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La Libia italiana fu creata dal colonialismo italiano nell'Africa settentrionale durata ufficialmente, dopo la amministrazione distinta della Tripolitania e della Cirenaica, dal 1934 al 1943.
La guerra italo-turca (nota in italiano anche come guerra di Libia, impresa di Libia o campagna di Libia ed in turco come Trablusgarp Savaşı, ossia Guerra di Tripolitania) fu combattuta dal Regno d'Italia contro l'Impero ottomano tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per conquistare le regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica. Le ambizioni coloniali spinsero l'Italia ad impadronirsi delle due province ottomane che nel 1934, assieme al Fezzan, avrebbero costituito la Libia dapprima come colonia italiana ed in seguito come Stato indipendente. Durante il conflitto fu occupato anche il Dodecaneso nel Mar Egeo; quest'ultimo avrebbe dovuto essere restituito ai turchi alla fine della guerra, ma rimase sotto amministrazione provvisoria da parte dell'Italia fino a quando, con la firma del trattato di Losanna nel 1923, la Turchia rinunciò ad ogni rivendicazione e riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sui territori perduti nel conflitto. Nel corso della guerra l'Impero ottomano si trovò notevolmente svantaggiato, poiché poté rifornire il suo piccolo contingente in Libia solo attraverso il Mediterraneo. La flotta turca non fu in grado di competere con la Regia Marina, e gli Ottomani non riuscirono ad inviare rinforzi alle province nordafricane. Pure se minore, questo evento bellico fu un importante precursore della prima guerra mondiale, perché contribuì al risveglio del nazionalismo nei Balcani. Osservando la facilità con cui gli italiani avevano sconfitto i disorganizzati turchi ottomani, i membri della Lega Balcanica attaccarono l'Impero prima del termine del conflitto con l'Italia. La guerra registrò numerosi progressi tecnologici nell'arte militare, tra cui, in particolare, il primo impiego militare dell'aeroplano sia come mezzo offensivo che come strumento di ricognizione (furono schierati in totale 9 apparecchi). Il 23 ottobre 1911 il pilota capitano Carlo Maria Piazza sorvolò le linee turche in missione di ricognizione ed il 1º novembre dello stesso anno l'aviatore Giulio Gavotti lanciò a mano la prima bomba aerea (grande come un'arancia, si disse) sulle truppe turche di stanza in Libia. Altrettanto significativo fu l'impiego della radio con l'allestimento del primo servizio regolare di radiotelegrafia campale militare su larga scala, organizzato dall'arma del genio sotto la guida del comandante della compagnia R.T. Luigi Sacco e con la collaborazione dello stesso Guglielmo Marconi. Infine, il conflitto libico registrò il primo utilizzo nella storia di automobili in una guerra: le truppe italiane furono dotate di autovetture Fiat Tipo 2 e motociclette SIAMT.
La colonia Tripolitania era una delle due colonie italiane in terra libica. Il suo territorio corrispondeva a quello della Tripolitania odierna. Creata dopo la guerra italo-turca, nel 1934 confluì nella Libia italiana.
La locuzione di "riconquista della Libia" indica la serie di operazioni militari portate avanti dalle forze armate del Regno d'Italia nel territorio della Libia italiana, colonia del Regno dal 1912 ma in cui l'autorità italiana era ridotta ai centri urbani principali lungo la stretta fascia costiera. L'opera di "riconquista" dei territori libici formalmente italiani, ma di fatto in mano a gruppi locali autonomisti di varia natura, prese avvio nel 1922, dopo la conclusione della prima guerra mondiale, protraendosi poi fino al 1932, con andamento e intensità diversi a seconda delle varie regioni della colonia (Tripolitania, Fezzan e Cirenaica).
La Libia (AFI: /ˈlibja/; in arabo: ليبيا, Lībiyā), ufficialmente Stato della Libia, è uno Stato del Nordafrica. Occupa la parte centrale del Nordafrica, affacciandosi sul Mar Mediterraneo intorno al Golfo della Sirte, tra il 10º e il 25º meridiano est; la Libia è il quarto paese dell'Africa per superficie, il diciassettesimo del mondo. Confina a nord-ovest con la Tunisia, a ovest con l'Algeria, a sud con il Niger e il Ciad, a sud-est con il Sudan, a est con l'Egitto.
La campagna di Libia intrapresa tra il 1913 ed il 1921 costituisce una delle fasi operative successive alla guerra italo-turca per assicurare la pace e la sovranità italiana nella colonia libica. La Libia con la firma del Trattato di Losanna passò sotto l'amministrazione civile e militare italiana (art. 2). Alla fase bellica, seguirono provvedimenti di natura civile aventi per oggetto l'insieme delle norme da attuare per procedere organizzativamente alle necessità della colonia. Furono emanate disposizioni per l'amministrazione dei territori della Tripolitania e della Cirenaica e si diede inizio a programmi di riduzione delle truppe di presidio procedendo alle prime smobilitazioni. Il 9 gennaio 1913 furono quindi istituiti due separati governi, uno per la Tripolitania affidato al generale Ottavio Ragni e uno per la Cirenaica guidato dal generale Ottavio Briccola. I governatori, secondo quanto stabilito nel nuovo ordinamento furono posti alle dipendenze del Ministero delle Colonie. Oltre alla complessa serie di atti normativi, centrali e periferici, in corso di attuazione in entrambi i governatorati, dopo la conclusione della Guerra Italo-Turca, si aggiunsero non pochi problemi con le popolazioni arabe. Il Trattato di Losanna concluso con la Turchia, non scongiurò la continuazione dell'azione già sviluppata durante il conflitto da emissari e ufficiali turchi che continuarono, anche dopo la firma del trattato, nella loro opera destinata a fomentare il disordine e sollevare le popolazioni arabe contro le autorità italiane. Infatti, anche se le truppe turche a campagna conclusa furono rimpatriate, alcuni ufficiali fra cui Enver bey rimasero in Libia osteggiando l'azione del governo con l'appoggio della confraternita dei Senussi. Alla guerra dichiarata seguì la guerriglia. Si rese perciò indispensabile mantenere sul piede di guerra ingenti forze e procedere in entrambi i governatorati a una serie di operazioni militari destinate: a eliminare le sacche di resistenza, consolidare il dominio italiano, completare l'occupazione territoriale, costituire nuove basi logistiche e riorganizzare i presidi delle zone occupate.