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Reggio di Calabria (AFI: [ˈrɛʤʤodikaˈlabrja] ; Rìggiu in dialetto reggino; Ρήγι, Rìghi in greco di Calabria), comunemente nota come Reggio Calabria, è un comune italiano di 173 873 abitanti, capoluogo dell'omonima città metropolitana, in Calabria. Primo comune per popolazione e unica città metropolitana della Regione, oltreché sede del Consiglio regionale della Calabria, è capofila della cosiddetta Grande Reggio, agglomerazione urbana che raccoglie i vari comuni della sponda calabrese dello stretto di Messina. Insieme all'area metropolitana di Messina, rappresenta il cuore dell'area metropolitana dello Stretto, una conurbazione frutto della continuità urbana, forte integrazione sociale ed economica tra i comuni delle due sponde dello stretto. Reggio Calabria possiede un museo archeologico nazionale, uno tra i più importanti in Italia, custode delle più importanti collezioni di reperti della Magna Grecia e dei Bronzi di Riace, divenuti tra i suoi simboli identificativi. Città più antica della Calabria greca, nonostante la sua storia trimillenaria - Ῥήγιον fu un'importante e fiorente colonia magnogreca - si presenta con un impianto urbano moderno, conseguente alla ricostruzione operata all'indomani dei catastrofici eventi sismici del 28 dicembre 1908, i quali distrussero gran parte dell'abitato.
Celestino V, nato Pietro Angelerio (o secondo alcuni Angeleri), detto Pietro da Morrone e venerato come Pietro Celestino (Isernia o Sant'Angelo Limosano, fra il 1209 e il 1215 – Fumone, 19 maggio 1296), è stato il 192º Papa della Chiesa cattolica dal 29 agosto al 13 dicembre 1294. Eletto a Perugia il 5 luglio 1294, fu incoronato ad Aquila (oggi L'Aquila) il 29 agosto, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio da lui fatta costruire; è sepolto nella stessa basilica aquilana, all'interno del mausoleo realizzato ad opera di Girolamo da Vicenza. Celestino V fu il primo papa che volle esercitare il proprio ministero al di fuori dei confini dello Stato Pontificio e il sesto, dopo Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX e Gregorio VI a rinunciare al ministero petrino; dopo di lui rinunceranno Gregorio XII e l'11 febbraio 2013 anche Benedetto XVI a causa dell'età avanzata. È venerato come santo, con il nome di Pietro Celestino da Morrone, dalla Chiesa cattolica che ne celebra la festa liturgica il 19 maggio. È patrono del comune di Isernia, che ne rivendica i natali, e compatrono dell'Aquila, di Ferentino, di Urbino e del Molise.
L'Officina ceroplastica fiorentina è stato un laboratorio dedicato alla riproduzione in cera di modelli anatomici umani, animali e botanici. Venne allestita a Firenze nel 1771 nei locali a pianterreno del Palazzo Torrigiani in via Romana. Rimase attiva fino alla seconda metà del XIX secolo.
Maria Carolina Luisa Giuseppa Giovanna Antonia d'Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria Carolina d'Austria (Vienna, 13 agosto 1752 – Vienna, 8 settembre 1814), nata arciduchessa d'Austria, divenne regina consorte di Napoli e Sicilia come moglie di Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia. Era la tredicesima dei figli dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria e dell'imperatore Francesco I. Per suggellare un'alleanza con i Borbone di Spagna, nel 1768 venne data in sposa al re Ferdinando IV di Napoli, figlio di Carlo III di Spagna. Dall'unione nacquero diciotto figli e, dopo la nascita del primo erede maschio nel 1775, in base ai termini del contratto nuziale, Maria Carolina ebbe accesso al consiglio privato della corona. Intelligente e volitiva, riuscì a imporsi come figura di comando e de facto governò il Regno di Napoli. Maria Carolina promosse Napoli come centro culturale, patrocinando artisti, tra cui i pittori Jakob Philipp Hackert e Angelika Kauffmann, e accademici come Gaetano Filangieri, Domenico Cirillo e Giuseppe Maria Galanti, non restando indifferente al vivace dibattito illuminista. La regina promosse numerose riforme, tra cui la revoca del divieto di associazione massonica (Maria Carolina fece parte di una loggia massonica di sole donne.) e l'ampliamento della marina militare, affidata al suo favorito John Acton, e riuscì a sganciare Napoli dall'influenza del regno spagnolo. Tuttavia, durante la rivoluzione francese, Maria Carolina abbandonò per sempre la sua posizione di sostenitrice del dispotismo illuminato e si schierò invece tra i più strenui conservatori dopo l'esecuzione della regina di Francia Maria Antonietta, la prediletta tra le sue sorelle. Scandalizzata dal trattamento riservatole, la regina di Napoli sviluppò un forte sentimento antifrancese e si alleò con la Gran Bretagna e l'Austria contro la Francia durante le guerre rivoluzionarie francesi e napoleoniche. Fuggì in Sicilia insieme al marito dopo l'invasione francese della parte continentale del regno, dove fu proclamata la Repubblica Napoletana nel gennaio del 1799. Sei mesi dopo, tornata sul trono, Maria Carolina fu tra i principali sostenitori delle sentenze di morte emesse contro i rivoluzionari, tra cui un gran numero di quegli intellettuali un tempo da lei sostenuti. Fu deposta nuovamente dalle forze napoleoniche nel 1806 e trascorse i suoi ultimi anni in esilio a Vienna, dove morì nel 1814, poco prima di poter assistere alla restaurazione dei Borboni sul trono delle Due Sicilie.
