acid jazz o che guardavano con interesse a tradizioni musicali etniche in direzione della world music.Anche l'industria discografica tornò ad interessarsi delle sonorità del jazz - se non della sua estetica - promuovendo vari artisti specialisti di smooth jazz, un tipo di jazz estremamente alleggerito. La musica jazz rappresenta oggi circa il 3% della produzione musicale nordamericana, ma ha seguaci in tutto il mondo.
Rosso e nero (1951-1957) è stata la trasmissione madre dei salotti radiofonici e televisivi italiani. Il programma, ideato da Corrado e dal fratello Riccardo, che ne fu il regista, fu presentato da Mario Carotenuto e in seguito dallo stesso Corrado. Rosso e nero contribuì a lanciare vari divi dello spettacolo, come Sophia Loren, Alberto Sordi, Claudio Villa ed Alberto Talegalli. «Varietà radiofonico», andava in onda, dallo studio di via Asiago a Roma, nelle sere del giovedì, su testi di Altomonte e Montefoschi, autori tra l'altro dei famosi monologhi di Tino Scotti che terminavano con «ghe pensi mì, ghe pensi tutto mì...» Diverrà famoso il quiz fatto tra gli spettatori presenti nella sala, che potevano vincere il Piatto d'argento Palmolive a quel tempo la ditta sponsor della trasmissione. Le orchestre che parteciparono alle cinque edizioni del programma, erano dirette da Enzo Ceragioli, Ernesto Nicelli, Ritz Ortolani, Pippo Barzizza, Lelio Luttazzi, Armando Trovajoli. La prima trasmissione andò in onda giovedì 11 gennaio 1951 dall'Auditorium Rai al Foro Italico, presentata da Carotenuto con la regia di Mantoni e le orchestre Nicelli, Donadio e Ceragioli, ospiti gli attori Tino Scotti, Franca Valeri, Alberto Sordi, tra le vedettes estere le Peters Sisters. La trasmissione, un cult della radio, viene ripresa dalla TV in via sperimentale nell'anno della sua nascita in Italia, 1954, per otto puntate presentate da Corrado con la collaborazione di Flora Lillo, segnando la prima apparizione sul piccolo schermo del presentatore. Corrado ne realizzerà poi anche un film intitolato Café chantant nel 1953. Il programma fu portato anche nei teatri italiani. Nel 1954 fu prodotto da Carlo Infascelli e diretto da Domenico Paolella il film Rosso e nero con la partecipazione di gran parte degli attori e musicisti che avevano partecipato alla trasmissione nelle ultime edizioni dello spettacolo.
Il jazz manouche (anche noto come gipsy jazz, gipsy swing o hot club jazz) è uno degli stili del jazz sviluppato dal chitarrista Jean "Django" Reinhardt, del clan Sinti Manouche, a Parigi negli anni '30.Si definisce jazz manouche quello stile musicale melodico cadenzato in cui trovano la massima espressione gli strumenti a corda (chitarre, bassi, violini...), tipico delle band gitane. Questo genere musicale trae la sua origine dall'irripetibile esperienza artistica del chitarrista Django Reinhardt, che ne è considerato l'ideatore e il suo massimo esponente: egli ha reso possibile l'unione tra l'antica tradizione musicale gitans del ceppo dei Manouches e il jazz americano. Il frutto di questa unione è un genere che coniuga la sonorità e la creatività espressiva dello swing degli anni trenta con il filone musicale del valse musette francese ed il virtuosismo eclettico gitano. Il Gypsy jazz o jazz manouche ha continuato per tutto il corso del secolo scorso ed ancora oggi. Tra i contemporanei della sfera tipicamente tzigana vi sono: Bireli Lagrene, Angelo Debarre, Stochelo Rosenberg, Jimmy Rosenberg, Joscho Stephan e Frank Vignola.
