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Teoria e prassi del collettivismo oligarchico (in inglese "The Theory and Practice of Oligarchical Collectivism") è un saggio di invenzione che compare nel romanzo di George Orwell 1984. L'autore sul frontespizio dell'opera è Emmanuel Goldstein, ma nella terza parte del romanzo di Orwell viene rivelato che nella realtà il saggio è frutto del lavoro collettivo dei membri del Partito Interno. Il volume - che è scritto in "archelingua" (cioè in inglese) - dovrebbe rappresentare la base ideologica del fantomatico movimento di dissidenza al regime del Socing detto "Confraternita". Ad esso ci si riferisce anche solamente con il termine "il libro". Nel romanzo, Winston Smith riceve di nascosto durante la Settimana dell'Odio una copia del volume rilegata alla meglio in nero, senza scritte in copertina e visibilmente usurata. Inizia a leggerlo durante gli incontri clandestini con Julia, ma la lettura viene improvvisamente interrotta quando l'uomo s'accorge che la sua compagna si è addormentata, proprio poco prima che venga rivelato dal saggio il vero scopo per cui esiste il potere del Socing in Oceania. Con l'arresto dei due amanti di lì a poco, nessun altro dettaglio del volume verrà esposto nel resto del romanzo. Il vero motivo per cui il Socing esiste verrà comunque rivelato da O'Brien a Winston durante l'interrogatorio/tortura nella terza parte del romanzo. O'Brien rivelerà infatti di aver preso parte alla stesura del libro.
Teoria del gender è un neologismo (prestito linguistico dall'inglese gender theory) coniato in ambienti conservatori cattolici negli anni novanta del XX secolo per riferirsi in modo critico agli studi di genere: chi fa uso di tale espressione sostiene che gli studi di genere sottendano un progetto predefinito mirante alla distruzione della famiglia e di un supposto «ordine naturale» su cui fondare la società. In sostanza l'espressione teoria del gender è un termine ombrello usato come parola d'ordine d'opposizione ai movimenti femministi e LGBT e alle lotte, rivendicazioni e teorie che tali movimenti hanno elaborato e prodotto. Al gender (presentato a seconda delle occasioni come filosofia progressista, teoria sociologica o ideologia di sinistra) viene imputato di propagandare l'inesistenza di qualsivoglia differenza tra i sessi biologici, da ciò discendendo la variabilità del proprio sesso a piacimento. Tale costruzione mescola elementi propri della sociologia costruzionista (il genere e i ruoli sociali come costrutti della società), degli studi di genere, della teoria queer (il superamento del binarismo di genere), del femminismo (l'uguaglianza tra uomo e donna), e degli studi sul transessualismo (la differenza tra identità di genere e sesso biologico), finendo per disegnare un sistema di pensiero unitario che, invero, non appartiene né è propugnato da alcuno degli ambiti culturali e di ricerca citati. Altresì il termine teoria del gender è largamente usato (e denunciato) come espediente retorico al fine di prendere posizione contro i diritti LGBT e il femminismo, inferendo che i movimenti che propugnano tale teoria, benché eterogenei, nascondano una strategia politica unitaria. In ambito accademico qualsiasi riferimento a teorie strutturate come anzi descritto - quando non esplicitamente presentate come «ideologia gender» - è generalmente considerato un tipico argomento fantoccio da leggere nel contesto di una teoria del complotto. In Italia il termine è usato talora con varianti quali teoria gender, ancora ideologia [del] gender, gender theory, gender ideology, ideologia del genere e ideologia di genere. Nei paesi anglosassoni, per riferirsi al fenomeno che in italiano viene denotato come «teoria del gender», si usò inizialmente un'analogia con l'espressione gender feminism, per poi adottare l'espressione "gender ideology" o talvolta anche "gender theory", ma quest'ultima per dare un'indicazione letterale quando dal contesto è chiaro che non si riferisce al concetto anglosassone traducibile in "teoria del genere". L'espressione mantiene l'inglese "gender" anche in Polonia, e Germania.
L'egemonia culturale è un concetto che indica le varie forme di «dominio» culturale e/o di «direzione intellettuale e morale» da parte di un gruppo o di una classe che sia in grado di imporre ad altri gruppi, attraverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione, creando i presupposti per un complesso sistema di controllo. L'analisi dell'egemonia culturale, anche in quanto distinta dal mero dominio, è stata formulata per la prima volta da Antonio Gramsci per spiegare perché le rivoluzioni comuniste predette da Karl Marx nei paesi industrializzati non si fossero verificate.