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Aurelio Ambrogio (in latino: Aurelius Ambrosius), meglio conosciuto come sant'Ambrogio (Augusta Treverorum, incerto 339-340 – Milano, 4 aprile 397) è stato un funzionario, vescovo, teologo, scrittore e santo romano, una delle personalità più importanti nella Chiesa del IV secolo. È venerato come santo da tutte le chiese cristiane che prevedono il culto dei santi; in particolare, la Chiesa cattolica lo annovera tra i quattro massimi dottori della Chiesa d'Occidente, insieme a San Girolamo, sant'Agostino e san Gregorio I papa. Conosciuto anche come Ambrogio di Treviri, per il luogo di nascita, o più comunemente come Ambrogio di Milano, la città di cui assieme a san Carlo Borromeo e san Galdino è patrono e della quale fu vescovo dal 374 fino alla morte, nella quale è presente la basilica a lui dedicata che ne conserva le spoglie.
Quinto Aurelio Simmaco (in latino: Quintus Aurelius Symmăchus; Roma, 340 circa – 402/403) è stato un oratore, senatore e scrittore romano. È considerato il più importante oratore in lingua latina della sua epoca, paragonato dai contemporanei a Cicerone; la sua famosa relazione sulla controversia riguardante l'altare della Vittoria fu però fallimentare, e il suo coinvolgimento con un usurpatore insieme alla sua opposizione all'imperatore cristiano Teodosio I lo obbligarono ad allontanarsi dalla vita politica. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla filologia, e tra il 365 e il 402 fu al centro di una corposa rete di scambi epistolari, che permettono di formare un ritratto insolitamente ricco della classe dirigente romana dell'epoca e di un personaggio non-cristiano della fine del IV secolo.
Macrobio Plotino Eudossio (latino: Macrobius Plotinus Eudoxius; ... – ...) è stato un politico e senatore romano della tarda antichità. È citato in un antico manoscritto dei Commentarii in Somnium Scipionis di Macrobio Ambrogio Teodosio, edito a Ravenna da Quinto Aurelio Memmio Simmaco (console romano del 485) «insieme al vir clarissimus Macrobius Plotinus Eudoxius». La citazione di Simmaco identifica Eudossio come un senatore romano di alto rango, molto probabilmente imparentato con l'autore: secondo il consenso degli studiosi, Eudossio sarebbe il figlio di Macrobio Plotino Eustazio, che ricoprì il ruolo di praefectus urbi di Roma tra il 461 e il 465, a sua volta figlio di Macrobio Ambrogio Teodosio. Eudossio avrebbe dunque collaborato con Simmaco all'edizione dell'opera del nonno, avvenuta in un periodo in cui l'aristocrazia romana tornava a interessarsi alle opere del Paganesimo.