Il jazz è un genere musicale nato agli inizi del XX secolo come evoluzione di forme musicali già utilizzate dagli schiavi afroamericani. Inizialmente aveva la forma di canzoni di lavoro nelle piantagioni e durante la costruzione di ferrovie e strade negli Stati Uniti e serviva a ritmare e coordinare i movimenti (il ritmo era binario). I primi musicisti suonavano musica a orecchio e le orchestre pionieristiche a New Orleans erano chiamate ragtime bands.Apporto notevole, a una prima evoluzione strumentale del jazz, fu dato dagli emigrati italiani di New Orleans che appunto aggiunsero altri strumenti musicali provenienti dalla tradizione italiana delle bande di paese: infatti tra i migliori musicisti di jazz figurano ovviamente afroamericani poi affiancati da italoamericani, come Nick La Rocca che formarono la Original Dixieland Jazz Band ossia la banda che diffuse il jazz negli U.S.A. producendo molti dischi.Il jazz arriverà a Chicago con Louis Armstrong e poi in Europa dove avrà un successo grandissimo. Con gli anni andrà modificandosi e diventerà anche una musica commerciale con lo swing fino a riprendere le tradizioni della cultura afroamericana delle prime jazz band col bebop. Nel jazz ci sono due forme principali: il blues, in 12 battute (3 frasi musicali), e la canzone, in 32 battute. Inizialmente l'essenza dell'improvvisazione era nella linea melodica, ciò è dovuto al fatto che il mezzo jazz prototipico (originale) è il gruppo di ottoni, in cui, dato che ogni suonatore può produrre una sola nota alla volta, gli assoli sono necessariamente melodici. Gli strumenti armonici di accompagnamento (pianoforte, chitarra, contrabbasso) vennero introdotti dopo. Sin dai primi tempi il jazz ha incorporato nel suo linguaggio i generi della musica popolare, del ragtime, del blues, della musica leggera e infine della musica colta, soprattutto statunitense. In tempi più recenti il jazz si è anche mescolato con tutti i generi musicali moderni anche non statunitensi, come il samba, la musica caraibica e il rock. Il jazz si è trasformato nel corso del ventesimo secolo evolvendosi in una grande varietà di stili e sottogeneri: dal dixieland di New Orleans dei primi anni, allo swing, delle big bands negli anni trenta e quaranta, dal bebop della seconda metà degli anni quaranta, al cool jazz e all'hard bop degli anni cinquanta, dal free jazz degli anni sessanta alla fusion degli anni settanta, fino alle contaminazioni con il funk e l'hip hop dei decenni successivi. L'uso di queste etichette non è stato poi molto gradito da tanti musicisti (jazzisti) che preferiscono definire la loro musica semplicemente come jazz. Dopo gli anni settanta il jazz è entrato a pieno diritto nella cosiddetta musica colta, entrando quindi nei corsi tenuti nelle scuole musicali e nei conservatori.
Il 14º Festival della canzone italiana si tenne al salone delle feste del casinò di Sanremo dal 30 gennaio al 1º febbraio 1964 e fu condotto per il secondo anno consecutivo da Mike Bongiorno, affiancato da Giuliana Lojodice. In diretta dalle 22,30 le prime due serate alla Radio e alle 21,30 la serata finale in contemporanea Radio e Tv. In questa occasione, per la prima e unica volta, la manifestazione assunse ufficialmente la denominazione di "Festival internazionale della canzone italiana".Tale edizione, la prima in cui i concorrenti italiani si esibirono in coppia con un interprete straniero, è rimasta nella storia per varie ragioni: in primis per avere visto la vittoria di una sedicenne Gigliola Cinquetti che, in coppia con la cantante italo-belga Patricia Carli, presentò la canzone Non ho l'età, e a seguire l'esclusione dalla finale di Bobby Solo (che, per l'occasione, si presentava in coppia con lo statunitense Frankie Laine) a causa di un'improvvisa raucedine che gli impedì di esibirsi dal vivo: gli fu concesso di presentare fuori concorso la sua canzone, Una lacrima sul viso in playback nell'ultima serata e a seguito di quell'esclusione fu coniata per lui l'espressione di «vincitore morale», poi utilizzata per altri cantanti e anche in altri contesti. La Cinquetti era stata ammessa di diritto in quanto vincitrice del concorso "Voci Nuove" di Castrocaro, e fu questa l'unica occasione in cui un artista vinse entrambe le manifestazioni nello stesso anno. L'annuncio della vittoria della Cinquetti provocò una furiosa reazione da parte di Domenico Modugno, che la definì "una buffonata, una pazzesca buffonata" e abbandonò la sala stampa in segno di protesta rifiutandosi di concedere autografi: ma due anni dopo sarebbe stato lui a vincere, e proprio in coppia con la Cinquetti. Fu inoltre la prima volta in cui ogni cantante in gara poté scegliere il proprio direttore d'orchestra, spezzando così il "monopolio", poi divenuto "duopolio", che aveva sempre caratterizzato le edizioni precedenti.Si trattò di un'edizione molto fruttuosa dal punto di vista commerciale, perché sulla scia della manifestazione le canzoni in gara vendettero complessivamente sei milioni di copie, di cui un quarto solo grazie al brano di Bobby Solo; Gigliola Cinquetti, grazie alla vittoria sanremese, fu inviata dalla Rai all'Eurofestival 1964 a Copenaghen (Danimarca) e lo vinse prepotentemente, quasi doppiando il secondo arrivato, il britannico Matt Monro, e dando all'Italia la sua prima vittoria nella manifestazione continentale, e la prima e unica vittoria ad una canzone vincitrice del Festival di Sanremo.Le canzoni tornarono ad essere 24, di cui solo 12 finaliste e anche l'esecutore cambiò a ogni canzone, scelto dall'autore e dalla casa discografica. Fu inoltre deciso di proclamare una sola canzone vincitrice, dichiarando tutte le altre seconde a pari merito. La giuria in sala fu rimpiazzata da 20 giurie regionali costituite ciascuna da 15 persone, metà delle quali superiori ai 25 anni di età e l'altra metà inferiore. La finale fu integralmente riproposta 33 anni più tardi da Rai 1 che la ritrasmise il 19 febbraio 1997 e la replicò integralmente dopo altri quindici anni, il 21 marzo 2012, in fascia notturna.
Enzo Ceragioli (Seravezza, 1º ottobre 1908 – Milano, 10 giugno 1999) è stato un direttore d'orchestra, compositore, pianista e arrangiatore italiano.
Corrado Lojacono (Palermo, 22 gennaio 1924 – Milano, 23 ottobre 2012) è stato un cantante, attore e compositore italiano.