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Il primo cristianesimo generalmente copre il periodo che va dal suo inizio fino al Primo Concilio di Nicea del 325. Si sviluppò dalla Giudea romana nell'Asia occidentale e si sparse per tutto l'Impero romano e oltre (cioè nell'Africa orientale e Asia meridionale), fino a raggiungere l'India. Originalmente, questo progredire fu strettamente collegato ai centri di fede ebraica già esistenti, in Terra santa e nella Diaspora ebraica. I primi seguaci del cristianesimo erano ebrei o proseliti biblici, noti come giudeo-cristiani e "timorati di Dio".Si presuppone che le Sedi apostoliche siano state fondate da uno o più apostoli di Gesù, che pare siano partiti da Gerusalemme qualche tempo dopo la sua crocifissione, verso il 26–36, forse dopo il Grande mandato (la missione divina degli apostoli). I primi cristiani si riunivano in modeste case private, note come chiese domestiche, ma la comunità intera di una città veniva anch'essa chiamata "chiesa" – il nome greco εκκλησια (o "ecclesia") letteralmente significa assemblea, riunione, o congregazione, ma viene tradotto con chiesa nella maggioranza delle traduzioni della Bibbia in italiano e altre lingue. Molti di questi primi cristiani erano mercanti, mentre altri avevano motivi pratici per voler andare in Africa settentrionale, Asia minore, Arabia, Grecia e altri luoghi. Oltre 40 di tali comunità vennero istituite entro l'anno 100, molte in Anatolia, nota anche come Asia Minore, tra cui le "sette Chiese dell'Asia". Per la fine del primo secolo, il cristianesimo era già arrivato a Roma, in India e nelle maggiori città dell'Armenia, Grecia e Siria, servendo da base per la diffusione espansiva del cristianesimo in tutto il mondo.
Marco 16 è il sedicesimo e ultimo capitolo del vangelo secondo Marco nel Nuovo Testamento. Il capitolo inizia con la scoperta della tomba vuota da parte di Maria Maddalena, da Maria madre di Giacomo e da Salomé. Le donne incontrano qui un giovane vestito di bianco che annuncia loro la risurrezione di Gesù (vv. 1-6). Il più antico dei manoscritti giunti sino a noi di Marco 16 (del IV secolo d.C.) si conclude al versetto 8, ovvero quando le donne lasciano la tomba vuota sentendosi dire di "non dire nulla a nessuno, perché sarebbero state troppo spaventate". I critici hanno identificato due finali alternativi al capitolo: il cosiddetto "finale lungo" (vv. 9-20) ed il "finale breve" o "finale perduto", che appare in sei manoscritti in lingua greca antica ed in dozzine di copie in etiope. Le versioni moderne del Nuovo Testamento generalmente includono il "finale lungo", ma lo mettono tra parentesi quadre o in formato diverso rispetto ai versetti precedenti per mostrare come non sia considerato parte del testo originale.
La Lettera di Barnaba (gr. Βαρνάβα Ἐπιστολή) è una lettera anonima, una delle Lettere apocrife del Nuovo Testamento. Fu composta in greco koinè tra il 70 e il 132. Fu attribuita a Barnaba apostolo, collaboratore di Paolo di Tarso, da Clemente Alessandrino (150 circa – 215 circa) e ancora da San Girolamo (347 – 419/420), ma dagli studiosi moderni è considerata opera di uno scrittore sconosciuto. La datazione, come il luogo di composizione della Lettera, sono incerti.