La legge 15 agosto 1863, n. 1409 (nota anche come legge Pica dal nome del suo promotore, il deputato abruzzese Giuseppe Pica) fu una legge del Regno d'Italia. Venne concepita come “mezzo eccezionale e temporaneo di difesa” per contrastare il brigantaggio postunitario e fu emanata in deroga agli articoli 24 e 71 dello Statuto albertino, che garantivano il principio di uguaglianza di tutti i sudditi dinanzi alla legge e la garanzia del giudice naturale. Introdusse il reato di brigantaggio, i cui trasgressori sarebbero stati giudicati dai tribunali militari; essa inoltre fu la prima disposizione normativa dello stato unitario a contemplare il reato di camorrismo e a prevedere il "domicilio coatto". Le pene comminabili andavano dalla fucilazione, ai lavori forzati a vita, ad anni di carcere, con attenuanti per chi si fosse consegnato o avesse collaborato con la giustizia. Approvata durante il governo Minghetti I e promulgata da Vittorio Emanuele II il 15 agosto dello stesso anno, la legge fu più volte prorogata e rimase in vigore fino al 31 dicembre 1865.
Eugenio Guccione (Alia, 13 febbraio 1938) è uno storico e accademico italiano.
Il cinema italiano è attivo sin dall'epoca dei fratelli Lumière. I primi filmati risalgono al 1896 e sono stati realizzati nelle principali città della penisola. Questi brevi esperimenti incontrano subito la curiosità del ceto popolare incoraggiando gli operatori a produrre nuove pellicole fino a porre le basi per la nascita di una vera industria cinematografica. Nei primi anni del novecento si sviluppa il cinema muto che avrà il merito di portare alla ribalta numerosi divi italiani e che troverà una battuta d'arresto alla fine della prima guerra mondiale.Negli anni trenta, con l'avvento del sonoro e la nascita di Cinecittà, il cinema italiano vive nuove fasi produttive, sotto il controllo politico e finanziario del regime fascista. Una nuova stagione si compie alla fine della seconda guerra mondiale con la nascita del cinema neorealista che raggiunge per tutto il dopoguerra un vasto consenso di pubblico e critica. Dalla metà degli anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta, grazie al cinema d'autore, alla commedia all'italiana ed a molti altri generi, il cinema italiano raggiunge una posizione di grande prestigio sia nazionale che estera. A partire dagli anni ottanta, a causa di molteplici fattori, la produzione italiana attraversa una profonda crisi che non ha impedito la realizzazione di pellicole di qualità, premiate ed apprezzate in tutto il mondo.
Con brigantaggio post-unitario italiano, nel linguaggio storiografico o risorgimentale si identifica una forma di brigantaggio - spesso associato a fenomeni di banditismo armato ed organizzato - un tempo attiva nei territori del Mezzogiorno italiano precedentemente amministrati dal Regno delle due Sicilie. Benché fosse già presente negli stati italiani preunitari, il brigantaggio meridionale assunse connotati tipici durante il Risorgimento, in special modo in seguito alla realizzazione dell'Unità d'Italia. Va evidenziato che il brigantaggio postunitario interessò quasi esclusivamente i territori meridionali continentali ex-borbonici, mentre in pratica non si verificò nei territori di tutti gli altri Stati preunitari italiani annessi al Regno di Sardegna sabaudo per formare l'Italia unita durante il Risorgimento; tale diversità di avvenimenti e condotte è sintomatica delle profonde differenze, già esistenti nel 1861, tra il nord ed il centro della penisola da un lato, ed il sud Mezzogiorno dall'altro. Tale divario sarebbe stato in seguito compendiato nella locuzione "questione meridionale", fonte di discussioni e di dibattito ancora oggi, né definita unanimemente nelle sue cause dagli storici e studiosi, nonché oggetto del dibattito nelle interpretazioni revisionistiche del Risorgimento.
Antonino Occhiuto (Napoli, 21 dicembre 1912 – Passo Corese, 21 giugno 2005) è stato un economista e ragioniere italiano.